L’UOMO-OMBRA DI “GIUSEPPI” - A TESSERE LE TRAME CON I “RESPONSABILI” AL SENATO C’È ALESSANDRO GORACCI, CAPO DI GABINETTO A PALAZZO CHIGI - HA 43 ANNI, BUONE RELAZIONI NEL PALAZZO, PARTECIPA ALLE RIUNIONI RISERVATE, REDIGE I VERBALI DEI TAVOLI POLITICI, CUCE E RICUCE DA BUON SARTO DELLE ISTITUZIONI - E’ UN “FIGLIO DI”: IL PADRE CARLO È STATO PER ANNI IL VICESEGRETARIO GENERALE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, ALL'EPOCA DI UGO ZAMPETTI, OGGI AL QUIRINALE CON MATTARELLA…
Concetto Vecchio per “la Repubblica”
«Senta Goracci». Dicono che Giuseppe Conte dirotti così le richieste di questuanti e scocciatori, indirizzandole verso il suo capo di gabinetto a palazzo Chigi, Alessandro Goracci, il grand commis che lo segue come un' ombra, e di cui ora tutti parlano nel piccolo mondo romano come il Richelieu delle trattative più segrete per venire a capo della crisi.
Alessandro Goracci e giuseppe conte
Ma chi è veramente? Dopo un pomeriggio di chiamate a destra e sinistra ci arrendiamo: nessuno ne parla male. «Brillante», «preparatissimo », «mite intelligenza». Un deputato della sinistra lo definisce «un bravissimo cucitore». Uno di destra ammette che «è il più solido tra quelli di cui si è circondato il premier». Nessuno l' ha mai visto spettinato né alzare la voce. Pare sia formidabile anche a tennis. Il braccio destro di Conte coltiva buoni rapporti con tutto il Palazzo. Ha 43 anni. Rapida la carriera. Figlio della borghesia cattolica che non compare mai sui giornali.
Laurea in legge alla Luiss, specializzato in diritto pubblico. Figlio d'arte. Il papà Carlo, morto nel luglio 2016, è stato per anni il vicesegretario generale della Camera dei deputati, all'epoca di Ugo Zampetti, oggi al Quirinale con Sergio Mattarella. Vince il concorso al Senato, dove scale rapidamente le gerarchie. Quando il suo maestro, Paolo Aquilanti, seguì Matteo Renzi al governo come segretario generale, divenne il funzionario più alto in grado della Commissione Affari Costituzionali, la serie A delle Commissioni, e lì strinse un ottimo rapporto anche personale con la presidente Anna Finocchiaro.
Con Conte non si conoscevano. È entrato, a sorpresa di tutti, nel dicembre 2018, come capo gabinetto, una figura di cuscinetto tra il presidente e i mille problemi quotidiani. Conte era ancora "l' avvocato del popolo". Raccontano che da cattolico democratico Goracci fosse culturalmente un po' a disagio tra i gialloverdi. Ma nessun leghista ha, anche a distanza di tempo, qualcosa da ridire sulla sua condotta.
Del resto l'uomo è felpato, come si conviene a un alto funzionario dello Stato. E come dice un vecchio parlamentare: «Goracci sa stare al suo posto». Ma adesso, in queste giornate concitatissime, dove Conte si gioca il tutto per tutto, da più parti viene dipinto come il pontiere con «i costruttori». Ma è una fotografia fuorviante, obietta chi lo conosce bene, e che deriva dal fatto che lui tra i marmi e gli stucchi del Senato, a differenza di Conte, si muove come se fosse a casa sua.
Bruno Tabacci, il vecchio democristiano indicato tra i salvatori di Conte, lo chiama spesso (si sono conosciuti durante la commissione Banche, quella di Pier Ferdinando Casini). Insomma, l' ombra di Conte tesse relazioni, saggia umori, parla anche con le parti sociali, dai sindacati agli imprenditori di alto livello. E in questo modo allieva la solitudine istituzionale del suo capo.
«Ha senso politico, e in tanti lo cercano, ma non fa scouting», giura un senatore di lungo corso. Nella crisi però il suo ruolo è innegabilmente cresciuto. Il silenzioso Goracci partecipa alle riunioni riservate, redige i verbali dei tavoli politici, cuce e ricuce da buon sarto delle istituzioni. «Speriamo in Goracci», prega in queste ore Giuseppe Conte.