SE SALTA ROMA, SALTA IL GOVERNO - GUERINI FA SCUDO AL SINDACO MARZIANO: 'SIAMO SCHIFATI DAL MALAFFARE, MA ANDREMO AL VOTO NEL 2018. MARINO E ZINGARETTI SONO LA SOLUZONE, NON IL PROBLEMA"
Carlo Bertini per “la Stampa”
umberto marroni lorenzo guerini
Vicesegretario Guerini, l’inchiesta romana rischia di diventare una grande questione nazionale con ricadute pesanti per il Pd renziano?
«No, è questione che si affaccia alla ribalta nazionale perché parliamo della capitale, di cosa significa Roma per l’immagine dell’Italia e per l’impatto sull’opinione pubblica del paese. Dopodiché i fatti emersi, anche grazie alle iniziative da subito assunte dal sindaco Marino, che ha chiamato la guardia di Finanza in comune, richiedono un impegno anche a livello nazionale del partito. Non a caso abbiamo commissariato la federazione romana a dicembre chiedendo al presidente del partito di esercitare il ruolo di commissario».
È un caso se girano sondaggi in cui per la prima volta la somma dei partiti di centrodestra supera il Pd?
«A noi non risulta e le regionali hanno dimostrato il contrario. Poi è chiaro che i fatti di Roma devono preoccupare tutti, anche perché incrinano ulteriormente il rapporto tra cittadini e la politica, che già ha determinato un forte astensionismo in questi anni».
Arrivati a questo punto, Marino si deve dimettere?
«No, anche dal quadro che emerge, Marino è stato percepito da alcuni accusati come un ostacolo. È stato baluardo della legalità. E oggi chi dice che si deve dimettere, inconsapevolmente sostiene le posizioni di quelli che lo hanno percepito come ostacolo ai loro disegni».
speranza marroni gasbarra de angelis guerini
Se il comune venisse sciolto dal prefetto Gabrielli non sarebbe peggio?
«Le valutazioni su eventuali scioglimenti competono agli organi preposti ma io non credo ci siano le motivazioni. E sicuramente sarebbe un danno di immagine rilevante non solo per Roma, ma per il paese. Ma sono decisioni che non competono ai partiti. Dobbiamo dire in maniera molto chiara che l’interesse di Roma è che Marino resti sindaco della città. Con le richieste di dimissioni il centrodestra sta facendo un’operazione di rimozione rispetto alle proprie responsabilità».
Non volete che si voti perché temete di perdere e che i 5Stelle conquistino Roma?
«No, quando si voterà nel 2018 i cittadini giudicheranno la proposta migliore. Oggi i sondaggi potrebbero essere condizionati da un atteggiamento emotivo, ma quando i romani saranno chiamati a scegliere, sapranno valutare le differenze tra i candidati».
Il Pd romano è un corpo estraneo al Pd nazionale o temete vi sia marcio anche altrove?
«Le situazioni di malapolitica devono essere affrontate con grande determinazione. Non va fatta d’ogni erba un fascio, ma non è che quanto avvenuto è la fotografia di tutto il pd romano. La ricognizione fatta con Orfini e Barca mostra che ci sono tanti militanti per bene e tanti circoli che lavorano con passione senza essere l’elenco delle filiere correntizie.
Certo va moltiplicata la prevenzione e bisogna avere grande attenzione ai territori, ma non c’è un’emergenza nazionale per il Pd che è un partito sano, abbiamo oltre seimila circoli di gente per bene. Sicuramente schifati da quanto emerso in queste settimane. Poi c’è quanto fatto sul piano delle attività di governo: la legge anti-corruzione, l’inasprimento delle pene sulla corruzione, il falso in bilancio sono state fatte da questo governo. Il Pd tali questioni le sta affrontando sul serio, altri quando si tratta di decidere vanno da tutt’altra parte».
Non è solo Roma, anche Zingaretti è sotto assedio, il governo per due volte in due giorni è andato sotto al Senato, c’è il caso Castiglione, la bomba a orologeria dei flussi migratori. Vi sentite accerchiati?
«Su Zingaretti voglio essere molto chiaro: come Marino è baluardo della legalità e non si tocca perché loro sono la soluzione del problema e non il problema, come ha detto Orfini. Non ci sentiamo sotto assedio: premesso che non sto parlando della magistratura, l’azione riformatrice che stiamo realizzando ha scontentato molti settori e ci possono essere resistenze. Ma sul piano parlamentare al di là di qualche episodio di questi giorni al Senato, sono certo che non ci saranno difficoltà nel cammino del governo».
orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom
Vicesegretario Guerini, l’inchiesta romana rischia di diventare una grande questione nazionale con ricadute pesanti per il Pd renziano?
