BOIA DEF – GIOVANNI TRIA NON VUOLE INSERIRE LA FLAT TAX NEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA, E I GRILLINI PER LA PRIMA VOLTA DA SETTIMANE FANNO SPONDA CON IL MINISTRO – DI MAIO VUOLE SFILARE A SALVINI IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA, E HA IN MENTE UNA CONTROPROPOSTA CON TRE ALIQUOTE – INTANTO SONO TORNATE LE RANDELLATE DELL’UE. DOMBROVSKIS: “DOVREBBERO ESSERE ATTIVATE LE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA…”
1 – FLAT TAX IN TRE SCAGLIONI IL M5S TOGLIE ALLA LEGA IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA
Ilario Lombardo per “la Stampa”
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO BY LUGHINO
Nel quotidiano ed estenuante rosario di ripicche tra alleati di governo era chiaro che, prima o dopo, si sarebbe arrivati alle tasse. È il tema dei temi, il grimaldello del cuore di ogni elettore. Nella narrazione gialloverde è un argomento a forte connotazione leghista. O almeno così la pensa Matteo Salvini: il M5S ha il reddito di cittadinanza, la Lega ha la flat tax.
Ma dieci mesi e tanti litigi dopo, le carte si potrebbero rimescolare. Rinvigoriti dai sondaggi che sembrano premiare la nuova strategia che non risparmia nulla al leader del Carroccio, i grillini sono pronti a tentare l' assalto al vascello fiscale. Con un complice inatteso nel più granitico avversario di governo, strapazzato per giorni dalle accuse dei 5 Stelle.
matteo salvini giovanni tria 1
È proprio Giovanni Tria, infatti, a venire in aiuto ai piani del M5S. Il ministro dell'Economia è contrario a inserire nel Def la flat tax. Dietro questa scelta, c' è un motivo formale e di sostanza. Secondo il ministro, il Documento di economia e finanza non deve impegnare troppo i bilanci pubblici su proposte dettagliate. Per quello, dice, c' è la manovra di fine anno. Inoltre, Tria considera la matrice originaria della proposta troppo costosa.
Un calcolo sul quale Di Maio è pronto a fargli da sponda. E così, mentre sta lavorando a un programma delle Europee che includa misure contro il dumping fiscale e salariale, ha dato mandato ai suoi uomini di ritirare fuori qualche vecchia idea sul fisco, non completamente definita dal M5S durante la fase elettorale del 2018. Ci stanno lavorando ora e l' intenzione è quella di portare a un riordino delle aliquote, puntando a un massimo di tre scaglioni.
Tre contro due, dunque. Perché andando a ritroso, le due aliquote - 15 e 20 per cento - erano il compromesso raggiunto durante i lavori di composizione del contratto di governo. In origine la tassazione doveva essere unica, piatta al 15 per cento come da proposta di Armando Siri, il padre della flat tax leghista.
Ed è stato proprio Siri, ieri a Firenze per il raduno dei comitati sulla flat tax, a chiedere a Tria di inserire la misura nel Def: «Questo non è il tempo per le paure e per le timidezze ma per il coraggio. La flat tax è un fattore fondamentale per la crescita del Paese. Ha un costo ma funziona da antibiotico». 12-13 miliardi il costo necessario secondo Siri, che a La Stampa aggiunge: «Deve essere già all' interno del Def, perché questo è un documento che traccia le linee guida della futura manovra». Pare però che non ci sarà, e i grillini non muoveranno un muscolo per aiutare gli alleati.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
Anzi. Con i numeri pallidi dell' economia italiana, speranzosi di vedere nella seconda parte dell' anno gli effetti dei decreti sul Pil, i 5 Stelle la considerano «inutilmente dispendiosa».
Di Maio deve anche tener conto dei borbottii interni al M5S. Per esempio ieri è stato Luigi Gallo, deputato molto vicino a Roberto Fico, a freddare gli entusiasmi: «Assurdo che ci siano risorse per la flat tax e non per la scuola». Argomentazioni che hanno l' effetto di innervosire Salvini e i suoi. Il ministro dell' Interno punterà tutto sulla flat tax, senza troppe concessioni alle soluzioni alternative degli alleati. «Ricordo agli amici del M5S - spiega Siri - che è un punto chiaro e qualificante del contratto. E lì sono state fissate due aliquote, 15 e 20 per cento, che valgono per tutti: famiglie e imprese. Non c' è spazio per gli equivoci.
VIGNETTA ELLEKAPPA - DI MAIO SALVINI E LA SIRIA
Se qualcuno non vuole rispettare il contratto il problema diventa politico. Flat tax e reddito di cittadinanza erano i cardini dei programmi di Lega e M5S. Ci aspettiamo lo stesso rispetto che abbiamo mostrato per la loro proposta. Non abbiamo intenzione di modificare la sostanza della nostra».
