1. COME DAGO-PREVISTO, IL CROLLO DI SANREMO COSTA ALLA RAI 6 MILIONI DI PUBBLICITÀ 2. LEONE: “NON RESTITUIREMO I SOLDI, DAREMO AGLI INSERZIONISTI ALTRI SPAZI GRATIS”. MA I 3 MILIONI DI MASOCHISTI IN MENO PESERANNO SUL 2014 E SULLA PUBBLICITÀ DI PRIMAVERA 3. ‘’LA GRANDE BELLEZZA DI FAZIO’’ SI È PERSA PER STRADA I GIOVANI, I LAUREATI, E QUELLI SOTTO I 54 ANNI, OVVERO LE CATEGORIE PIÙ “PREZIOSE” SU CUI PUNTANO GLI INSERZIONISTI 3. IL FESTIVAL DI FAZISTA, EDUCATO ED EDUCATIVO, NOSTALGICO E NON CATTIVO, È STATO SOPPORTATO DAGLI ITALIANI SOLO PER UN ANNO. PERSINO LUI RICONOSCE CHE “È STATO UN ERRORE RIFARE NOI STESSI. C’ERA MENO EMPATIA COL PUBBLICO, MENO SORPRESA” 4. L’ITALIA INCAZZATA RECLAMA RAPIDITÀ, UN PO’ DI CATTIVERIA E MOLTE ROTTAMAZIONI. SUL TRIS, FABIOLO SI PRENDE “UN PO’ DI TEMPO, SERVE UN PROGETTO”, MA CONTI È PRONTO

1. E LA RAI ADESSO CI RIMETTE SEI MILIONI DI PUBBLICITÀ - DIMINUITO IL PUBBLICO GIOVANE E QUELLO FEMMINILE TARGET PREGIATI PER GLI SPONSOR. CROLLO ANCHE SUL DIGITALE
Paolo Festuccia per "La Stampa"

I conti sono presto fatti: 3 milioni di spettatori in meno si traducono nel 28% in meno di ricavi. Euro più, euro meno a viale Mazzini chiuso il Festival si tirano le somme. Ottimistiche alla vigilia dell'evento, allarmati appena sceso il sipario. E già, perché Rai pubblicità, la concessionaria guidata da Fabrizio Piscopo, nonostante la contrazione del mercato pubblicitario, quest'anno aveva fatto davvero il miracolo: 4 main sponsor di altissimo profilo per la gara canora con 82 interruzioni pubblicitarie tra break e promo in cinque serate (analisi e statistiche dalla Società Barometro).

Totale oltre 20 milioni di euro di raccolta. Per la precisione, 20 milioni 200 mila euro finiti nelle casse della Tv pubblica. In sostanza più del 2013, almeno sul fronte delle interruzioni (76 contro 82) con una durata totale di due ore e 17 minuti e 15 secondi (2 ore e 15 nel 2013).

Statistiche e curve di share che nel prossimo consiglio di amministrazione saranno oggetto di discussione tra consiglieri e top management per chiarire da un lato le ragioni di un successo (almeno sulla carta) "commerciale" messo in campo dalla parte corporate della Rai e dall'altro la débâcle editoriale.

Una débâcle che secondo le prime stime potrebbe "costare" circa 6 milioni di euro (i più ottimisti parlano di circa 5 milioni 600 mila euro). Soldi che come ha fatto sapere il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone, la Rai non dovrà restituire ma che certamente, però, dovrà compensare (in termini di passaggi pubblicitari) nel corso dell'anno. Insomma, una sorta di scambio merci che, fa osservare un alto dirigente Rai, «se è vero che quei soldi non peseranno materialmente sulle casse dell'azienda» alla lunga, però, si ripercuoteranno anche sul prossimo Sanremo ma anche nella ricerca pubblicitaria del palinsesto primaverile.

