PAGHERETE CARO, PAGHERETE TUTTO - L’UE DEVE APPROVARE LE LINEE GUIDA PER IL NEGOZIATO CON LONDRA SULLA BREXIT: PER LA GRAN BRETAGNA NON CI SARANNO SCONTI - E ORA ANCHE L’IRLANDA METTE IL FIATO SUL COLLO A THERESA MAY - BUONE NOTIZIE: L’IMPATTO PER LE FINANZE ITALIANE SARÀ PIÙ MODESTO DEL PREVISTO
THERESA MAY ANNUNCIA ELEZIONI ANTICIPATE
Alberto D’Argenio per “la Repubblica”
La vulgata diffusa dai diplomatici di stanza a Bruxelles vuole che giovedì scorso il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, abbia telefonato alle 7.30 del mattino ad Angela Merkel. Con una certa preoccupazione le avrebbe raccontato che la cena a Downing Street con Theresa May della sera precedente era andata male: sembra che non abbia capito cosa sta succedendo - il riassunto delle sue parole - avanza proposte irrealistiche.
Da qui il monito agli inglesi lanciato dalla Cancelliera quello stesso giorno al Bundestag: «Non fatevi illusioni, non avrete gli stessi diritti di un Paese Ue». Si respira un clima elettrico a poche ore dal vertice di oggi durante il quale i capi di Stato e di governo dell' Unione, ovviamente senza May, a Bruxelles approveranno le linee guida per il negoziato sulla Brexit. Un summit che la propaganda europea vuole rapido e senza litigi per mostrare a Londra che i Ventisette sono uniti e determinati nel negoziato che si aprirà dopo il voto anticipato britannico dell' 8 giugno.
Il documento che sarà approvato dagli europei impone agli inglesi una trattativa in due fasi: prima si dovranno determinare i diritti dei cittadini Ue che vivono nel Regno (residenza a vita per chi vi risiede da almeno 5 anni), la gestione delle frontiere e la parcella di divorzio a carico di Londra (che potrebbe essere più salata dei 60 miliardi fin qui ipotizzati). Poi si tratteranno i rapporti futuri. Un dito nell' occhio per i britannici, che invece vorrebbero legare i due temi per avvantaggiarsi nel negoziato.
E ancora, su richiesta del premier irlandese Enda Kenny, gli europei dovrebbero allegare alle minute delle guidelines il richiamo al fatto che in caso di riunificazione irlandese, definita possibile dagli accordi di pace del Venerdì Santo, la nuova repubblica sarà automaticamente membro dell' Unione. Come avvenuto con la Germania nel 1990. Fatto scontato ma che messo per iscritto potrebbe aumentare la pressione su Londra, già alle prese con il rischio di secessione scozzese e la grana Gibilterra.
Per una volta gli europei restano uniti e fanno la faccia feroce. L' obiettivo, spiega un alto diplomatico, è far capire a Londra che «siamo 27 contro 1 e non possono pensare di imporci le loro priorità». I veri negoziati inizieranno a fine giugno, ma già si ipotizza un ritmo forsennato: sei riunioni a settimana tra il negoziatore Ue, Michel Barnier, e i britannici.
Si paventa sin da ora che i vertici europei saranno allungati al sabato per parlare di Brexit. Si punta a chiudere entro ottobre 2018 per permettere a Strasburgo di ratificare l' eventuale intesa entro marzo 2019, prima delle europee. Giusto per smussare il pessimismo: in molti a Bruxelles credono che May uscirà più forte dal voto di giugno e ammorbidirà il suo atteggiamento negoziale.
Tanto più con l' effetto Brexit che comincia a mordere l' economia britannica. Nei primi tre mesi del 2017 il Pil è cresciuto solo dello 0,3%, un calo dello 0,4 rispetto al trimestre precedente, la crescita più bassa dell' ultimo anno. L' attività economica, spiega Azad Zangana, senior economist di Schroders, «si è più che dimezzata, il declino della sterlina ha accelerato l' inflazione e distaccato la crescita salariale, le famiglie stanno stringendo la cinghia». Tanto che diversi osservatori sospettano che May abbia anticipato le elezioni per vincerle prima che il cielo si riempia di nubi.
D' altra parte Londra oggi è ancora in Europa, i veri effetti della Brexit devono ancora arrivare. Intanto dalle prime analisi emerge che quando verranno a mancare gli 11 miliardi versati ogni anno da Londra alle casse Ue, l' impatto per le finanze italiane sarà modesto: a partire dal 2020 ci potrebbe essere giusto un leggero aggravio al contributo di Roma nel caso i soldi mancanti saranno compensati dai Ventisette. Ci sarà invece un piccolo risparmio se il buco di bilancio non verrà riempito e l' Italia risparmierà il suo contributo allo sconto ottenuto dalla Thatcher nel 1984.