
DAGOREPORT - SOPRAVVIVERÀ IL GOVERNO DI GIORGIA MELONI AL VOTO, PREVISTO PER OTTOBRE, DI CINQUE REGIONI (OLTRE 17 MILIONI DI CITTADINI ALLE URNE)? - TRANNE LA TOSCANA SEMPRE ROSSA, CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA E VENETO SONO TUTTE CONTENDIBILI DAI DUE SCHIERAMENTI - IN PUGLIA LA VITTORIA DEL PD SAREBBE CERTA SOLO CON ANTONIO DECARO – IN VENETO, IL MELONIANO DE CARO SE LA PRENDE IN QUEL POSTO SE ZAIA PRESENTA UN SUO UOMO NELLE LISTE DELLA LIGA VENETA - DA ‘’VIA COL VENETO’’ A “PER CHI SUONA LA CAMPANIA”. DOVE SI È GIÀ IN PIENA SCENEGGIATA NAPOLETANA, STARRING MARTUSCIELLO, PIANTEDOSI, CIRIELLI, DE LUCA – MARCHE? QUASI PERSE - GIORGIA, QUI SI RISCHIA LA SCOPPOLA! CHE FARE? NEL DUBBIO, COME INSEGNA L’ANTICO CODICE DEMOCRISTIANO, MEGLIO RIMANDARE IL VOTO REGIONALE NEL 2026…
VORTICE DI MAGGIORANZA - IL GIORNALONE - LA STAMPA
DAGOREPORT
Nel Dagoreport di ieri (‘’La situazione del governo Meloni è grave. Probabilmente non seria, ma disperata sì’’), abbiamo sottolineato che “la fine anticipata del governo Meloni dipenderà anche da altri due fattori, che vanno al di là delle escandescenze di Trump e delle mattane di Salvini.
Il primo è legato ovviamente ai sondaggi: una decrescita infelice di consensi per Fratelli d’Italia, in conseguenza del dazismo americano all’export italiano, metterebbe il turbo alla Fiamma Magica di Palazzo Chigi per andare subito alle elezioni in momento in cui l’opposizione è più divisa e scazzata che mai.
IL BAGNO IN ARNO DI EUGENIO GIANI - 2023
Il secondo fattore che potrebbe far saltare definitivamente il banco del governo destra-centro sarà il voto, previsto per il prossimo ottobre, di cinque rilevanti Regioni. Toscana, Campania, Marche, Puglia e Veneto chiameranno oltre 17 milioni di cittadini alle urne e diventeranno un banco di prova importantissimo per la tenuta del governo Meloni.
Infatti, tranne la Toscana sempre rossa di Eugenio Giani, le altre quattro regioni sono tutte contendibili dai due schieramenti. In Puglia, fuori gioco Emiliano, la vittoria del Pd sarebbe certa solo nel caso in cui si candidasse l’europarlamentare ed ex sindaco di Bari, Antonio Decaro.
manifestazione per antonio decaro a bari
In bilico sono anche le Marche, dove l’attuale presidente Francesco Acquaroli, sostenuto da Fratelli d’Italia, ha combinato ben poco e dovrà vedersela con Matteo Ricci, già applaudito sindaco Pd a Pesaro.
Sul candidato della destra-centro in Veneto, il caos la fa da padrone. Un governatore del Nord lo pretende FdI dall’alto del 37,58% incassato alle ultime europee, strappando il Veneto alla Lega candidando il camerata Luca De Carlo.
Ma, dall’alto di un ragguardevole bacino di voti personali, il quieto ma tenace Luca Zaia, che non può candidarsi governatore per la terza volta, non ci pensa manco il piffero di accontentarsi di andare a fare il sindaco di Venezia.
A Zaia basta presentare un suo uomo nelle liste autonome della Liga Veneta e De Carlo e Meloni lo prendono in quel posto. Non solo: molti elettori leghisti sarebbero anche propensi ad astenersi o a votare a sinistra (Padova, Vicenza e Verona sono già in mano al Pd).
Oltre a Zaia, al Veneto “non vuole rinunciare Matteo Salvini’’, scrive oggi ‘’Repubblica’’, “Meloni ha spostato il tavolo di coalizione sulle regionali ad aprile, dopo il congresso della Lega. Da quel momento in poi, sarà battaglia’’.
MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSE
Da ‘’Via col Veneto’’ a “Per chi suona la Campania”. dove si è finiti già in piena sceneggiata napoletana. L’europarlamentare Fulvio Martusciello, bonzo del voto campano di Forza Italia e braccio destro di Tajani, benché non risulti indagato nel caso delle tangenti della cinese Huawei nell’affare del 5G (a finire nei guai è la sua segretaria), ha pensato saggiamente di annunciare alle gazzette di non volersi più candidare alla Regione Campania, “per preservare il partito da possibili attacchi”.
FULVIO MARTUSCIELLO ANTONIO TAJANI
Per la verità, l’ambizione di Martusciello è un mero “wishful thinking”: il partito di maggioranza, alias Fratelli d’Italia, non ci pensa proprio ad appoggiare il candidato del partito fondato da Berlusconi che, malgrado il suo 10% circa, ha già in tasca le presidenze in tre regioni: Piemonte (Cirio), in Sicilia (Schifani) e Basilicata (Bardi). Mentre i poveri camerati della Meloni possono contare, in barba al loro 30% circa, solo su Lazio (Rocca), Abruzzo (Marsilio) e Marche (Acquaroli). Ammettiamolo, una miseria.
