"YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI
Videoblog di Glauco Benigni
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1 - INCONTRIAMOCI VIDEO A VIDEO...
Il seme You Choose '08, gettato nel campo della videopolitica, cresce intanto più che mai rigoglioso e produce frutti di forma e sapore mai visti prima. Sempre più determinati a intercettare le opinioni, e i voti, di quella che fino all'anno scorso era la MTV Generation e che ora è la YouTube Generation, i democratici fanno un altro passo verso il nuovo medium. Si decide dunque che uno dei sei dibattiti del partito sarebbe stato trasmesso in diretta sugli schermi della CNN e che in quell'occasione i candidati avrebbero risposto alle videodomande poste loro dagli youtuber.
La data fissata è il 23 luglio. La località in cui tenere il dibattito è Charleston, in South Carolina. «È veramente un nuovo giorno» dicono gli analisti «cercare nuova audience e nuove forme di attivismo politico online è la caratteristica di questa tornata elettorale». È assolutamente vero. Bisogna anche capire come portare la fascia dai diciotto ai trentacinque anni alle urne, quindi i più cinici aggiungono: «Si va a pesca dove ci sono i pesci, tutto qui».
I commentatori politici fanno notare che, già al tempo della Campagna per le elezioni del 2000, l'attuale Amministratore Delegato di Google, Eric Schmidt, aveva sostenuto e raccolto fondi per Al Gore. Appare abbastanza naturale dunque che l'abbraccio tra Google e il partito democratico risulti più semplice che non l'abbraccio con i repubblicani, i quali peraltro non hanno ancora organizzato alcun dibattito per i loro candidati.
Come sempre accade in questi casi molti si cimentano nelle previsioni sul gradimento che avrebbero ricevuto i diversi candidati «esposti» su YouTube, e qualcuno cerca anche di mappare le diverse tribù alle quali ci si deve rivolgere. In un articolo del Washington Post si conia un concetto innovativo: «Non si può rispondere a parole a un video. Bisogna rispondere con un video». Astruso, difficilmente discutibile viste le premesse, e in fondo orientato da quella tradizione che afferma: «Un'immagine vale più di mille parole».
Quindi un'immagine in movimento con colonna audio quante parole vale? A sostegno si dimostra che il dibattito all'interno di YouTube, su qualsiasi argomento, sia da parte dei sostenitori che dei detrattori, si svolge grazie a videodomande e videorisposte. Inoltre l'interfaccia permette di rinvenire e tracciare la storia di quello che si sta guardando: per data di caricamento, commenti ricevuti, numero di visionamenti, gradimento.
A prima vista si individuano un gran numero di comunità all'interno della Grande Comunità, i cui membri si scambiano video con un doppio intento: collusione e collisione. Ancora una volta solo l'ossimoro è in grado di dare senso al tutto, solo il dinamico equilibrio tra Yin e Yang giustifica il vasto mosaico che si rinviene nel sito composto ormai da circa 200 milioni di videoclip. I dati, riportati su grafici, relativi al periodo 24 aprile - 24 maggio 2007 forniscono comunque alcune prime indicazioni sul gradimento nei confronti dei candidati.
il fondatore di youtubeCHAD HURLEYA metà maggio, nell'area democratici, Hillary Clinton gode di una impennata di visionamenti che la conduce da 300.000 a 1,2 milioni, consentendole di superare Barack Obama e John Edwards, attestati stabilmente attorno al milione. In area repubblicani il TubeMogul (questo il nuovo termine coniato per definire i candidati «esposti» su YouTube) è Mitt Romney, con cifre tra i 700.000 e i 900.000, mentre gli altri restano tutti al di sotto dei 500.000. Si rileva una costante in ogni candidato: tutti hanno cercato di mostrare il loro lato funny (divertente, simpatico). E inoltre si va delineando una possibile strategia: è meglio avere molti video in rete e soprattutto uno nuovo al giorno.
Ma che fine hanno fatto Chad e Steve? Dopo la vendita a Google e l'incasso delle azioni i due hanno fatto grandi feste, hanno riorganizzato la vecchia struttura e hanno stabilito adeguati equilibri con la gerarchia della casa madre. A parte le performance di Chad a Davos, hanno evitato dichiarazioni, fin quando a primavera riappaiono insieme in un forum organizzato dal Commonwealth Club a San Francisco.
