LE PRIMARIE DEI ROTTAMATI - I ‘COMPAGNI’ PUNISCONO BERSANI (E D’ALEMA) – NONNO UGO SPOSETTI: “NON È LA FINE DEI DS MA SOLO DIESSINI CHE HANNO VOTATO CONTRO CHI CI HA FATTO PERDERE A FEBBRAIO”

Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

Che botta, per la Ditta. Guardi le primarie in controluce e scorgi le sagome ammaccate di Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani. È la sconfitta più amara dei guardiani della gloriosa filiera Pci-Pds-Ds, confinati nel recinto angusto di un deludente 18% a Gianni Cuperlo. Un tramonto, chissà: «Macché, non è la fine di un'era difende l'ortodossia Ugo Sposetti - è solo la nostra gente che si è incazzata. Non è la fine dei Ds, piuttosto diessini che hanno votato contro chi ci ha fatto perdere a febbraio».

Hanno atteso l'infausto spoglio assai lontani da Roma. D'Alema a Foggia, Bersani a Piacenza. Traditi entrambi, senza preavviso. L'ex premier - capolista a Foggia ha perso contro Ivan Scalfarotto (46% a 28%) e ha osservato la "sua" Puglia premiare Renzi con un pesantissimo 62%. Il capoluogo emiliano, invece, ha voltato le spalle all'ex segretario, trasformandosi in terra di conquista renziana con un impressionante 70%. Non si nasconde, Bersani.

E, come sempre, ci mette la faccia: «È una vittoria chiara di Renzi. Ora tocca a lui - sostiene a gazebo appena smontati - e da oggi ha un'ulteriore responsabilità. Non deve strafare, perché c'è una comunità e un partito con diverse sensibilità che vanno rispettate. D'altronde, era lui a dire - giustamente - che chiunque avesse vinto avrebbe dovuto tenere insieme il partito». C'è sconfitta e sconfitta, però. E questa fa male: «Certo, ci aspettavamo
di più. Ma sarò leale - giura Bersani - e se prima parlavamo di "noi" e "loro", adesso c'è solo "noi". E la disciplina, quella lealtà che da parte sua è mancata, Renzi non la deve pretende: la avrà, nel senso di lealtà».

Non è facile rialzarsi, adesso. Si è spenta la luce, con queste primarie che somigliano a un tornado. Il vento spira fortissimo, anche se Sposetti prova a opporsi con il petto: «Va bene, pensavamo che Cuperlo prendesse di più. Ma fra gli iscritti è stata un'altra storia». È l'ultima trincea contro l'avanzata del rottamatore, in attesa di tempi migliori.

Per una volta il gazebo romano di piazza Mazzini, da sempre culla del dalemismo, non vede sfilare l'iscritto più celebre. Lì, nel cuore di Prati, D'Alema si odia o si ama. In fila c'è anche il ministro Massimo Bray, dalemiano doc: «C'è chi parla di primarie dei rottamati, io invece penso che se ragioniamo con queste categorie non andiamo lontano. La gente è stufa».

La Ditta, comunque, ha perso il primo congresso della sua storia. E ha smarrito per strada anche un socio fondatore, Walter Veltroni. Si è sfilato prima. Lavora a un documentario su Enrico Berlinguer e tifa Renzi. Ieri si è messo in fila al gazebo di piazza Fiume: «Voto Matteo, dice le cose più simili a quelle in cui ho sempre creduto».

E adesso? Adesso «c'è da lavorare », sostiene Bersani. Si è scritto di scissioni, nuovi contenitori, addii. La volontaria di piazza Mazzini scorge solo nubi nere: «Non voglio un uomo solo al comando. Renzi è un problema». Non per Sposetti, pare: «A gennaio spero di avere la quarantacinquesima tessera in tasca... e io voglio la tessera del Pd».

 

DALEMA - OCCHETTO - BERSANI - LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRAPIERLUIGI BERSANI MINISTRO DELLINDUSTRIA NEL GOVERNO DALEMA Ugo Sposetti CUPERLO RENZI CIVATI PITTELLA TOCCA LA PANCIA DI RENZI Vittorio Sgarbi e Massimo Bray VELTRONI E DALEMA

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