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TRUMP STA TROLLANDO IL MONDO – SUL PROGETTO DELLA “GAZALAND”, PRECISA COSA PREVEDE IL SUO PROGETTO: “LA STRISCIA CI VERRÀ CONSEGNATA DA ISRAELE AL TERMINE DEI COMBATTIMENTI. NON SERVIRANNO SOLDATI STATUNITENSI”. E NE APPROFITTA PER BULLIZZARE IL DEMOCRATICO PRO-PAL CHUCK SCHUMER: “PERSONE COME LUI SAREBBERO REINSEDIATE IN COMUNITÀ MOLTO PIÙ SICURE E BELLE, CON CASE NUOVE E MODERNE, NELLA REGIONE. AVREBBERO DAVVERO LA POSSIBILITÀ DI ESSERE FELICI, SICURI E LIBERI…”
Estratto dell’articolo di Anna Clarissa Mendi per www.open.online
DONALD TRUMP TRA LE MACERIE DI GAZA - IMMAGINE CREATA DALL INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Sulla Striscia di Gaza «non serviranno soldati statunitensi» anche perché l’enclave palestinese «verrebbe consegnata da Israele agli Stati Uniti» dopo la fine dei combattimenti. Dal suo social Truth, Donald Trump insiste sul controverso piano per il futuro dell’enclave, che vede il ricollocamento di massa dei palestinesi in altri Paesi.
«Persone come Chuck Schumer (ex leader del Senato degli Stati Uniti, che ha contestato più volte il governo israeliano, ndr) sarebbero reinsediati in comunità molto più sicure e belle, con case nuove e moderne, nella regione. Avrebbero davvero la possibilità di essere felici, sicuri e liberi», si legge ancora nel post del presidente Usa.
DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU
La proposta, lanciata «a sorpresa» ieri, sottolinea il New York Times, durante il vertice con Benjamin Netanyahu che ha suscitato lo sdegno dei leader di quasi tutto il mondo, prevede che gli Stati Uniti lavorino «con grandi team di sviluppo provenienti da tutto il mondo: inizierebbero – scrive Trump – la costruzione di quello che diventerebbe uno dei più grandi e spettacolari sviluppi del genere sulla Terra. Gli Usa non avrebbero bisogno di soldati!
La stabilità della regione regnerebbe!». Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, scrive il Washington Post, ha nel frattempo ordinato all’Idf di preparare un piano per consentire la «partenza volontaria della popolazione di Gaza», in seguito alle dichiarazioni di Trump. «Alla popolazione di Gaza deve essere consentito di godere della libertà di movimento e della libertà di immigrare», ha affermato Katz. Intanto, verrà avanzata una proposta per la ricostruzione di una «Gaza smilitarizzata», nell’era successiva ad Hamas, «un progetto che richiederà molti anni per essere completato».
Nei piani del commander-chief, la Striscia avrebbe tutte le carte in regola per diventare la «Riviera del Medio Oriente», ha precisato ieri in conferenza stampa. Ma erano giorni che Trump parlava di un ricollocamento di massa forzato dei palestinese in altri Paesi. «Gaza è un inferno, nessuno ci vuole vivere.
I palestinesi adorerebbero andarsene», aveva detto nello Studio Ovale prima dell’incontro con Netanyahu. Sempre ieri, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha parzialmente corretto il tiro, così come ha fatto il segretario di Stato Marco Rubio, sostenendo che le parole del tycoon dovevano intendersi come un ricollocamento «temporaneo». Sta di fatto che nessun presidente americano aveva mai pensato di risolvere il conflitto israelo-palestinese prendendo il controllo di Gaza e sfrattandone la popolazione per un periodo o per sempre. Anche perché il progetto di trasferire gli 1,7 milioni di civili che vivono a Gaza violerebbe anche la Convenzione di Ginevra sui diritti umani che gli Stati Uniti hanno sottoscritto. [...]
ivanka trump jared kushner inaugurano l ambasciata americana a gerusalemme
proteste contro trump a gaza