LA TRAGICA FINE DEL GIOCATORE DEL LIVORNO MOROSINI POTEVA ESSERE EVITATA? - LA PROCURA DI PESCARA INDAGA PER OMICIDIO COLPOSO I TRE MEDICI (QUELLO DEL LIVORNO, QUELLO DEL PESCARA E QUELLO DEL 118) CHE INTERVENNERO - LA QUESTIONE SAREBBE IL MANCATO USO DEL DEFIBRILLATORE PRESENTE A BORDO CAMPO...
Guglielmo Buccheri per "la Stampa"
Non appena il cuore di Piermario Morosini smise di battere, il calcio si fermò e il mancato uso del defibrillatore divenne l'ombelico di tutte le discussioni del mondo. Poteva, il giocatore del Livorno, salvarsi quel pomeriggio del 14 aprile se il macchinario presente a bordo campo fosse stato utilizzato? Per dare una risposta, definitiva, al più triste degli interrogativi il pubblico ministero della procura di Pescara, Valentina D'Agostino, ha deciso di iscrivere sul registro degli indagati per omicidio colposo il medico del Livorno Manlio Porcellini, quello del club abruzzese Ernesto Sabatini e quello del 118 in servizio allo stadio Vito Molfese.
Tre medici presenti in campo (seppur in fasi diverse dell'intervento), tre avvisi di garanzia. Morosini è morto per una malattia genetica del muscolo cardiaco che determina l'insorgenza di aritmie ventricolari fino alla fibrillazione e all'arresto cardiaco, ha detto l'autopsia. Duecentocinquanta pagine di perizia scritte da un medico legale e consegnate alla procura nel luglio scorso che, però, non sono servite per chiudere le indagini ed archiviare le posizioni di tutti coloro ascoltati dal giorno del dramma sul prato dello stadio Adriatico.
L'inchiesta va avanti, l'incidente probatorio appare il naturale approdo della decisione presa dal pm D'Agostino. Il defibrillatore era a bordo campo, ma non fu usato. Passano attimi preziosi e l'ambulanza non arriva perché non può farlo: c'è una macchina dei vigili urbani che impedisce il passaggio verso il terreno da gioco dove Morosini è a terra.
«Non so che dire. Sono stupito, non me l'aspettavo, qualcuno mi diceva che si tratta di una mossa prevista, annunciata, ma - sussurra Ernesto Sabatini - io non me l'aspettavo davvero. Mi hanno detto che si tratta di un atto dovuto. Ecco, questo avviso di garanzia è un atto dovuto: quel pomeriggio, in quel momento, è stato fatto il possibile per salvare la vita al ragazzo...».
Il medico del Livorno non parla. Non l'ha mai fatto in questi cinque mesi, non lo fa ora. Per lui, scende in campo il presidente del club toscano. «Noi - così Aldo Spinelli, numero uno del Livorno - siamo solidali con il nostro dottore tanto che abbiamo incaricato subito un nostro avvocato per la difesa.
L'ambulanza è stata chiamata immediatamente e il nostro medico, insieme agli altri due colleghi professionisti che sono intervenuti, ha fatto tutto quello che c'era da fare. Poi, se il pronto soccorso non è arrivato in tempo, che possiamo farci? Mi fa tristezza pensare a chi fa il proprio dovere e poi si ritrova in una situazione del genere...».
Tre medici, tre avvisi di garanzia. Sullo sfondo, quel defibrillatore dimenticato a bordo campo e, nel caso del medico del 118, non adoperato. Il mancato utilizzo, ora, è destinato a diventare materia di un'altra perizia, stavolta ad opera di un esperto nominato dal tribunale di Pescara. Questo prevede l'incidente probatorio.
Solo successivamente (fra qualche mese), si arriverà al primo punto fermo da quel pomeriggio del 14 aprile scorso. Al più inquietante degli interrogativi - c'è stata negligenza nei soccorsi a Morosini? - verrà data una risposta finalmente esaustiva: l'archiviazione per i protagonisti, loro malgrado, della vicenda o l'accusa di omicidio colposo se per qualcuno di loro si apriranno le porte del processo.
Piermario Morosini con la maglia dellunder piermario morosini PIERMARIO MOROSINI E LA FIDANZATA jpegPiermario-MorosiniPIERMARIO MOROSINI jpegPIERMARIO MOROSINI jpegPIERMARIO MOROSINI