MATTEUCCIO VUOLE STRAPPARE LE ALI ALL’ANGELINO ACCELERANDO SUL “MODELLO SPAGNOLO” D’ACCORDO COL BANANA (E ALFANO SI VENDICA CON L’IMU PER LE SEDI DI PARTITO)

Francesco Bei per ‘La Repubblica'

Il canale con Forza Italia è aperto, apertissimo. «A noi non interessano i litigi tra Alfano e Berlusconi - ha spiegato Renzi ai suoi - ci interessa solo portare a casa la nuova legge elettorale. Chi ci sta, ci sta». La strategia del segretario democratico è chiara: accreditare l'idea di un asse preferenziale con il Cavaliere per tenere Letta sotto pressione e circoscrivere il potere negoziale di Alfano. Un disegno che finora sta dando i suoi frutti e che oggi si arricchirà di un capitolo importante.

A Montecitorio infatti la squadra di negoziatori forzisti - Denis Verdini, i capigruppo e i loro vice, oltre a Donato Bruno e Francesco Paolo Sisto - si vedranno per valutare le tre pietanze del menu offerto da Renzi: Mattarellum corretto, sistema spagnolo e doppio turno di coalizione.

Un incontro ancora interlocutorio, ma a cui i renziani attribuiscono molta importanza. Il risultato della riunione forzista è stato infatti già anticipato al segretario democratico e ai suoi sherpa in alcuni contatti informali tra capodanno e l'epifania. Sembra che lo stesso Renzi, in Toscana, abbia parlato di persona con Denis Verdini, a sua volta reduce da un incontro ad Arcore con Berlusconi.

Da questa triangolazione è venuta fuori la netta preferenza di Forza Italia per il proporzionale corretto "all'iberica" - circoscrizioni provinciali, liste corte di 5-6 candidati, sbarramento di fatto al 10% - e un deciso non possumus per le altre due soluzioni. E forse la novità è proprio questa.

Nonostante le aperture di Brunetta e dello stesso Cavaliere sul ritorno al Mattarellum, Verdini è riuscito a convincere il leader forzista a cancellare dal tavolo questa ipotesi. «Nemmeno con la chimera di elezioni a maggio - confida una fonte vicina alla trattativa - potremmo dire sì a un Mattarellum con premio di maggioranza. Ci ritroveremmo a fare da camerieri con un pugno di parlamentari. Non parliamo poi del doppio turno di coalizione».

Ma se Forza Italia dicesse sì al sistema spagnolo, quale sarebbe la risposta del nuovo centrodestra? Il punto che preoccupa Enrico Letta è proprio questo. Una tenaglia fra renziani e forzisti per mettere con le spalle al muro Alfano e creare difficoltà al governo.

La contrarietà dell'Ncd al menù renziano è infatti sempre più esplicita. «Le tre proposte di Renzi - argomenta Andrea Augello - sono o incostituzionali o impraticabili. Il Mattarellum con premio di maggioranza va contro la sentenza della Corte, la legge dei sindaci non dà garanzie di governabilità a meno di non abolire il Senato. Quanto allo spagnolo è basato su liste bloccate, espressamente bocciate dalla Corte costituzionale».

Gli alfaniani, sentendosi in pericolo, alzano a loro volta gli aculei. E già si preparano a creare problemi ai partiti maggiori al Senato - dove la legge sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti entrerà da subito nel vivo - con un emendamento dirompente per le casse Pd e Forza Italia: abolizione dell'esenzione del pagamento Imu per le sedi di partito e immediata entrata in vigore della riforma.

In ogni caso a una legge elettorale approvata in tempo per un eventuale election day il 25 maggio non crede quasi più nessuno. «Chi conosce il parlamento come me - nota l'Ncd Carlo Giovanardi - sa che si possono fare le cose possibili. La legge ha bisogno dei tempi tecnici per essere perfezionata».

Lo stesso Francesco Paolo Sisto, il forzista che presiede la commissione affari costituzionali della Camera, ammette che «prima della pubblicazione delle motivazioni della Corte Costituzionale non si potrà completare l'esame della riforma». Significa la quasi certezza di scavallare la metà di marzo, quando ufficialmente si chiuderà la finestra elettorale per votare a maggio.

Ma c'è anche il sospetto di chi teme davvero un accordo segreto tra Renzi e Berlusconi per portare subito il paese alle urne. Come Pino Pisicchio del centro democratico: «In verità la cosa più semplice per chi vuole andare subito al voto non è il Mattarellum ma il proporzionale con sbarramento al 4% e le preferenze, quello disegnato dalla Corte. Di certo conviene a Berlusconi e Grillo, visto che nessuno riuscirebbe a governare. Ma come farebbe Renzi ad accollarsi questa responsabilità?».

Il segretario pd continua comunque a tenere tesa la corda, pronto a far scattare un piano di emergenza nel caso i partiti facessero melina sulla legge elettorale. La via d'uscita dal pantano - già discussa con Boschi, Nardella, Guerini e gli altri che seguono da vicino la partita - sarebbe quella di mandare un testo in aula senza il relatore e trovare lì una maggioranza «con chi ci sta» sul Mattarellum. Sulla carta sarebbe una linea vincente, dando per scontato il sì di Sel, Lega e 5stelle.

 

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