Gli uomini di Rai pubblicità, infatti, solo se si tiene conto di Sanremo nella contrattazione pubblicitaria non partiranno dal 47,26 medio di share (la Rai pare abbia venduto gli spot con una media di share al 45%) ma dal 39.27: sette-otto punti in meno di valore. Un brutto colpo, che associato ai dati sui target di ascolto (in cosiddetto pubblico pregiato) rischia di appesantire ancor più i valori dello show canoro.

Quest'anno, infatti, un po' in tutta Italia (tranne l'Umbria) è diminuito il pubblico giovane (target tra 15 e 54 anni) così come le donne: elementi pregiati per inserzionisti e grandi sponsor. Non solo, ciò che più colpisce analizzando bene le statistiche è l'innalzamento della pressione pubblicitaria: dal Sanremo 2010 a quello di quest'anno c'è un incremento di quasi il 30% degli spot.

Con il 10,4% in meno di laureati a guardare Sanremo e un target pregiato a meno 8%. Crollo di ascolti anche sulle piattaforme digitali, «Festival fagocitato - spiega Ricci direttore di Barometro - su twitter dalla nascita del governo Renzi, dalla situazione Ucraina e dalla vicenda WhatsApp».


2. L'ITALIA CAMBIA, SANREMO NON CI RIESCE
Alberto Mattioli per "La Stampa"

Al Sanremone gestione Fazio non tornano i conti, quindi probabilmente l'anno prossimo arriverà Conti, inteso come Carlo. Intanto un Festival di Grande Bruttezza lascia sul campo tre milioni di spettatori e la Rai un bel po' di soldi, dato che, come raccontiamo all'interno, dovrà compensare gli inserzionisti delusi. Questo naturalmente non significa che Sanremo sia definitivamente morto (sarebbe troppo bello), ma che non si senta troppo bene, sì.

La messa cantata modello Baudo, d'accordo, non funziona più. Ma, come hanno dovuto ammettere Fazio & Co., non funziona più nemmeno una formula che pure aveva avuto successo soltanto un anno fa. Il Paese cambia più rapidamente di Sanremo. Il Festival di Fazio, educato ed educativo, nostalgico e non cattivo (guai a definirlo «buonista», altrimenti smette di essere buono anche lui) andava bene nell'Italia delle larghe intese.
Ma è spiazzato in un'Italia forse renziana e sicuramente arrabbiata che reclama rapidità, decisione, un po' di cattiveria e molte rottamazioni.

All'Ariston è risultato moscio perfino Crozza, figuriamoci il Pantheon in bianco e nero riesumato per la mesta cerimonia, dalla Carrà alle gemelle Kessler. Sanremo ha bisogno di flessibilità, scatto, tempi più rapidi e durate meno nibelungiche (e magari pure di qualche canzone decente, o almeno allegra): altrimenti rimane schiacciato dal suo stesso peso. E anche dalle omelie politically correct dei maestri Manzi della sinistra più bigotta e moralista, dunque pallosa. Non a caso, quella che Renzi odia e che lo odia.


3. FAZIO: UN ERRORE RIFARE NOI STESSI MA NON ESCLUDO SANREMO 2015
Renato Franco per ‘Il Corriere della Sera'

«Penso sinceramente che l'anno scorso fossimo più simpatici, ci fosse più empatia con il pubblico, eravamo di per sé un evento. Quest'anno invece non più, e quindi è mancato l'effetto sorpresa con in più l'aggravante che ci siamo rifatti a noi stessi». Cala il sipario del Festival (quello che nella puntata inaugurale non si era aperto: un segno). Tempo di bilanci, di autocritiche, ma anche di rivendicazioni sul lavoro fatto.

