LA STORIA DELLA LECTIO MAGISTRALIS DI PUTIN NELL’UNIVERSITÀ LIBERALE DI BERLUSCONI SALTATA A CAUSA DELLA GUERRA: DOVEVA TENERSI A VILLA GERNETTO. TRATTATIVE FINO A GENNAIO. POI L’INVASIONE DELL’UCRAINA HA ROVINATO TUTTO – SUI SOCIAL SILVIO HA RICORDATO L’INCONTRO CON PUTIN E BUSH A PRATICA DI MARE: “SE È STATO POSSIBILE, POTREBBE ESSERE POSSIBILE DI NUOVO. I RISULTATI SONO STATI PROGRESSIVAMENTE SMANTELLATI, PER COLPA DI ERRORI COMMESSI DA MOLTE PARTI...”

Lorenzo De Cicco per la Repubblica

 

PUTIN BERLUSCONI

È solo per uno sciagurato inconveniente della Storia - la guerra - che l'Universitas Libertatis, para- accademia di Silvio Berlusconi, non è riuscita ad ingaggiare il professor Vladimir Putin. Il Cav ci ha provato fino all'ultimo. A gennaio, mentre il presidente russo già muoveva carri armati e truppe ai confini dell'Ucraina, il pool di docenti chiamati a dare forma all'ateneo azzurro discuteva della lectio magistralis che il capo del Cremlino avrebbe dovuto tenere - in video- collegamento o di persona - nella reggia brianzola di Villa Gernetto, proprietà Fininvest, diventata quartier generale del progetto.

 

Che l'ipotesi di invitare il prof Putin fosse sul tavolo fino a poche settimane dallo scoppio del conflitto lo conferma a Repubblica Giovanni Puoti, pro-rettore dell'università telematica Niccolò Cusano - l'ateneo partner di Berlusconi, che certifica il valore legale di tutti i corsi - e membro del comitato scientifico dell'Universitas.

 

BERLUSCONI PUTIN 4

Puoti è l'uomo che ha gestito direttamente il reclutamento dei docenti, in gran parte pescati dall'organigramma di UniCusano. Ha trattato con le personalità esterne - politici, avvocati, imprenditori - da invitare in villa per le lezioni magistrali, le uniche in presenza, perché il resto dei master si svolge via web. «Sì, abbiamo discusso della possibilità di invitare Putin per una lectio magistralis - spiega Puoti - Se n'è parlato fino al periodo che va da dicembre ai primi di gennaio». A far saltare tutto è stata l'invasione russa. «A quel punto il progetto l'abbiamo dovuto accantonare». Con rammarico. Perché Berlusconi ci teneva.

 

Quello dell'Università delle libertà è un vecchio pallino del Cav. La tenuta settecentesca nella frazione di Lesmo, ex Villa Mellerio, 24 mila metri quadri, 60 camere da letto, sala cinema da 80 posti, è stata rilevata quindici anni fa con questo scopo: farne il campus delle matricole berlusconiane, i forzisti del futuro.

 

L'apertura, annunciata mille volte, e mille volte rimangiata per ragioni di cassa, è stata ufficializzata a marzo, dopo un accordo con Stefano Bandecchi, consigliere di Berlusconi e patron dell'università Cusano.

vladimir putin silvio berlusconi sul moskva

 

Non si è potuta chiamare Università delle Libertà, come avrebbe voluto Berlusconi, ma Universitas appunto, perché non è proprio un'università vera, ma qualcosa che ci assomiglia. In ogni caso, grazie all'accordo con l'ateneo online, i corsi hanno un valore.

 

Vera o quasi vera, Berlusconi ha sognato di far sfilare nella sua università i Grandi incontrati in due lustri da premier. Rieccoci al prof Putin, dunque. Un corteggiamento ultra decennale, considerato che già nell'aprile del 2010, quando il progetto dell'ateneo azzurro era più vagheggiato che studiato davvero, le agenzie stampa battevano questo lancio: «Vladimir Putin sarà il primo docente dell'Università del pensiero liberale che sarà aperta a Villa Gernetto.

 

berlusconi putin

Lo ha annunciato il premier Silvio Berlusconi». Vista con le lenti di oggi, sembrerebbe solo una boutade invecchiata male. Invece, dodici anni dopo, fino a un mese prima della guerra, il lavorio proseguiva sottotraccia. La speranza restava. Non è chiaro se i contatti col Cremlino fossero andati a buon fine. Puoti non lo sa: la trattativa, precisa, sarebbe stata gestita direttamente dall'ex premier. «Noi come comitato scientifico non ce ne siamo occupati, ovviamente. Credo che i contatti fossero tenuti personalmente dal presidente Berlusconi, che Putin lo conosce bene». Ma la cattedra russa in Brianza è rimasta scoperta

berlusconi putin

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…