renzi zingaretti

BASTA COSI’ POCO PER FAR SCOPPIARE IL PD? - IL RIPOSIZIONAMENTO DI SALVINI PRO DRAGHI MANDA IN TILT I SINISTRATI DEM - LA TRIMURTI ZINGARETTI-BETTINI-ORLANDO, SOSTENITRICE DELL’ASSE CON LEU E M5S, E' SOTTO ASSEDIO PER NON AVERNE IMBROCCATA MEZZA - BONACCINI, CAVALLO DI TROIA DI RENZI PER TORNARE AL NAZARENO, ACCUSA ZINGARETTI E SCATTA LA SFIDA SUL CONGRESSO - GLI EX RENZIANI DI "BASE RIFORMISTA" (MARCUCCI E GUERINI) AFFILANO I COLTELLI, FRANCESCHINI SI PREPARA A DARE LE CARTE…

 

Estratto dell’articolo di Carlo Bertini per “la Stampa”

 

ZINGARETTI RENZI

(…) Atto primo, scena prima: Comitato politico del Pd, una specie di comitato centrale del vecchio Pci, con tutti i maggiorenti del partito, ministri, governatori, membri della presidenza e della segreteria, capigruppo di Camera, Senato e Parlamento europeo. E' il 1 febbraio, il giorno dopo Sergio Mattarella annuncerà la chiamata al Colle di Mario Draghi.

 

La crisi sta precipitando e Stefano Bonaccini sceglie questo proscenio solenne per lanciare un attacco al vertice del Pd. Così riferito da uno dei big più vicini al segretario: «Ha detto che, a parte aprire la crisi, Renzi aveva ragione su molti temi e che ci siamo fatti scippare il timone da lui, brandendo le urne, che sarebbero una follia, con la linea "o Conte, o voto"».

 

MATTEO RENZI ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO – AMICI MIEI

Un discorso sintetizzato poi dal governatore emiliano martedì sera sulla Rai con la battuta, «Renzi? Non è mai uno solo a sbagliare», riferito (forse) a Conte. Anche l' ex renziano Tommaso Nannicini dice che sulla gestione della crisi ci sono state «troppe timidezze e che serve un congresso perché il Pd si è appiattito su Conte smarrendo la politica».

Il leader fiuta la trappola Dopo una settimana sui carboni ardenti, Zingaretti sfida i suoi avversari che già si palesano. Vista l' aria che tira, anche Goffredo Bettini spinge il segretario a farsi promotore di un chiarimento congressuale.

 

E pure Graziano Delrio chiarisce che «sconfitta la pandemia, servirà un congresso».

Un congresso «vero», come lo definisce l' ex presidente Matteo Orfini, alludendo ad un cambio di leadership; o piuttosto un congresso «sulle idee e non sui nomi», come dicono i sostenitori del segretario.

NICOLA ZINGARETTI ANDREA MARCUCCI

 

Niente nostalgie renziane «In due anni è cambiato tutto - nota il segretario - e va fatta una discussione politica». A partire dalle alleanze di un partito uscito dall' isolamento: «Spero che nessuno voglia rimettere indietro le lancette dell' orologio perché allora sarà battaglia». Niente nostalgie del partito divisivo e contro tutti di Renzi. Nella tolda di comando alcuni pensano che ci voglia un chiariento con chi ha dato una sponda a Renzi nelle fasi cruciali delle trattative. Bonaccini si scalda ma nella futura disfida, non mancheranno le donne in gara e già si fanno i nomi di Debora Serracchiani e Anna Ascani, vicepresidenti, e di Roberta Pinotti, ex ministra della Difesa.

 

nicola zingaretti al quirinale

 

 

ZINGARETTI

Francesco Malfetano per “il Messaggero”

 

«Non c' è dubbio che è una novità: Salvini ha dato ragione al Pd, non ci siamo scostati noi». E ancora: noi stiamo «con Draghi, con i nostri valori. Perché la storia sta dimostrando che le nostre idee hanno fondamento».