«Google ci ha dato un sacco di pappa» gongola Chad in quell'occasione. «Stiamo sviluppando con loro pubblicità per target mirati e utilizziamo il loro motore di ricerca per facilitare il rinvenimento di video nel sito». «Nonostante i milioni in azioni di Google che abbiamo ricevuto le nostre vite non sono cambiate» sospira Steve. «Lavoriamo sempre molte ore al giorno. Solo che adesso abbiamo automobili più veloci che ci permettono di arrivare in ufficio più velocemente». A una domanda sull'atteggiamento del Pentagono Chad risponde: «Non vogliamo creare rischi alla Sicurezza... comunque risolveremo la questione». O comunque la risolverà Google.
Google, Google... ovviamente il colosso dei motori di ricerca, a sei mesi dall'acquisto di YouTube, è sempre più presente nella vita della Comunità. Del resto ha investito una bella somma per poter disporre di un immenso spazio metatelevisivo dove poter inserire messaggi e quindi ha perfezionato le sue strategie. Il 15 aprile la notizia giunge come un boato a Madison Avenue, la strada di New York dove hanno sede le maggiori agenzie di pubblicità del pianeta: «Google acquista Doubleclick per 3,1 miliardi di dollari».
Una cifra veramente record, la più alta mai pagata da Google per rilevare una società. Del resto il titolo sale in Borsa e quindi investire è molto più facile. Fondata nel 1996 a New York, la Doubleclick in dieci anni è diventata leader della pubblicità in Internet giocando il ruolo di intermediaria tra agenzie tradizionali, aziende e nuove società web in grado di ospitare campagne promozionali. Tra i suoi clienti ci sono MySpace, il Wall Street Journal online, ma anche Coca-Cola, General Motors, Nike e Motorola. In sostanza il suo ruolo è quello di suggerire ed espandere gli investimenti pubblicitari nella rete web.
È dunque il pezzo mancante nella strategia di Google che, grazie alla Doubleclick, può da ora cominciare a pianificare la collocazione su YouTube di enormi investimenti pubblicitari. Giungono da più parti le accuse di aver costruito una posizione dominante e ovviamente la questione viene sottoposta all'approvazione da parte delle Autorità Antitrust (dopo una lunga riflessione, poco prima di Natale 2007, la Federal Trade Commission americana darà il proprio via libera all'acquisizione, con 4 voti a favore e 1 contro. Continua invece l'indagine della Commissione Antitrust dell'Unione Europea che, a tuttoggi - febbraio 2008 - ancora non si è pronunciata).
CHAD HURLEY STEVE CHEN JAWED KARIM2 - UN FUTURO SEMPRE PIÙ IMPREVEDIBILE...
Nuova direzione, nuova selezione. Alla fine di maggio 2007 YouTube annuncia altri due accordi storici. Da Cupertino (California) la Apple fa sapere che Steve Jobs, suo fondatore, gran patron e amministratore delegato, ha deciso che «YouTube è un'esperienza planetaria e Apple Tv sta per portare le immagini presenti in Internet direttamente sugli schermi Tv presenti nei salotti di tutto il mondo». In sostanza i due partner suggeriscono agli utenti di comprare una «scatolina», che funziona come interfaccia, e piazzarla tra il computer e lo schermo della propria Tv in modo che i segnali video, rinvenibili nella rete web, si possano vedere su uno schermo più grande, quale quello del televisore, da una posizione più comoda, collettivamente e grazie anche a uno speciale telecomando detto «Apple Remote».
L'annuncio è ancora troppo recente per poter verificare quanto ciò contribuirà alla diffusione di YouTube, e fra l'altro la vendita degli apparati è cominciata solo da giugno. In ogni caso gli analisti fanno notare che la collaborazione tra Apple e YouTube «è solo all'inizio e potrebbe condure a importanti risultati. I due sono partner naturali nella battaglia contro Microsoft per ottenere e mantenere la leadership nel web». Si vedrà.
In quei giorni anche dalla sede della EMI a New York giunge un ennesimo importante segnale di pace: «Ok, i nostri artisti e la nostra musica sono a disposizione degli utenti YouTube». Nell'accordo si menziona la dicitura «on demand» e qua e là nella stampa si accenna a pagamenti che EMI riceverebbe da YouTube grazie agli inserimenti di pubblicità. I dettagli però non vengono resi noti.
