UNICREDIT E I SUOI DERIVATI - I PROPRIETARI DI “BALLOON”, STORICA AZIENDA DI MODA IN CRISI, DENUNCIANO LA BANCA PER AVERLI OBBLIGATI AD ACQUISTARE TITOLI DERIVATI RISCHIOSI COME CONDIZIONE PER OTTENERE PRESTITI (A TASSI USURARI) - LO STESSO “SISTEMA” CHE HA GIÀ RIDOTTO SUL LASTRICO CENTINAIA DI IMPRENDITORI - ROBERTO GRECO: “RISCHIAMO DI CHIUDERE: ABBIAMO PERSO 9 MLN € CON CUI AVREMMO RIPAGATO I DEBITI”…

Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della Sera - Roma"

Il presidente di Balloon Spa, Roberto Greco, denuncia Unicredit per l'applicazione di tassi usurai. A fronte dei prestiti concessi accusa l'azienda - la banca l'avrebbe obbligata ad acquistare dei derivati rischiosi, con una perdita per le casse di circa 9 milioni di euro. Molti i punti vendita chiusi dopo l'estate. I pm hanno aperto un'inchiesta. Secondo la banca, l'esposizione di Balloon sarebbe superiore alle cifre finora dichiarate.

Tassi di interesse vicini all'usura. Condizioni vessatorie nei confronti dell'impresa indebitata. Obblighi tanto onerosi quanto soffocanti per l'impresa.

La Procura indaga su Unicredit per la denuncia presentata da «Balloon spa», l'impresa nata a fine anni Settanta da una felice attività di import dalla Cina della famiglia Greco. Nel fascicolo assegnato al pool dei reati economici, coordinato dall'aggiunto Nello Rossi, non ci sono iscritti per il momento. Gli investigatori ragionano su un aspetto in particolare: il fatto che, a fronte dei prestiti concessi all'impresa, la banca avrebbe obbligato il management alla compravendita di derivati particolarmente rischiosi. Una procedura in vigore anche per altre imprese ma che in questo caso, secondo una perizia di parte, depositata con la denuncia dall'avvocato Alessandro Diddi avrebbe rischiato di condannare l'azienda.

Le vicissitudini di «Balloon», già in crisi di liquidità e con diversi negozi sottoposti a chiusura obbligata dalla fine dell'estate, erano note solo in modo frammentario. Impresa dal fatturato in crescita fino agli anni Novanta, poi in crisi, quindi rilanciata con il marchio «Blunauta» (per il quale aveva sfilato anche l'attrice Charlize Theron) mentre una rete parallela di negozi, sotto il logo della mongolfiera («Balloon») continuava a vendere le collezioni precedenti a prezzi popolari. Trecento dipendenti nel suo momento più felice, ora ridotti a 120, tutti in cassa integrazione. Chiusi i negozi storici tra piazza Mignanelli e via Cola di Rienzo, l'impresa versa in uno stato di asfissia.

Il debito di Balloon nei confronti di Unicredit si aggira attorno ai 6 milioni e mezzo di euro ma, secondo una perizia commissionata dalla stessa azienda, l'acquisto dei derivati imposto dall'istituto di credito sarebbe già costato all'azienda nove milioni di euro. Con un simile capitale nelle sue disponibilità la società presieduta ora da Roberto Greco avrebbe potuto riprendersi dall'impasse, lamenta il suo gruppo dirigente.

«Siamo sopravvissuti a diverse crisi economiche in passato ma ora rischiamo di chiudere per una gabbia finanziaria imposta» dice Greco, amareggiato. Secondo fonti Unicredit la banca avrebbe tentato di concludere un piano di rientro senza risultato mentre l'esposizione complessiva di Balloon sarebbe più alta di quella dichiarata indipendentemente dai derivati acquisiti. Una vicenda sulla quale è già in corso, dall'anno scorso, una controversia al Tribunale civile.

 

Logo_blunautaSEDE DI UNICREDIT A PIAZZA CORDUSIOUNICREDITFederico Ghizzoni UNICREDIT ROBERTO GRECO E SIGNORA

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