SANZIONI D'AMORE - DI MAIO INCONTRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO E CHIEDE ALL'UNIONE EUROPEA DI ''APRIRE UNA RIFLESSIONE'' SULLE SANZIONI COMMINATE ALLA RUSSIA DOPO L'INVASIONE DELLA CRIMEA - GIGGINO HA CHIESTO A LAVROV DI TOGLIERE LE CONTRO-SANZIONI SUI PRODOTTI ITALIANI - E POI HANNO PARLATO DI LIBIA: L'ITALIA NON VUOLE UNA SOLUZIONE MILITARE
L’Italia chiede che l’Ue apra una riflessione sulle sanzioni comminate da Bruxelles alla Federazione russa all’indomani della crisi in Ucraina. Nella conferenza stampa al termine dell’incontro con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, il responsabile della Farnesina Luigi Di Maio - in linea con la posizione più volte espressa dal leader della Lega Matteo Salvini - ha spiegato che «l’Italia si muove nel solco dell’Ue ma - ha anche aggiunto - vogliamo promuovere una riflessione politica in sede Ue che preveda gli effetti sulle nostre aziende delle sanzioni e contro sanzioni russe. Nello stesso tempo servono anche passi avanti sull’accordo di Minsk, fondamentale per riuscire a scongelare la situazione».
«Ho espresso a Lavrov l’esigenza di rimuovere una sanzione che secondo me non rientra nei parametri di quelle ideate nei confronti dell’Ue che riguarda il parmigiano reggiano, perché non rispecchia i parametri di altre sanzioni», ha aggiunto Di Maio.Il leader politico M5S ha poi annunciato che a luglio sarà in Russia.
Di Maio a Lavrov: preoccupa Libia, no soluzione militare
I due ministri hanno affrontato anche un dossier strategico per l’Italia: quello libico. «Ho rappresentato a Lavrov le nostre preoccupazioni per l’intensificarsi della guerra civile in Libia», ha detto Di Maio, sottolineando che «non esiste una soluzione militare». Quanto poi all’intesa sui confini marittimi siglata a Istanbul tra il presidente Recep Tayyip Erdogan e il premier del governo di Accordo nazionale libico (Gna), riconosciuto dall’Onu e principale interlocutore dell’Italia, Fayez al-Sarraj, il responsabile della Farnesina ha commentato: «l’accordo è tutto da dimostrare».
Di Maio avverte: niente fughe in avanti sulla Libia
Il pentastellato ha messo in evidenza quanto sia opportuno evitare fughe in avanti che potrebbero mettere a repentaglio la stabilizzazione del paese del Nord Africa. Un’osservazione che scaturisce dal fatto che in Libia è cresciuta la penetrazione russa, che ha affiancato quella cinese e turca. Secondo il New York Times, il Cremlino avrebbe inviato circa 200 mercenari russi, a sostegno dell’offensiva scatenata dall’esercito nazionale libico (Lna), guidato dal generale Khalifa Haftar, nei confronti di Tripoli.
Le tante interferenze nel Paese
Il problema della Libia, ha ricordato Di Maio al ministro russo, non è «solo un conflitto tra le parti libiche ma vede troppe interferenze, ogni iniziativa dovrebbe entrare nell’alveo della conferenza di Berlino, non perché c’è una presunzione di superiorità europea, ma se tutti sono impegnati a lavorare sul cessate il fuoco è importante non promuovere fughe in avanti». La conferenza di Berlino, promossa dalla Germania per mettere allo stesso tavolo tutti i giocatori della partita libica, dopo i precedenti di Parigi e di Palermo, si dovrebbe tenere alla fine di gennaio. «Sono pienamente d’accordo» con Di Maio - è stata la replica di Lavrov -: la situazione in Libia è estremamente complessa perché ci sono troppi giocatori e si sollevano troppe domande su chi è legittimo e chi più legittimo».
Qualche ora prima del faccia a faccia con il ministro degli Esteri russo, Di Maio ha avuto un colloquio con l’inviato speciale dell’Onu per la Libia Ghassan Salamè, a margine della 5a edizione della Conferenza Rome Med – Mediterranean Dialogue. In quell’occasione il responsabile della Farnesina ha espresso il «convinto sostegno dell’Italia all’azione dell’Onu in Libia per la cessazione delle ostilità e il rilancio del processo politico. Non esiste soluzione militare», ha ribadito, rinnovando «l’impegno dell'Italia sulla conferenza di Berlino».