TIRI MANCINI: NELL’INCHIESTA SUI FILOBUS SPUNTA UN BERLUSCONISSINO

Daniele Autieri per "la Repubblica - Edizione Roma"

Riccardo Mancini non è solo il fedelissimo di Gianni Alemanno. Il personaggio, cresciuto nel bacino della destra estrema romana, ha un profilo molto più spesso e alle sue spalle si muovono interessi ad altissimi livelli. Interessi che entrano in campo nel 2009, al momento della nomina di Mancini alla poltrona di amministratore delegato di Eur spa, la società controllata al 90% dal ministero dell'Economia e al 10% dal Comune di Roma.

Interrogato dal pm Paolo Ielo, l'ex-responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni afferma che il Gruppo non ha mai fatto pressioni per favorire la nomina di Mancini, ma allo stesso tempo confessa: «Mi risulta che la designazione del presidente di Eur fosse di pertinenza di Forza Italia, mentre la designazione dell'ad spettasse ad Alleanza Nazionale».

Poi l'uomo forte di Guarguaglini ammette: «Cola mi chiese di intercedere per Raimondo Astarita per la nomina a presidente. Ne parlai con Valentini, consigliere del presidente del Consiglio e referente di Forza Italia per Roma, e mi disse che i giochi erano chiusi».
Per la prima volta nelle indagini spunta un personaggio chiave, il deputato Valentino Valentini, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi e apripista in Russia dei rapporti tra il Cavaliere e Vladimir Putin. L'importanza di Valentini emerge da un file segreto di WikiLeaks che riporta un cablo inviato dall'ex- ambasciatore americano Ronald Spogli all'Amministrazione Usa.

«Se dobbiamo cercare i legami tra la Russia, Putin e il Pdl - scrisse Spogli - pensiamo subito a Valentino Valentini, un membro del parlamento italiano e una figura misteriosa che opera come uomo chiave di Berlusconi in Russia».

«Valentini - prosegue il cablo - parla russo, è stato molte volte in Russia e appare spesso al fianco del premier italiano negli incontri con i leader mondiali. Quello che fa a Mosca nelle sue frequenti visite non è chiaro, ma gli indizi fanno credere che l'uomo si occupi degli interessi e dei business di Berlusconi in Russia».

E proprio quest'uomo, potente e lontano dai riflettori, che, secondo quanto raccontato da Borgogni, è il referente del Pdl a Roma ed è intervenuto direttamente nella nomina dei vertici di Eur spa, sigillando la corsa dei candidati con la frase: «I giochi sono chiusi». Del resto, che Riccardo Mancini fosse protetto da potenti coperture si era capito dal settembre scorso quando, nonostante il manager fosse stato già inquisito per l'affare filobus, la sua carica alla guida di Eur spa era stata rinnovata senza problemi.

In quell'occasione il deputato Pd Marco Causi, membro della commissione finanze della Camera, presentò un'interpellanza per contestare il rinnovo al discusso fedelissimo di Alemanno. A quella richiesta di chiarimenti arrivò la risposta del ministero, guidato al-
lora ad interim da Mario Monti e dal sottosegretario Vittorio Grilli (poi nominato ministro), che confermò la bontà della scelta, difese l'operato di Mancini e ribadì i risultati positivi ottenuti alla guida di Eur spa. Un sostegno incondizionato arrivato pochi mesi prima dell'arresto del manager.

 

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