“TRACCE DI TRITOLO SUL DC/9 DI USTICA” – IL 21 APRILE 1984 COMPARVE SULLE COLONNE DEL “CORRIERE DELLA SERA” L’ARTICOLO SIMBOLO DELL’INCHIESTA DI ANDREA PURGATORI SULLA STRAGE DI USTICA CON CUI SI ESCLUDEVA L’IPOTESI DEL CEDIMENTO STRUTTURALE: E’ UNA BOMBA O UN MISSILE ARIA/ARIA? C’ERA UN ALTRO AEREO CHE INCROCIAVA NEL PUNTO IN CUI È AVVENUTA L’ESPLOSIONE – DELBECCHI: “CI DISPIACE PER LA CARA CHAT GPT. NON SARÀ ANCORA IL MOMENTO DEGLI ALGORITMI PRODIGIO FINCHÉ CI SARANNO GIORNALISTI COME ANDREA PURGATORI”
1 - PURGATORI CRONISTA DI RAZZA DA USTICA AGLI ALTRI MISTERI
Nanni Delbecchi per il “Fatto quotidiano”
andrea purgatori foto di bacco (2)
Ci dispiace per l’intelligenza artificiale, ma finché ci saranno giornalisti che indagano di persona, in tutte le direzioni, che vanno a vedere coi loro occhi e ascoltano con le loro orecchie, che se vengono gentilmente scoraggiati, avvertiti, depistati, rincarano la dose e indagano anche su questo;
ci dispiace per la cara Chat GPT e compagnia, ma il loro momento non è ancora arrivato. Non sarà ancora il momento degli algoritmi prodigio finché ci saranno giornalisti come Andrea Purgatori, morto ieri mattina all’improvviso, nel pieno dell’attività e perfino della popolarità, cogliendo tutti di sorpresa, scusate ma devo togliere il disturbo, anche questa quasi una legione di giornalismo, e di stile.
(…)
Per Andrea Purgatori diventerà una questione personale andare a fondo sulla strage di Ustica in cui morirono 81 persone, il Dc-9 Itavia inabissatosi il 27 giugno 1980 lungo la rotta aerea militare, mettendo sistematicamente in dubbio le verità ufficiali e contribuendo a tenere aperta l'inchiesta giudiziaria.
andrea purgatori foto di bacco (1)
Quarant’anni di bugie, insabbiamenti, omertà e assoluzioni; se cosa accadde veramente non lo sapremo mai, difficile trovare un affresco più ricco della sorte dei segreti di Stato in Italia, dove notoriamente la linea più breve tra due punti è un arabesco. In un’epoca in cui tutti con un telefono e una diretta social possono illudersi di essere reporter, la lezione di Purgatori insegna come un autentico reporter resti sempre tale, ovvero sé stesso, in qualunque campo si avventuri; vale per l’insegnamento, per i suoi camei di attore interprete di se stesso, per le numerose sceneggiature, ultima Vatican Girl sul caso Emanuela Orlandi, prima tra tutte Il muro di gomma, il film di Marco Risi ancora sulla tragedia di Ustica.
E vale per il modo di fare televisione, a cui si era avvicinato negli ultimi anni a modo suo: sobrio e affilato come era l’uomo, tignoso come un cronista di razza, affabile come un narratore consumato. Quel che più colpisce nella conduzione di Atlantide – Storia di uomini e di mondi è proprio la solitudine del cronista, che non ha nulla di narcisistico alla Alberto Angela, di accademico alla Alessandro Barbero, di curiale alla Paolo Mieli.
Un caso unico e controcorrente, a fronte della tendenza Animal House del talk show medio. Mai più di un ospite alla volta, e sempre strettamente connesso con la materia trattata. Testimoni, studiosi, altri cronisti specialisti del caso; non gli indefessi frequentatori del Bar Sport. Fino a quando ci saranno giornalisti come Andrea Purgatori, in grado di lasciare in panchina le scalpitanti intelligenze artificiali? Questo è un altro discorso, i tempi non sembrano dei più propizi.
Ma intanto, chi volesse capire qual è la differenza tra un giornalista e un opinionista televisivo, e come l’uno sia in buona sostanza il contrario dell’altro, vada a vedersi una qualsiasi puntata di Atlantide: Ustica, lo sbarco sulla Luna, o la recente, commossa ricostruzione dell’omicidio di Mino Pecorelli. Ecco: Andrea Purgatori è un giornalista.
2 - LO SCOOP DEL 1984: «TRACCE DI TRITOLO SUL DC/9»
Ecco, di seguito, uno stralcio del famoso scoop di Andrea Purgatori pubblicato sul “Corriere della Sera” del 21 aprile 1984
andrea purgatori articolo simbolo su strage ustica 21 aprile 1984
Ecco, di seguito, uno stralcio del famoso scoop di Andrea Purgatori su Ustica, pubblicato sul Corriere del 21 aprile 1984 Ci sono tracce evidenti di esplosivo sui reperti del DC/9 Itavia, disintegrato nel cielo di Ustica la sera di venerdì 27 giugno 1980. L’esplosivo è il T4, utilizzato nella fabbricazione di testate per missili aria/aria o di mine.
Questa è la conclusione degli esperti dei laboratori della nostra Aeronautica, che già nel 1983 avevano terminato gli esami ordinati dalla magistratura su cuscini e bagagli recuperati nel Tirreno, insieme ai resti di alcuni degli 81 passeggeri e membri di equipaggio del volo IH-870 Bologna-Palermo.(...) Le perizie, commissionate ai tecnici dell’Aeronautica militare italiana su indicazione degli specialisti del Rarde (il prestigioso Royal Armament Research and Development Establishment britannico) hanno fornito un risultato certo: la presenza di «T4».
Dunque, sufficienti ad escludere definitivamente I’ipotesi del cedimento strutturale che ha portato via all’inchiesta giudiziaria almeno un anno e mezzo di lavoro. Il DC/9 Itavia è andato a pezzi per una esplosione ma il caso rimane aperto: l’ordigno che quella sera di giugno ha «cancellato» la traccia del bireattore dai radar è una bomba oppure un missile aria/aria? Di fronte a questo bivio è ferma da tempo anche la Commissione d’inchiesta ministeriale, che ha completato solo la prima parte del lavoro con una missione a Washington e una a Londra, nel quartier generale del Rarde, appunto.
Agli atti della Commissione (presidente Carlo Luzzati) e nel fascicolo del magistrato (il giudice istruttore Vittorio Bucarelli) ci sono le copie dei documenti firmati dall’ingegner John C. Macidull, capo del gruppo di studio del NTSB che ha decodificato e interpretato i tabulati del radar in servizio nel basso Tirreno quando il DC/9 volava verso Palermo.
Bene, questi documenti parlano chiaro: c’era un altro aereo che incrociava nel punto in cui è avvenuta l’esplosione. Il radar lo ha seguito prima, ma soprattutto dopo che il bireattore Itavia è stato distrutto. John C. Macidull lo ha confermato in una intervista al Corriere della Sera e alla Bbc .
Successivamente, sempre al Corriere della Sera e in una seconda intervista alla televisione britannica, ha detto la sua anche John Transue, consulente di guerra aerea in servizio al Pentagono: a) quell’altro aereo aveva tutte le caratteristiche di un caccia; b) la manovra di avvicinamento al DC/9 era tipica in caso di attacco; c) la distanza minima (5 miglia, dice il radar) era adeguata per lanciare un missile aria/aria; d) la manovra d’attacco sembrava «deliberata», cioè quel missile non era partito accidentalmente per un errore del pilota. (...) Allora, chi ha distrutto il DC/9 Itavia?