«No, è questione che si affaccia alla ribalta nazionale perché parliamo della capitale, di cosa significa Roma per l’immagine dell’Italia e per l’impatto sull’opinione pubblica del paese. Dopodiché i fatti emersi, anche grazie alle iniziative da subito assunte dal sindaco Marino, che ha chiamato la guardia di Finanza in comune, richiedono un impegno anche a livello nazionale del partito. Non a caso abbiamo commissariato la federazione romana a dicembre chiedendo al presidente del partito di esercitare il ruolo di commissario».
È un caso se girano sondaggi in cui per la prima volta la somma dei partiti di centrodestra supera il Pd?
«A noi non risulta e le regionali hanno dimostrato il contrario. Poi è chiaro che i fatti di Roma devono preoccupare tutti, anche perché incrinano ulteriormente il rapporto tra cittadini e la politica, che già ha determinato un forte astensionismo in questi anni».
marino renzi foto mezzelani gmt325
Arrivati a questo punto, Marino si deve dimettere?
«No, anche dal quadro che emerge, Marino è stato percepito da alcuni accusati come un ostacolo. È stato baluardo della legalità. E oggi chi dice che si deve dimettere, inconsapevolmente sostiene le posizioni di quelli che lo hanno percepito come ostacolo ai loro disegni».
Se il comune venisse sciolto dal prefetto Gabrielli non sarebbe peggio?
«Le valutazioni su eventuali scioglimenti competono agli organi preposti ma io non credo ci siano le motivazioni. E sicuramente sarebbe un danno di immagine rilevante non solo per Roma, ma per il paese. Ma sono decisioni che non competono ai partiti. Dobbiamo dire in maniera molto chiara che l’interesse di Roma è che Marino resti sindaco della città. Con le richieste di dimissioni il centrodestra sta facendo un’operazione di rimozione rispetto alle proprie responsabilità».
Non volete che si voti perché temete di perdere e che i 5Stelle conquistino Roma?
«No, quando si voterà nel 2018 i cittadini giudicheranno la proposta migliore. Oggi i sondaggi potrebbero essere condizionati da un atteggiamento emotivo, ma quando i romani saranno chiamati a scegliere, sapranno valutare le differenze tra i candidati».
Nicola Zingaretti e Ignazio Marino
Il Pd romano è un corpo estraneo al Pd nazionale o temete vi sia marcio anche altrove?
«Le situazioni di malapolitica devono essere affrontate con grande determinazione. Non va fatta d’ogni erba un fascio, ma non è che quanto avvenuto è la fotografia di tutto il pd romano. La ricognizione fatta con Orfini e Barca mostra che ci sono tanti militanti per bene e tanti circoli che lavorano con passione senza essere l’elenco delle filiere correntizie.
Certo va moltiplicata la prevenzione e bisogna avere grande attenzione ai territori, ma non c’è un’emergenza nazionale per il Pd che è un partito sano, abbiamo oltre seimila circoli di gente per bene. Sicuramente schifati da quanto emerso in queste settimane. Poi c’è quanto fatto sul piano delle attività di governo: la legge anti-corruzione, l’inasprimento delle pene sulla corruzione, il falso in bilancio sono state fatte da questo governo. Il Pd tali questioni le sta affrontando sul serio, altri quando si tratta di decidere vanno da tutt’altra parte».
il senatore giuseppe castiglione
Non è solo Roma, anche Zingaretti è sotto assedio, il governo per due volte in due giorni è andato sotto al Senato, c’è il caso Castiglione, la bomba a orologeria dei flussi migratori. Vi sentite accerchiati?
«Su Zingaretti voglio essere molto chiaro: come Marino è baluardo della legalità e non si tocca perché loro sono la soluzione del problema e non il problema, come ha detto Orfini. Non ci sentiamo sotto assedio: premesso che non sto parlando della magistratura, l’azione riformatrice che stiamo realizzando ha scontentato molti settori e ci possono essere resistenze. Ma sul piano parlamentare al di là di qualche episodio di questi giorni al Senato, sono certo che non ci saranno difficoltà nel cammino del governo».