“CARINO”, IL POTERE INQUIETANTE DELLE COSE ADORABILI – RIELLO: AL FESTIVAL DELLA LETTERATURA DI MANTOVA SIMON MAY PRESENTA OGGI ALLE 19.15 L'EDIZIONE ITALIANA DEL LIBRO "THE POWER OF CUTE" – I CARATTERI PER DEFINIRE UN PERSONAGGIO CUTE (CARINO)? OCCHI GRANDI, VOLTO ARROTONDATO, SORRISO A MEZZALUNA, UNA INDEFINITA MA SOSTANZIALE VULNERABILITÀ ACCOMPAGNATA DA UNA ESIBITA INGENUITÀ. ESEMPI? CICCIO KIM, EINSTEIN, LA REGINA ELISABETTA E BERLUSCONI...

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Antonio Riello per Dagospia

carino carino

 

Simon May è un filosofo che insegna al King's College di Londra ed è considerato uno dei conoscitori più accreditati del pensiero di Friedrich Nietzsche. Ma è anche un esperto di "Filosofia delle Emozioni" e gli piace molto esplorare, sempre con un piglio rigorosamente accademico, aspetti della vita contemporanea solitamente tenuti un po' in disparte dalle ricerche universitarie perchè considerati (a torto) marginalmente popolari. Ha scritto nel 2011 "Love: A History". Un libro che rappresenta una apprezzata e magnifica serie di dotti (ma assolutamente freschissimi) punti di vista sul sentimento più universalmente celebrato. Nel 2020 è stato pubblicato il suo bellissimo "How to be a Refugee".

 

May si trova al Festival della Letteratura di Mantova per presentare, da poco tradotta nella nostra lingua, la sua ultima fatica: "The Power of Cute" (il libro, nell'edizione Italiana a cura della LUISS University Press, traduzione di Chiara Veltri, si intitola "Carino, il potere inquietante delle cose adorabili"). E' un vero peccato che questa versione italiana, rispetto a quella originale, abbia un formato forse un po' troppo piccolo (e un'immagine di copertina non proprio icastica).

 

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Iniziamo dal titolo. L'autore ci racconta che il termine "Cute" in Inglese non è affatto semplice da definire. E' una categoria estetica sfuggente che, senza coincidere esattamente con nessuno di questi, incrocia i significati di "Tenero", "Adorabile" e "Attraente". Ma potrebbe avere anche qualcosa in comune con il meno positivo "Melenso". Di sicuro ha stretti rapporti con l'idea corrente di "Kitsch" e di "Kawaii" (grosso modo l'equivalente nella lingua Giapponese). La traduzione italiana "Carino" (inevitabilmente un po' riduttiva) rimane comunque la più corretta.

 

Si tratterebbe di una risposta psicologica automatica e positiva stimolata dalla percezione di certi caratteri morfologici: occhi grandi, volto arrotondato, peluria leggera, sorriso a mezzaluna, una indefinita ma sostanziale vulnerabilità accompagnata da una esibita ingenuità (tutti elementi riferibili, più o meno automaticamente, alla prima infanzia).

 

Secondo l'etologo Konrad Lorenz originariamente la faccenda potrebbe avere origine in una utile attitudine affermatasi evolutivamente nel corso dello sviluppo del genere Homo per stimolare un innato senso di protezione verso i neonati. Un abile trucco della Natura per salvaguardare i cuccioli umani. E non solo quelli, infatti è una reazione che scatta alla vista di quasi tutti i piccoli di mammifero, gli psicologi sociali Jonathan Haidt e Gary Sherman ritengono infatti che questa reazione aiuti a stabilire importanti relazione tra specie diverse. L'ampia diffusione di mascotte porta fortuna raffigurate in genere da orsetti, gattini e altri vari animaletti ne è l'inossidabile testimone.

