UN GOVERNO COI BAFFI DI D’ALEMA – IL ROTTAM’ATTORE INCONTRA IL ROTTAMATO MAX: SUL TAVOLO LA RICONFERMA DEL DALEMONE BRAY AI BENI CULTURALI (MA FRANCESCHINI SCALPITA) - ANCORA STALLO SULL’ECONOMIA: RENZI PUNTA SU UN ‘POLITICO’ (DELRIO)

Alessandro Trocino per ‘Il Corriere della Sera'

Sullo sfondo delle consultazioni, in corso fino a stamattina, c'è un convitato di pietra. Il ruolo chiave di ogni governo, l'ingombrante assenza che per ora i molti contatti non sono riusciti a colmare: il ministro dell'Economia.

Ufficialmente il nome non c'è e per ora si contano solo rifiuti e riluttanza. Qualcuno, in ambienti renziani, fa filtrare l'indiscrezione che un nome ci sarebbe, coperto e diverso da quelli fatti finora. Una carta nascosta, che Renzi avrebbe intenzione di giocare all'ultimo minuto. Ma ancora ieri sera lo stesso presidente incaricato, nei suoi colloqui privati, negava di avere trovato una soluzione per quella casella così delicata.

I nomi che ricorrevano, nelle conversazioni con Gianni Cuperlo e con altri esponenti politici che chiedevano lumi, erano sempre i soliti. A partire dal trittico composto, a «destra», dall'ex rettore della Bocconi Guido Tabellini, sul versante più a «sinistra» dal presidente dell'Istat Pier Carlo Padoan e, in posizione mediana, da Lucrezia Reichlin. La quale, però, ha già espresso qualche perplessità sulle prospettive politico-economiche dell'esecutivo e non sarebbe neanche particolarmente gradita a Renzi.

A questi tre nomi, si aggiunge una carta di riserva. Perché, come dicono in molti, «il ministro dell'Economia è il riferimento diretto del premier e deve essere di sua stretta fiducia». Di qui il nome che ricorre con maggiore frequenza: Graziano Delrio. Ovvero, l'uomo che più di tutti sta lavorando insieme a Renzi alla squadra di governo e al programma.

Delrio, in realtà, è medico endocrinologo, oltre che ex ministro per gli Affari regionali. Ma sarebbe la soluzione giusta, in assenza di un tecnico, proprio per fornire a Renzi garanzie politiche (Romano Prodi ed Enrico Letta sembrano irraggiungibili). A meno che non esca fuori un altro nome tecnico. Tra quelli già noti, si torna a parlare di Franco Bernabè, dato anche allo Sviluppo economico. Ruolo per il quale si parla anche di Mauro Moretti, in corsa pure per il Lavoro. Per quest'ultima casella, però, il favorito sembra ora Tito Boeri.

Si lavora anche al numero dei ministeri e alla loro struttura, con accorpamenti e spacchettamenti. Si parla di separare le deleghe di Tesoro da Finanze. Per quest'ultimo incarico, un papabile potrebbe essere il presidente della Cassa deposito e prestiti Franco Bassanini. Nella squadra potrebbe esserci anche un ministero made in Italy: il candidato è Luca Cordero di Montezemolo, che ieri ha detto di non avere «alcun commento» da fare in proposito.

Una volta stabilita la casella dell'Economia, il resto verrà a cascata. Anche per questo l'incertezza è grande. All'Interno sembra ancora forte Angelino Alfano. Se così non fosse, potrebbe arrivare Dario Franceschini, che però vorrebbe la Cultura. Per la Giustizia resta favorita Livia Pomodoro, ma sono possibili anche Guido Calvi e l'ex ministro Paola Severino.

Il Nuovo centrodestra punta a riconfermare Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin. Alla Difesa il nome più forte è quello di Roberta Pinotti. L'ex ministro Mario Mauro le contende il posto, ma potrebbe anche finire agli Affari europei. Qualche turbolenza arriva dai centristi. Lorenzo Dellai, capogruppo dei popolari Per l'Italia alla Camera (che hanno lasciato Scelta civica) nega di essere in corsa, anche se c'è chi lo dà all'Istruzione. Quanto a Sc, la candidata ufficiale è la segretaria Stefania Giannini. Ma non è detto che alla fine sia lei la prescelta. Anche perché, a scegliere, alla fine sarà Renzi.

La minoranza del Pd ufficialmente non chiede nulla. È probabile che Andrea Orlando resti al ministero dell'Ambiente. E che all'Agricoltura arrivi Maurizio Martina. Quanto alla Cultura, si è detto di Franceschini, politico e scrittore, fortemente interessato. Ma alla fine si registra anche l'incontro di Renzi con Massimo D'Alema, nonostante sia stato una delle vittime illustri della sua campagna di rottamazione. L'ex líder máximo avrebbe chiesto la riconferma nel dicastero della Cultura di Massimo Bray, direttore di ItalianiEuropei.

 

 

RENZI dalemaVittorio Sgarbi e Massimo Bray MASSIMO BRAY cuperlo alla direzione pd PIER CARLO PADOANfranceschini leopolda IL MAGISTRATO LIVIA POMODORO ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013

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