Le tasse saranno il prossimo terreno di scontro. Nel frattempo Salvini e Di Maio si esercitano in altri campi. Diritti, storia e memoria sono improvvisamente diventati un confine da difendere per il capo politico del M5S, in piena campagna di smarcamento dalla Lega. Il botta e risposta è immediato. Di Maio, in riferimento all' intesa con la tedesca Afd si dice preoccupato per «l' alleanza di Salvini con l' ultradestra che nega l' Olocausto»? Salvini lo liquida: «C' è gente che cerca fascisti, nazisti, marziani venusianii ministri sono pagati per lavorare e io mi occupo di sicurezza». Poi dalla Lega aggiungono una postilla: «Forse Di Maio si è dimenticato che in Europa il partner di Afd è il suo M5S».
2 – L' EUROPA PRESENTA IL CONTO: TROVATE SUBITO DUE MILIARDI
Gian Maria De Francesco per “il Giornale”
La legge di Bilancio per il 2019 dell' Italia «era basata su previsioni economiche più ottimiste, su una crescita dell' 1% quest' anno: ora sappiamo che la nostra previsione economica d' inverno era solo dello 0,2% e potrebbe anche essere più bassa», quando le previsioni verranno aggiornate nel prossimo maggio.
La Commissione europea deve «naturalmente vedere quali implicazioni» la frenata dell' economia italiana nel 2019 «avrà per il bilancio». Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrosvskis, ieri a Bucarest ha tirato un primo bilancio della situazione italiana ricordando che «quando abbiamo discusso con le autorità italiane c' erano le cosiddette clausole di salvaguardia per 2 miliardi, che congelavano alcune spese», clausole che «nelle circostanze attuali dovrebbero essere attivate, normalmente».
GIOVANNI TRIA VALDIS DOMBROVSKIS
In buona sostanza, una delle precondizioni per l' ok di Bruxelles alla manovra gialloverde nello scorso dicembre dovrebbe essere fatta valere nel breve termine dall' esecutivo europeo, cioè già a partire dalla stesura del Def cui si sta dedicando il ministro Tria. Ma quanto costerà all' Italia evitare l' apertura di una procedura d' infrazione per debito eccessivo? Il titolare del Tesoro per l' anno in corso spera di fermarsi a quei 2 miliardi di tagli alle spese dei ministeri (1,2 miliardi relativi proprio all' Economia).
Le bozze del Def già la danno per scontata in quanto le stime di crescita 2019 vengono ridotte allo 0,2% da +1% con un deficit/Pil che dovrebbe attestarsi al massimo al 2,4 per cento. Il peggioramento del saldo strutturale viene indicato in un solo decimale di Pil a causa della frenata dell' economia globale indotta dal rallentamento del commercio e dall' impantanamento del quadro macroeconomico tedesco.
20 anni di euro draghi moscovici dombrovskis
Una lettura che pure il falco Dombrovskis pare condividere anche in virtù delle imminenti elezioni europee. «Il messaggio da parte della Commissione è che è importante che nel Def l' Italia preveda di rimanere almeno complessivamente conforme agli obblighi previsti dal Patto di stabilità», ha affermato il vicepresidente aggiungendo che il ministro Tria «ha assicurato che queste sono le intenzioni del governo italiano». In analoghe situazioni passate i toni utilizzati erano stati ben più duri e questo lascia ben sperare per l' anno in corso. La differenza tra quei 2 miliardi e una stangata che potrebbe complessivamente arrivare a circa 10 miliardi di eurosi chiama «recessione».
MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA
Il problema, infatti, è l' effetto di trascinamento negativo di un eventuale calo del Pil. Nelle stime del Tesoro questo dovrebbe essere evitato grazie al combinato disposto di dl Crescita e sblocca cantieri (l' impatto di quota 100 è addirittura negativo nel 2019) e portare il prodotto interno lordo allo 0,7% l' anno prossimo (dall' 1,1% in manovra). Ma se arrivasse la recessione questo disegno salterebbe. Anche la correzione di uno 0,2% del deficit strutturale (al netto della congiuntura) non sarebbe più sufficiente.
Dunque a questi 3,4 miliardi potrebbe essere necessario aggiungerne altri. Ad esempio, se si concretizzasse la previsione Ocse (-0,2% nel 2019 e +0,5% nel 2020), è chiaro che un altro 0,2-0,3% di correzione andrebbe messo in conto, cioè 3,4-5,1 miliardi che farebbero salire il conto a 10 complessivi. Come recuperarli è il dilemma. Ci sono i presupposti per una mini-stangata come l' aumento selettivo dell' Iva (nel 2020 le clausole di salvaguardia ammontano a 23 miliardi) o per una mezza retromarcia sulle due misure bandiera (8 miliardi ciascuna). Non a caso il viceministro dell' Economia, Laura Castelli, ieri ha ricordato che quota 100 è «transitoria». Perciò può saltare.