GIORGIA MELONI - EDMONDO CIRIELLI
Ma la scelta pompata da via della Scrofa si chiama Edmondo Cirielli, campano ed ex generale dei Carabinieri ora viceministro di Tajani agli Esteri, che recentemente è andato a sbattere violentemente contro Forza Italia. Tutta colpa del “Fratelli di Chat” di Giacomi Salvini, che scodella anni di scambi interni ai gruppi whatsapp di Fratelli d’Italia.
Oltre ai post che sbertucciano pesantemente Salvini (insulti mai digeriti dal Capitone), brilla un post firmato Cirielli, all’epoca delle europee del 2019, che dice testuale: "Bisogna attaccare Forza Italia e Berlusconi con i suoi tg - basta appecoronarsi a questi banditi ladri".
Insulti pesantissimi che hanno ovviamente fatto sobbalzare sulla sedia la Famiglia di Arcore e ora Tajani alza il sopracciglio e aggrotta la fronte sulla candidatura di Cirielli, reo di “lesa maestà”.
Tanto per rendere più frizzante la faccenda, sbuca quella testa matta di Salvini che muore dalla voglia di ritornare al Viminale (si era accontentato del ministero delle Infrastrutture perché sotto giudizio per il caso Open Arms), ma occorre che far sloggiare, magari alla sua nativa Regione, il suo ex capo di Gabinetto (e suo amico prima di passare nelle fila della Fiamma), il campano Matteo Piantedosi.
L’dea Piantedosi in Campania, per la verità, appartiene a un’epoca in cui Meloni e C. non scommettevano un centesimo sull’assoluzione del leader leghista a Palermo. Una volta assolto il Capitone lombardo, il nome del ministro dell’Interno è subito scomparso dalla testa di FdI.
Del resto, con il ministro del Turismo “Danni” Santanché appesa a un filo, la Fiamma Tragica di Palazzo Chigi non può permettersi di mettere sul tavolo il cambio di un ministro di fascia A, come il Viminale, che manderebbe in aria il precario castello del potere messo su dai tre rissosi partiti dell’alleanza.
gianpiero zinzi ospite di tv luna 4
Ed ecco spuntare, come i dolori, il buon Piantedosi che dichiara che è “contentissimo se candidato fosse Giampiero Zinzi”. Zinzi chi? E’ un deputato leghista alla Camera e commissario regionale in Campania, dove il Carroccio rappresenta un partitino che ha raccattato la miseria del 5,7% alle ultime europee. Insostenibile.
A questo punto del rebus, chi riciccia? Massì: Cirielli! Il generalone dichiara al ‘’Mattino’’: “Disponibile a candidarmi in Campania, ma sceglierà il centrodestra”, (sempre che i berluscones abbiano nel frattempo rimosso dalla mente le sue ingiurie sulla chat del 2019).
VINCENZO DE LUCA VS ELLY SCHLEIN - ILLUSTRAZIONE IL FATTO QUOTIDIANO
Comunque, se Meloni piange, il “camposanto” dell’opposizione non ride. Elly e Conte stanno affannosamente cercando un accordo con l’uscente governatore Vincenzo De Luca, anche lui al terzo impossibile mandato, proponendo un nome condiviso che possa attrarre il bacino vincente di voti in mano allo “Sceriffo di Salerno”. Alla fine un’intesa si troverà, anche perché, come sottolinea Ciriello: “Se andasse senza Pd, De Luca arriverebbe terzo”
Insomma, un bordello che rischia di brutto di far perdere a ottobre quattro regioni su cinque alla destra-centro; una scoppola che spalancherebbero di colpo le porte alla crisi di governo e al voto anticipato nel 2026.
MATTEO salvini - GIORGIA meloni
Che fare? Nel dubbio, come insegna l’antico codice democristiano, è saggio rimandare. Ed ecco la risoluzione. Informa Tommaso Ciriaco su “Repubblica” di oggi: “All’ombra di questo tormento prende dunque forma la mossa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. È cosa nota che a causa del Covid, il Veneto ha votato nell’autunno del 2020: la consiliatura scade dunque nell’autunno 2025.
“Adducendo ragioni tecniche legate alla legge elettorale regionale, il titolare del Viminale ha provato ieri a indicare al centrodestra una via d’uscita dal caos: “Una finestra per il voto offre la possibilità di votare in primavera (del 2026, ndr). È una ipotesi realistica, ma è rimessa all’autonomia della Regione”.
Argomenta Ciriaco: “Si tratta di ossigeno offerto a un centrodestra spaccato. Meloni non è ostile a questa idea, perché le permetterebbe di comprare tempo e allontanare le tensioni nella maggioranza almeno per sette mesi.
antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
E conclude: “Anche Salvini acconsente, perché un rinvio gli garantirebbe di spostare al 2026 la resa dei conti con Zaia: difficile per il leghista, infatti, sostenere il governatore uscente contro la premier, ma difficilissimo anche rompere con l’uomo forte del Carroccio in Veneto”.