SOGNO O SONDAGGIO – CHI GUADAGNA E CHI PERDE CONSENSO DALLA CRISI DI GOVERNO? PAGNOCELLI: “ LA GRADUATORIA VEDE IN TESTA IL PARTITO DI GIORGIA MELONI (23,3%) E IL PD (23,2%), DISTANZIATI DI UN SOLO DECIMALE E AI MASSIMI LIVELLI REGISTRATI DA SEMPRE IL PRIMO E DALL'INIZIO DELLA LEGISLATURA IL SECONDO; A SEGUIRE LEGA (13,5%), MOVIMENTO 5 STELLE (11,3%) E FORZA ITALIA (9%). IL VENIR MENO DELLA POSSIBILE ALLEANZA TRA PD E M5S ASSEGNA UN NETTO VANTAGGIO ALLA COALIZIONE DI CENTRODESTRA SU QUELLA DI CENTROSINISTRA (45,8% A 33%)…”
Nando Pagnoncelli per il "Corriere della Sera"
Le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi e la fine anticipata della legislatura hanno rappresentato un fulmine a ciel sereno per molti italiani, gran parte dei quali non segue le vicende politiche, o lo fa distrattamente, soprattutto durante il periodo estivo, quando si è alle prese con i programmi delle vacanze e solitamente si pensa ad altro.
La crisi di governo ha avuto riflessi positivi sull'indice di gradimento dell'esecutivo e del premier che hanno fatto registrare un aumento di 3 punti rispetto al mese scorso, passando rispettivamente da 55 a 58 e da 59 a 62, valori molto elevati a poco meno di un anno e mezzo dall'insediamento. Va sottolineato che le valutazioni positive riguardanti Draghi prevalgono tra tutti gli elettorati, sia pure con valori molto diversi: dal 92 dei dem, al 53 dei pentastellati, passando dal 77 degli elettori di Forza Italia, al 61 di quelli della Lega; anche tra le file di Fratelli d'Italia, il principale partito di opposizione, si registra un indice positivo (54) mentre tra gli astensionisti le opinioni si dividono e l'indice di gradimento si attesta a 50. Dunque, si tratta di una sorta di tributo al premier dimissionario del quale si è apprezzato l'operato in un periodo estremamente complesso della vita del Paese.
Chi guadagna e chi perde consenso dalla crisi di governo e dalla chiusura anticipata della legislatura? Tra i partiti aumentano Fratelli d'Italia (+3,3%) e Partito democratico (+2,4%), mentre arretrano Lega (-1,5%), Movimento 5 Stelle e Forza Italia (entrambe -0,8%) tra le forze politiche principali, e tra quelle minori il movimento di Luigi Di Maio, Insieme per il futuro (-1%), e Italexit (-0,9%).
La graduatoria vede in testa il partito di Giorgia Meloni (23,3%) e il Pd (23,2%), distanziati di un solo decimale e ai massimi livelli registrati da sempre il primo e dall'inizio della legislatura il secondo; a seguire Lega (13,5%), Movimento 5 Stelle (11,3%) e Forza Italia (9%). Tra gli altri, superano la soglia di sbarramento la federazione Azione/+Europa (3,6%), l'alleanza tra Sinistra italiana e Verdi (3,4%) e Italexit (3,1%). Con l'annuncio della data delle elezioni si è ridotta di quasi due punti la quota degli astensionisti e indecisi, oggi al 40,6%.
Il venir meno della possibile alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle a seguito del ruolo assunto dai pentastellati nel determinare la fine del governo Draghi, assegna un netto vantaggio alla coalizione di centrodestra su quella di centrosinistra (45,8% a 33%).
Le rilevazioni condotte all'indomani della decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di concludere anticipatamente la legislatura e andare alle elezioni hanno evidenziato che la maggioranza relativa degli italiani (42%) attribuisce le maggiori responsabilità della crisi al Movimento 5 Stelle, mentre il 18% è del parere che la crisi sia scaturita dalla volontà di Lega e Forza Italia di sfilarsi dalla maggioranza per andare ad elezioni e il 25% (con punte nettamente più elevate tra gli elettori della Lega, di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle) attribuisce le responsabilità maggiori a Draghi che si è mostrato poco incline a cercare un compromesso, accettando le richieste dei partiti dissidenti.
Non stupisce, quindi, che Conte sia il leader più penalizzato in termini di gradimento: arretra al sesto posto della graduatoria che aveva a lungo guidato e il suo indice scende di 6 punti (da 31 a 25).
In forte calo anche Di Maio (-5 punti), che nel mese precedente aveva beneficiato della decisione di lasciare il Movimento 5 Stelle ottenendo consenso da parte degli elettori più distanti dalla forza di cui fu il capo politico.
Gli altri leader, con poche eccezioni, fanno segnare variazioni di un solo punto .
GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI MATTEO SALVINI
In conclusione, il sondaggio odierno fotografa un netto vantaggio del centrodestra, ma le opinioni e gli orientamenti di voto degli italiani si dovranno consolidare, anche in relazione alla configurazione degli schieramenti in campo e alle loro proposte politiche. Le questioni aperte sono molte, basti pensare agli elettori di centrodestra che apprezzano Draghi e si dolgono della caduta del governo da lui guidato (ad esempio, gli imprenditori e gli artigiani delle regioni settentrionali): come si comporteranno? Confermeranno il voto al partito a cui si sentono più vicini oppure si asterranno, oppure ancora sceglieranno un partito dello schieramento avversario che intende dare continuità all'azione del governo Draghi?
enrico letta al voto per i referendum sulla giustizia
E nello schieramento avversario esiste una forza in grado di «traghettare» questo elettorato? E le personalità di Forza Italia che hanno preso la sofferta decisione di lasciare il loro partito troveranno un nuovo soggetto nel quale approdare e potranno contare su un adeguato seguito elettorale? E, ancora, che fisionomia avrà lo schieramento avversario del centrodestra? A giudicare dalle schermaglie di questi giorni tra dichiarazioni di inclusione e di esclusione di questo o quel leader o forza politica, condite da toni accesi che appaiono poco in sintonia con quanto ci si aspetterebbe nella fase costitutiva di una coalizione, si ha l'impressione che non siano ancora ben chiari la sua composizione e il suo posizionamento, mentre la scadenza per la presentazione delle liste si avvicina.
E che traiettoria avrà il Movimento 5 Stelle che si presenterà fuori dalle coalizioni? Promuoverà una coalizione più orientata a sinistra come quella costituita da Jean-Luc Mélenchon in Francia? Insomma, le questioni aperte sono molte e il mese di agosto tradizionalmente non scalda i cuori dei cittadini per la politica, quindi la campagna elettorale vera durerà poco più di tre settimane. Ma non dobbiamo dimenticare che nel 2018 un elettore su quattro decise per chi votare nei 7 giorni antecedenti la data delle elezioni. Ci aspettano una campagna elettorale e un voto «last minute» .
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