TUTTI AGGRAPPATI A BERLUSCONI! LA SINISTRA PD CERCA UN’ALLEANZA CON “FARSA ITALIA” PER INTRALCIARE RENZI SULLA RIFORMA DEL SENATO E ITALICUM - BRUNETTA PENSA GIÀ A UN DOPO-RENZI CON “UNA GRANDE COALIZIONE”
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"
matteo renzi e berlusconi 0aa87941
Un patto del Nazareno tra la sinistra Pd e Berlusconi? «Non ci sarebbe niente di male », dice Gianni Cuperlo. Perché in questo momento esiste una «coincidenza d' interessi» tra Forza Italia e i dissidenti dem che passa dalla richiesta del Senato elettivo e arriva al cuore di un' altra riforma già approvata: l' Italicum.
Ad Arcore dicono sia quello il vero terreno di un possibile accordo con il Cavaliere, chiunque lo voglia stringere: cambiare il premio di lista in premio di coalizione o permettere l' apparentamento con altre forze politiche al secondo turno, come avviene nella legge per i sindaci.
È l' unica strada per unire il centrodestra sempre sotto le insegne berlusconiane. «Dei senatori gli interessa poco», spiega un fedelissimo dell' ex premier.
«Renzi non dovrebbe avere argomenti per non essere d' accordo, neanche sulla legge elettorale - spiega ancora Cuperlo -. Oggi siamo in una dinamica elettorale molto diversa dal 40 per cento delle Europee. Ci sono state le regionali…» . Matteo Renzi non entrerà nelle polemiche quotidiane di agosto. «Mi concentro sui temi concreti: il lavoro, la ricerca, l' Expo.
L' attività di governo, insomma. Ma anche le riforme. Senza però imbarcarmi nei botta e risposta », ripete ai suoi collaboratori dalle ferie. Tocca agli altri, in queste settimane, cercare soluzioni per costruire una resistenza più solida alla riforma del Senato voluta dall' esecutivo, prima che cominci l' esame del testo a Palazzo Madama.
I numeri sulla carta ci sono già: una maggioranza piuttosto netta di 160 senatori pronti a mandare sotto il provvedimento difeso dal premier. Tanto che Brunetta pensa già a un dopo-Renzi con «una grande coalizione». Studiare però una piattaforma politica, non solo numerica, darebbe una sicurezza diversa ai ribelli.
«Un patto del Nazareno fatto da noi smentirebbe quello che abbiamo sempre affermato, ossia che il Pd deve prima trovare una sua unità», spiega Cuperlo. «Dunque, non sarò io a scavalcare il Pd e il suo vertice dopo aver contestato a Renzi l' idea di scavalcare il partito facendo l' accordo con Berlusconi».
Il punto non è dunque mettere attorno a un tavolo Berlusconi, Bersani, Cuperlo, Speranza e Gianni Letta. «Basta restituire al Parlamento la sua potestà su una materia che è propriamente sua, la Costituzione. Questo serve davvero - sottolinea Cuperlo -. Lì si possono trovare le intese per far camminare la riforma. Non servono di nuovo luoghi extraparlamentari».
Il patto del Nazareno rovesciato sarebbe anche il modo per la minoranza di uscire da una ritrattistica che giocoforza li dipinge come un gruppo che punta soprattutto alla caduta del governo Renzi. Tesi smentita con forza da Miguel Gotor e Federico Fornaro, capifila della dissidenza interna, e da Roberto Speranza: «Le riforme non c' entrano col sostegno all' esecutivo».
Invece un accordo parlamentare alla luce del sole che allarga il campo delle riforme, toglierebbe al premier la sponda possibile di Forza Italia e lo potrebbe indurre a ragionare su un pacchetto complessivo di modifiche, anche all' Italicum.
In una lunga notte di qualche mese fa Berlusconi fu vicinissimo a garantire i voti all' emendamento presentato da Miguel Gotor che prevedeva l' apparentamento al secondo turno. Poi, Denis Verdini bloccò l' operazione: «Così rompiamo l' asse con Renzi », disse. Oggi Verdini è fuori dal gruppo azzurro e il Cavaliere vuole trattare in prima persona, magari riprendendo quel filo.
Cuperlo sostiene che il premier- segretario avrebbe una sua convenienza nella revisione dell' Italicum. Quella dettata dai risultati buoni ma non brillantissimi delle regionali. «Anche se abbiamo sempre detto che si fabbricano regole elettorali su misura di chi sta al potere...», ammette il deputato della sinistra. La convenienza sta nel non avere più la certezza di vincere al primo turno con il 40 per cento. E nel ballottaggio potrebbe tornare utile un aiuto.
Ma quella della minoranza, spiega Cuperlo, è una posizione di principio: «In teoria col 30 per cento si avrebbe un premio di maggioranza smisurato». Le alleanze del secondo turno correggerebbero questa stortura. «La prima volta alla Camera ritirammo gli emendamenti per salvare il patto del Nazareno, a proposito di disciplina.
La seconda volta ci fu la fiducia. Insomma, quella legge non l' ho mai potuta discutere », ricorda Cuperlo. Si può tornare indietro adesso, approfittando dell' esame sul Senato? La risposta del vicepresidente del Pd Matteo Ricci conferma il no: «O le riforme o si va a votare ».