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TRA STRAFALCIONI IN INGLESE E RITIRI ECCELLENTI, LA GARA PER GLI SPOT ISTITUZIONALI SUL REFERENDUM VA DESERTA - E RENZI AFFIDA L’APPALTO A TRATTATIVA DIRETTA AD UN’AGENZIA IL CUI TITOLARE (GUARDA CASO) SI E’ PRESENTATO CON UNA LISTA SATELLITE DEL PD
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Che la pronuncia inglese di Matteo Renzi sia un pizzico maccheronica è noto da video che hanno fatto il giro del mondo. Ma a Palazzo Chigi proprio per evitare il bis il premier aveva fatto una apposita gara per insegnare la lingua straniera ai dirigenti in servizio.
maria elena boschi referendum costituzionale
Qualche insegnante si sarà pure messo di impegno, ma alla fine il risultato non pare entusiasmante, perché nella documentazione ufficiale della presidenza del Consiglio continuano a moltiplicarsi gli strafalcioni in inglese. L' ultimo è arrivato con la pubblicazione delle carte sulla gara indetta da palazzo Chigi per affidare a un' agenzia pubblicitaria la campagna istituzionale di spot tv e radio per il referendum sulla riforma costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Fra i vari partecipanti c' era anche un colosso del settore, la divisione italiana della Young & Rubicam (Y&R in sigla). Siccome viste le condizioni della gara, l' agenzia di pubblicità ha ritirato subito la sua candidatura, al funzionario di palazzo Chigi non deve essere arrivata la documentazione. E quando ha dovuto pubblicare l' elenco dei partecipanti ha chiesto a voce chi fossero. Glielo hanno detto, e lui ha scritto come ha capito: Jang & Rubican, un misto fra la filosofia cinese del bianco e del nero (che sarebbe però Yang e Yin, con la Y) e un volgare ladro di cani (Rubican). Il fatto è che così il nome storpiato campeggia nel sito internet della presidenza del Consiglio dei ministri italiana.
Anche per quello strafalcione quella gara sembra contrassegnata dalla sfortuna.
La decisione di cercare un' agenzia che ideasse spot tv da 15 e 30 secondi, manchette e pagine pubblicitarie per quotidiani e periodici, banner per Internet e social network, poi li inviasse alle concessionarie e ne monitorasse l' efficacia è stata decisa il 3 giugno scorso con decreto del capo dipartimento per l' informazione e l' editoria, Roberto G. Marino, che ha stabilito un tetto massimo di spesa di 39.500 euro più Iva.
Una cifra non altissima, che però non ha impedito che andassero a vedere le condizioni di gara ben 8 partecipanti, quasi tutte le principali firme del settore. Oltre alla storpiata Y&R, anche l' Armando Testa, la Tbwa Italia, Havas Media, la J.Walter Thompson Italia, la Saatchi & Saatchi, la Ogilvy & Mather e la Casiraghi Greco.
MARIA ELENA BOSCHI E IL REFERENDUM
Alla fine però 7 su 8 si sono ritirati, appena appreso quel che chiedeva la presidenza del Consiglio dei ministri. E in gara è restato un solo concorrente, che ha presentato la sua proposta, la Casiraghi Greco, agenzia milanese che ha vinto numerosi premi anche per spot famosi come quelli sul Conto Arancio, sulla Bialetti, la passata di pomodoro De Rica, la pasta La Molisana, il tonno Mareblu, i computer Samsung e tanti altri.
Ma l' offerta dell' unico concorrente in gara è stata rifiutata da Palazzo Chigi, senza motivazioni. Abbiamo cercato di sapere il perché dal fondatore della agenzia, Cesare Casiraghi, che è stato gentilissimo, ma non ricorda: «Bisognerebbe controllare il fascicolo. Questione di prezzo? No, quello di sicuro no. Sa, queste gare non si fanno per business ma per il prestigio che offre lavorare per un cliente istituzionale così importante...».
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Fatto sta che il 7 ottobre, con un bel ritardo sui tempi della campagna referendaria, la confezione dello spot è stata affidata a trattativa diretta dalla presidenza del Consiglio alla Ideal Comunicazione di Torino, che dovrà accontentarsi per altro di un prezzo ribassato a 25.941 euro. Il titolare dell' agenzia si chiama Stefano Capraro, e non è sconosciuto alle cronache politiche: nel 2010 si candidò senza successo alle regionali nella lista "Insieme per Bresso" che affiancava la candidata del Pd Mercedes Bresso.
Come è avvenuta la trattativa diretta?
Come sarà lo spot? Mistero. Una segretaria dell' agenzia informa che Capraro è fuori sede fino a lunedì prossimo, e non può richiamare. Si offre di fare parlare il cronista di Libero con un altro dirigente dell' agenzia, ma quando emerge lo spot sul referendum, tutti improvvisamente si sfilano: «Non può parlarne».