Fabio Fazio offre la sua analisi su uno dei Festival meno visti da quando esiste l'Auditel. (...) Fazio non ci sta: «Non stiamo parlando di una catastrofe: si usa la parola flop in modo sciocco, si è trattato di un ascolto inferiore rispetto all'anno scorso che ha tanti perché. Bisognerà fare riflessioni, sarà mio interesse farle, con la volontà di analizzare e cercare di capire senza pregiudizio e senza aggressività. Fare la seconda volta una cosa, già per il fatto che sia la seconda si rischia di deludere, ma l'errore è stato ripartire da dove ero rimasto anziché azzerare quanto fatto».

Il pubblico davanti alla tv è una cosa, la qualità però è un altro discorso: «La frammentazione degli ascolti - prosegue Fazio - è un dato di fatto, e quindi credo che per la tv generalista dovremo abituarci a un diverso esito delle cose, a maggior ragione andrà valutata la qualità». In questo senso il conduttore non ha dubbi: «È stata un'esperienza esaltante, sono soddisfatto per alcune scelte fatte, ci sono stati bellissimi momenti di televisione.

La scelta degli ospiti stranieri è stata anche spericolata, non abbiamo preso le boy band. A volte fa un po' sorridere l'imputazione di quelli che dicono "non avete fatto questo o quello": un conto è il desiderio, un conto è il possibile. Mi sarebbe piaciuto avere gli U2 e Paul McCartney, ma bisogna fare i conti con gli impegni delle star e il budget a disposizione. Un discorso simile vale per la gara, non è facile convincere artisti affermati a partecipare alla competizione: non hanno voglia che la loro carriera sia messa in discussione perché magari si trovano in fondo alla classifica del Festival di Sanremo».

Fazio ribadisce concetti già espressi: quanto a Sanremo 2015 «mi prendo un tempo ovvio per rifletterci, perché io ne farei 10 di seguito, bisogna pensare a un progetto, a un'idea».

Il direttore di Rai1 Leone è comunque contento: «Stiamo sempre parlando di un programma che nelle cinque serate fa una media ascolti di quasi il 40% e che in finale tocca la media share del 43%. E' la conferma che questo è un evento, tra le poche tipologie in grado di illuminare una rete. Il bilancio in termini editoriali è coerente rispetto a quello che volevamo, mi riconosco in questo Festival di cui ho apprezzato moltissime cose».

Prosegue: «Il Festival non deve essere la ricerca di false notizie, illazioni che durano mesi, situazioni scabrose che avvengono prima e durante lo spettacolo, e via dicendo».

Mentre il Codacons, l'associazione dei consumatori, sta preparando un esposto da presentare alla Corte dei Conti per accertare il presunto danno erariale per le spese del Festival, la coppia di fatto Fazio-Littizzetto si giura amore eterno finché dura. Magari si prenderanno una pausa, ma non si separeranno. Lui: «Non ci lasceremo mai». Lei: «Dovremmo prendere una pausa da questo continuo lavoro che stiamo facendo, ma non posso divorziare da Fabio, ci ha sposato Don Matteo e non è il caso di rivolgersi alla Sacra Rota».

Anche per la comica però qualcosa va ripensato: «E' come quando ti fidanzi con qualcuno: il primo anno è tutto fighissimo e anche le pecche ti sembrano pregi, poi dopo un anno scopri che sono diventati difetti». Ecco l'errore: «Non abbiamo cambiato la formula: l'anno scorso era una novità e i difetti diventano pregi». Scherza: «A Sanremo ci torno, ho già prenotato due sdraio ai bagni Paradiso. Mi prenderò qualche giorno qui con Vessicchio».

 

 

I CAPELLI DI RON MAYER E FANTOZZI A CONFRONTOGIANCARLO LEONE E FABIO FAZIOFAZIO SILVAN LITTIZZETTOCROZZA A SANREMO CROZZA A SANREMO GIUSY FERRERI E ALESSANDRO HABERAscolti Sanremo Quinta Serata Ascolti complessivi SANREMO RENGA LITTIZZETTO SANREMO NOEMI LA MAGLIETTA CON GLI ELEFANTI DI SINIGALLIA GUALAZZI THE BLOODY BEETROOTS ARISA

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