«Grazie a questo accordo» conferma Chad «ognuna delle quattro grandi case discografiche del mondo è nostra partner». Impensabile. Veramente impensabile fino a qualche mese prima. L'intera industria della musica globale non è riuscita a sottrarsi all'effetto YouTube.
Il mese si conclude per Chad e Steve con una serie di dichiarazioni che i due rilasciano durante la Conferenza annuale sull'era digitale organizzata dal Wall Street Journal. Anche in questa occasione non si chiarisce granché. La questione «quale tipo di pubblicità?» resta aperta. Così come le contrapposizioni sulla violazione di copyright e sulla cancellazione automatica del materiale illegale. Il futuro poi appare assolutamente insondabile e imprevedibile e l'unica definizione che se ne vuole dare è blurry (confuso, indistinto, a macchie). Agli altri non resta che stare a guardare.
Riportiamo alcuni stralci del dibattito che seguì la Conferenza:
(WSJ) «Qual è, nel sito, la percentuale di contenuti inviati dagli utenti?» (Su questo aspetto c'è sempre stato un grande riserbo e anche stavolta i Fondatori non rilasciano dati).
(Chad) «La maggior parte, ma sempre più accogliamo materiale professionale o semiprofessionale».
(WSJ) «Come state affrontando la questione del materiale illegale?»
(Chad) «Stiamo mettendo a punto sistemi audio e video fingerprinting che consentiranno il controllo».
(Steve) «Ogni video è di qualcuno, il trucco è scoprire di chi è».
Al dibattito era presente anche il grande George Lucas, regista e produttore di Guerre Stellari, che non volle astenersi da un paio di provocazioni: «Si può dividere l'intrattenimento in Circo, ovvero roba non progettata, e Arte, cioè i progetti tradizionali. Voi rappresentate il Circo, no?»
(Chad e Steve) «Sì. I nostri membri sono costantemente inspirati gli uni dagli altri».
(Lucas) «Non credo che sia possibile per i filmmakers guadagnare mettendo le loro creazioni online. Che ne dite?»
(Chad) «L'idea di sostenersi interamente con la distribuzione online è appena nata. Noi crediamo che, con l'aiuto di Google, la pubblicità possa fornire una risorsa accettabile per i creatori di contenuti».
(WSJ) «Inserirete messaggi prima dei video o adotterete lo stile Google di solo testi?»
(Steve) «Stiamo sperimentando diversi formati di pubblicità pre-roll (annunci che partono prima del visionamento), certo non saranno da 30 secondi ma da 5 o 10 e saranno inerenti al contenuto dei video. Se la pubblicità diverte la gente la guarda».
(Chad) «Dobbiamo essere molto cauti... alla gente non piace la pubblicità... ma può far guadagnare... quelli che inviano video potranno scegliere se far inserire o meno messaggi».
(WSJ) «E se lo impediranno?» (Chad) «Stiamo cercando il modo migliore per farlo».
(Newsweek) «Su YouTube si vede pubblicità ‘mascherata'. Come mai?»
(Chad) «Se diverte e piace è ok».
(Newsweek) «Se soggetti come la CBS e Blair usano YouTube per fare il loro canale che succederà in futuro?»
(Chad) «Tutto può essere blurry. Per noi va bene così».
(Gary Shapiro) «YouTube sta cercando di far evolvere la Legge sul copyright laddove non tiene conto del mondo reale?»
(Chad) «Sì, è per questo che stiamo lavorando con i proprietari di diritti». (WSJ) «Ma è una crociata politica?»
(Chad) «Abbiamo la possibilità di intervenire sulla questione».
(Steve) «Abbiamo esteso l'orizzonte di riferimento precedente».
(WSJ) «Cosa pensate dei sistemi concorrenti? La IPTV ha perso?»
(Steve) «I sistemi sono simili. La differenza è nel fatto che YouTube non vuole sostituire la Tv».
(WSJ) «Be', con Apple Tv potreste farlo».
