ASSEDIO A PITTIBIMBO – GLI ALLEATI ALFANIANI SOTTO SCHIAFFO E IL TERRORE DI NON RIUSCIRE A DIFENDERE MARINO E ZINGARETTI – RENZI FA I CONTI CON L’OFFENSIVA DELLA MAGISTRATURA E NEL PD C’È CHI SI PREPARA ALLE ELEZIONI ANTICIPATE

Laura Cesaretti per “il Giornale

 

RENZI E PUTIN A EXPO 2015  RENZI E PUTIN A EXPO 2015

«Senza sconti» ma anche «senza pregiudizi»: a sera è il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini ad assestare la linea sul caso Azzollini. La richiesta di arresto per il senatore Ncd verrà esaminata dalla giunta a Palazzo Madama la settimana prossima, e il caso ha un delicato risvolto tutto politico perché al Senato ogni voto è prezioso per la maggioranza e una rottura con i centristi avrebbe un prezzo salato.


E questo spiega perché, nel primo pomeriggio, il presidente Pd Matteo Orfini ha dovuto fare un rapido aggiustamento di tiro: di prima mattina si era sbilanciato, assicurando che il Pd avrebbe dato via libera alla richiesta dei pm: «Mi pare che sia inevitabile votare a favore dell'arresto». Suscitando, comprensibilmente, una dura reazione del partito alleato, con Gaetano Quagliariello che chiedeva lealtà e coerenza agli alleati di governo.

 

ANTONIO AZZOLINIANTONIO AZZOLINI

Da Palazzo Chigi, dove nelle scorse ore si è lavorato alacremente per tenere salda la maggioranza, è stato chiesto a Orfini di rettificare i toni eccessivamente giustizialisti, e il presidente Pd ha fatto sapere di aver telefonato a Quagliariello per assicurargli che il Pd voterà «in modo non pregiudiziale ma dopo attenta lettura delle carte».

 

D'altronde dagli stessi senatori del partito del premier erano arrivati segnali di impazienza contro il rischio di appiattimento sulle procure: «Non sono d'accordo con Orfini, non è una scelta politica. Il Pd non ha ancora preso una decisione su cosa votare», diceva Stefano Esposito, che pure affianca Orfini nel lavoro di commissariamento del Pd a Roma.

il senatore giuseppe castiglioneil senatore giuseppe castiglione


Il capogruppo Ncd Maurizio Lupi ha quindi rassicurato il governo sulla permanenza in maggioranza, ma resta il fatto che nel Palazzo ieri si respirava un'aria di assedio – giudiziario e non solo – attorno a Palazzo Chigi. Con l'anello debole di Ncd ormai nel mirino delle procure: prima il caso Castiglione, ora la richiesta d'arresto per Azzolini. Per non parlare dell'inchiesta romana su Mafia Capitale, che fa ballare il Campidoglio e la Regione Lazio: «E se cadessero Marino e Zingaretti e si andasse al voto, Renzi sa che il Pd perderebbe. E potrebbe essere la sua tomba politica, come la Sardegna lo fu per Veltroni», asseriva – senza nascondere la speranza – un esponente della sinistra bersaniana.

 

Premio Guido Carli Federico Coccia premia Nicola Zingaretti Premio Guido Carli Federico Coccia premia Nicola Zingaretti

Insomma, l'aria è pesante come non è mai stata, e più d'uno, nelle file renziane, si spinge a parlare di elezioni anticipate, con tanto di calcoli sulla legge elettorale con cui si andrebbe al voto: «Basta un decreto del governo per rendere applicabile l'Italicum prima del 2016. E al Senato c'è il Consultellum, che ha lo sbarramento all'8%: potremmo avere la maggioranza in entrambi i rami», ragionava un dirigente Pd.

 

 La cui valutazione era proprio questa: è in corso una «saldatura» tra tutti i gruppi di potere e le lobby toccate dalle riforme del premier, «a cominciare dai magistrati, che vogliono fargli pagare la responsabilità civile, per finire col sindacato», per bloccare il governo: «Persino il padre di Matteo è tornato nel mirino, a Genova, dove il gip riapre l'indagine chiusa dai pm».

ignazio marino e paolo emilio marchionneignazio marino e paolo emilio marchionne


A Palazzo Chigi la variabile del voto anticipato per il momento non viene presa in considerazione. C'è la convinzione che la maggioranza reggerà, anche al Senato, e che addirittura potrebbe ampliarsi grazie alla frantumazione del centrodestra, e che anche la riforma della scuola sia prossima a sbloccarsi: «Nessuno vuole prendersi la responsabilità di lasciare per strada 100mila precari». L'ottimismo lo distilla Maria Elena Boschi dopo il Cdm: «Non ci sono timori circa la stabilità del governo e la tenuta della maggioranza. L'attività non si è né fermata né rallentata». Così il ministro delle Riforme placa le turbolenze giudiziarie.

maria elena boschi e marco gaymaria elena boschi e marco gay

 

 

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