 

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Il significato corrente di "Cuteness" risale però al secondo dopoguerra, quando i cartoni animati e i fumetti iniziano a proporre dei personaggi che cercano di essere simpatici e seduttivi (Mickey Mouse stesso viene trasformato dalla Disney nel corso degli anni per farlo diventare sempre più "cute").  Casi eclatanti sono il personaggio di E.T. nel film omonimo di Steven Spielberg (1982) e i famigerati Gremlins (1984) di John Dante. Anche le Emoticon che usiamo quotidianamente ne sono una diretta derivazione. La cultura visiva dell'Est dell'Asia è comunque la principale artefice di questo processo. Il Giappone in particolare è il luogo dove tutto questo avviene in maniera massiccia e definitiva: la cultura dei Manga, nelle sue numerose declinazioni, ne trabocca. I Pokémon, il personaggio immaginario di enorme successo Hello Kitty, le opere degli artisti Takashi Murakami e Yoshitomo Nara sono solo degli esempi universalmente noti.

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Per l'autore l'evoluzione del concetto di "Cuteness" ha creato un qualcosa di intrinsecamente e assolutamente ambivalente, in grado di rappresentare terribilmente bene questa nostra indefinita tarda modernità. Inoltre è di fatto un potente mezzo di comunicazione visiva, quasi universale, sia per la propaganda politica che per la pubblicità commerciale. I Millenials e la cosiddetta Generazione Z ne sono i principali bersagli.

 

1) Travalica ampiamente il concetto di gender: non è nè femminile nè maschile. L'aspetto naturale viene modificato a favore di una morfologia ambigua e impossibile da catalogare. Il Graphic Design finto-ingenuo sa accompagnarsi alla Chirurgia Estetica più estrema.

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2) E' in perfetta sintonia con il rimescolamento del rapporto infanzia/età adulta. Per molto tempo sono stati i bambini ad imitare gli adulti, oggi, sempre più spesso, è l'età adulta che adotta atteggiamenti tipici dell'infanzia. I ruoli si invertono con facilità quando la prima gioventù diventa un condiviso e quasi sacro elemento di culto.

3) Non ha nessun rapporto con il bene o il male: è eticamente neutro. Suggerisce spesso contemporaneamente protezione e  minaccia, può avere addirittura con sè anche delle ombre sinistre. Ma partendo, almeno in origine, da una sensazione di vulnerabilità può, in qualche modo, aiutare a celebrare trasversalmente la vulnerabilità di persone o minoranze in difficoltà.

 

4) Incombe un senso ludico (più o meno avvolto di inquietante ironia) che accompagna anche le situazioni più serie. Sembra inoltre capace di saper misteriosamente associare un senso di democratica volgarità a trend estetico-culturali piuttosto sofisticati ed esigenti. Simon May cita a proposito alcune opere di Jeff Koons, soprattutto la serie "Ballon Dog".  

Questo libro a dispetto della sua aria molto Pop ci parla di cose profonde: racconta i segreti meccanismi che sovraintendono alle mode culturali e alle preferenze di consumo di gran parte del pubblico giovanile dell'Estremo Oriente.

 

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L'autore fa a poi qualche esempio di personaggio "cute" precisando con chiara fermezza che il giudizio non ha alcuna valenza morale o politica di sorta: siamo di fronte esclusivamente all'aspetto e alla postura personale, niente a che fare con il comportamento o l'ideologia.

 

Stalin: abbastanza. Hitler: Assolutamente No. Kim Jong-un: molto. Putin: solo un pochino. Einstein: molto. La defunta Regina Elisabetta II: molto. Joe Biden: Assolutamente No. Papa Francesco: abbastanza. Boris Johnson: abbastanza. Liz Truss: assolutamente no.

 

Insistendo un poco, si riesci a fargli qualcosa anche su qualche creatura di casa nostra.

Draghi: Assolutamente No. Calenda: abbastanza. Berlusconi: molto. Letta: Assolutamente no. Salvini: solo un pochino. Zaia: abbastanza. Conte: solo un pochino. Meloni: solo un pochino. 

 

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