La sintesi è questa: ok, si comincia a capire cosa non funziona più oggi, ma non si capisce ancora cosa funzionerà domani. L'assenza di dati sulle percentuali di materiale fornito dagli uploader e quello fornito dall'industria e dai professionisti però comincia a far circolare strane ipotesi. Una comunità come quella di YouTube è costituita da decine di milioni di individui singoli che «inviano, condividono e visionano» clip. Ma di questi quanti sono «uploader attivi», quanti si prendono la briga di ri-inoltrare e condividere e quanti infine si limitano a essere semplici watchers (spettatori)?
E inoltre, degli «uploader attivi» quanti si sono limitati a inviare un solo clip? E quanti invece si sono organizzati per invii multipli? Questi numeri non sono mai stati rivelati dai Ragazzi di San Bruno, anche perché così si chiarirebbe qual è la vera forza attiva della Comunità, qual è la forza passiva e quale invece la forza derivante dalle collaborazioni con l'industria. L'argomento resta un enorme tabu.
Tra un cocktail e l'altro nei saloni dove si svolge la Conferenza sull'Era digitale viene notata anche la presenza di Roelof Botha. E una giornalista riesce a ottenere un suo laconico commento: «Ti devi mettere in una certa posizione per incontrare la fortuna» dice il quarto uomo, che nel frattempo ha cominciato a dedicarsi a nuove avventure. Tra queste brilla il finanziamento a Joost, uno dei nuovi video sites che sembra destinato al successo, e a Mahalo, un nuovo tipo di motore di ricerca che accoglie segnalazioni dai suoi utenti.
Nel frattempo YouTube, nel bene e nel male, continua la sua missione di interconnessione geoculturale. Radio Caracas Television, l'emittente commerciale, presente in Venezuela da cinquantatré anni, «oscurata» dal presidente Hugo Chavez perché ritenuta antigovernativa, ha chiesto e ottenuto una sorta di asilo politico. Dal 3 giugno le sue news si vedono in un canale dedicato ritagliato nei terabyte del sito. Arrivano anche le ventisei emittenti del gruppo Usa Hearst-Argyle che raggiungono circa il 18% dell'audience statunitense.
E finalmente, dopo mesi di sperimentazioni e promesse non mantenute, gli ingegneri di Google fanno sapere di aver messo a punto la tecnologia fingerprinting che dovrebbe riconoscere automaticamente il materiale illegale e cancellarlo. Le «cavie» che si mettono a disposizione per effettuare test avanzati nell'area video sono due storiche major: Disney e Time Warner. Nell'area audio invece verrà utilizzato il materiale delle case discografiche con cui YouTube ha sottoscritto gli accordi.
La popolarità del sito in Usa resta altissima e la tendenza è quella ormai di una costante espansione anche al di fuori del territorio d'origine. Tant'è che si parla di rendere il sito disponibile in altre lingue. Ad aumentare, suo malgrado, la notorietà di YouTube in Europa e nel mondo in genere, ci pensa il nuovo presidente francese Nicolas Sarkozy. Durante l'ultima conferenza del G8, Sarko, atteso da un gran numero di giornalisti per rilasciare importanti dichiarazioni, si presenta sul palco con un certo ritardo.
YOU TUBEL'uomo, visibilmente alticcio, con il viso rubizzo, la cravatta fuori posto e i riflessi rallentati tipici di chi ha alzato il gomito, offre alle telecamere una divertente performance fuori programma, e si giustifica dicendo: «Scusate il ritardo, ma mi sono trattenuto in una lunga discussione con il presidente russo Putin». Visto il contesto, e considerando la tradizione di Boris Eltsin che prevedeva l'uso di una certa quantità di vodka anche durante colloqui ad alto livello, appare evidente che gli alcolici hanno giocato la loro parte nell'incontro. Sarko barcolla e balbetta.
A nulla vale lo sforzo dei suoi addetti alla comunicazione che, a malapena, riescono a impedire alla Tv francese di mostrare il video. I belgi infatti lo mandano in onda immediatamente e da lì passa velocemente su YouTube e nel mondo intero. L'effetto YouTube segna così un altro punto a proprio vantaggio e l'episodio, nonostante inquieti l'intero Gotha della politica mondiale, non sembra interferire affatto con il flirt tra i concorrenti alla Casa Bianca e il sito. Oltre al previsto dibattito su CNN-YouTube, al quale prenderanno parte i democratici, viene infatti annunciato che anche i repubblicani non vogliono perdere una simile occasione.
19/Continua...
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