 

All' indomani della svolta europeista della Lega e dei malumori causati da questa, il segretario dem Nicola Zingaretti ha provato a tirare le redini del partito. In un' intervista a Mezz' ora in più su Rai3, il leader democratico ha toccato i nervi scoperti dalla prima tornata di consultazioni (la seconda porterà il Pd da Draghi domani alle 15), e ha aperto de facto ad un congresso anticipato dopo aver riconosciuto le crepe comparse nel partito quando sabato è trapelata (ed è stata smentita) la notizia di un ipotetico appoggio esterno al governo Draghi-Lega.

goffredo bettini nicola zingaretti piero fassino

 

 

CORAGGIO «Il Pd deve avere il coraggio per il futuro di rilanciare la propria prospettiva politica», ha spiegato Zingaretti, precisando però come la discussione congressuale («che faremo, quando la faremo»), «sarà una vittoria» di tutto il partito che dal 2018 ha riguadagnato una sua centralità. Al netto degli equilibri semantici però, il segretario dem si è sbilanciato: «Il congresso è previsto tra due anni ma appena finirà questa vicenda (la formazione del governo ndr) porrò al partito l' interrogativo se e come andare avanti».

 

RENZI ZINGARETTI

Un segnale che, nonostante alcuni timidi tentativi di smentita arrivati dalle parti del Nazareno ieri, non solo non pare ricondurre ad una semplice assemblea nazionale ma certifica che sabato c' è stato davvero un rischio incendio.

 

Un pericolo, per ora rientrato, che ha evidenziato ancora i malumori interni. Va precisato che questi non riguardano Draghi, su cui «c' è unità assoluta», perché ritenuto capace di garantire «un' idea d' Europa». Un punto questo, attorno a cui si aggroviglia la giravolta salviniana.

 

«Ho visto scricchiolare il progetto politico per cui il nuovo era un attacco alle democrazie occidentali e la morte dell' Europa», ha chiosato il segretario dem.

 

zingaretti

EQUILIBRIO Ma a scricchiolare sull' onda lunga dell' ipotetico appoggio esterno, è stato anche l' equilibrio interno al Pd. Le correnti del Nazareno, estremizzando, si sono arroccate su due posizioni. La prima comprende le varie formazioni degli ex Ds riconducibili alla compagine governativa vicina a Zingaretti o, volendo, a Bettini; e anche al gruppo Dems di Orlando.

 

Queste, spiazzate dal riposizionamento della Lega nello scacchiere politico, sembrerebbero intimorite dal nuovo nemico. Un timore avvalorato dalla dote che questo assetto potrebbe portare con sé: l' indebolimento dell' asse con LeU e M5s in vista delle amministrative. Un punto su cui ieri Zingaretti ha posto l' accento: «Fra qualche settimana o mese voteranno milioni di italiani. Noi portiamo sul territorio alleanze civiche competitive ovunque».

conte zingaretti

 

Sempre estremizzando, a cavalcare la richiesta di un confronto, ci sono gli equilibratori di Area Dem che, dietro Dario Franceschini, provano ad avvicinarsi ai dettami del presidente Mattarella per un governo che risolva in fretta le crisi innescate dalla pandemia. Una missione sposata forse con fervore maggiore da Graziano Delrio e i suoi (ieri il coordinatore De Maria: «Ora concentriamoci sul nuovo governo, poi ci dovrà essere un confronto»).

 

Sulla stessa linea il capogruppo alla Camera Andrea Marcucci. Con loro, per ora, pure la corposa minoranza di Base riformista (20 senatori e 30 deputati) riconducibile a Lotti e Guerini. Un groviglio di posizioni (a cui bisogna aggiungere i Giovani turchi di Orfini o la corrente della Ascani) arrivato quasi ad esplodere. Sospetti e accuse incrociate infatti, paiono solo sopite e pronte a tornare a galla a governo formato.

NICOLA ZINGARETTIdario nardella stefano bonaccini stefano bonaccini dario nardellaMATTARELLA BONACCINIstefano bonaccini dario nardella 1NICOLA ZINGARETTI

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…