L'AQUILA NAZISTA È FINITA SPENNATA - IL TRIBUNALE DI TORINO HA CONFERMATO LA MULTA DI CINQUE MILA EURO A FABRIZIO FOURNIER, COLPEVOLE DI AVER PIAZZATO L'AQUILA NAZISTA SUL CANCELLO DI CASA SUA, IN PROVINCIA D'AOSTA - IL 59ENNE CON LA PASSIONE PER IL TERZO REICH SI FACEVA CHIAMARE "NAZI" - CONFERMATI ANCHE I RISARCIMENTI DI 20 MILA EURO ALLA COMUNITA' EBRAICA DI TORINO, 10 MILA ALLA REGIONE VALLE D'AOSTA E 5 MILA ALL'ANPI...

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AQUILA NAZISTA SUL CANCELLO DI FABRIZIO FOURNIER AQUILA NAZISTA SUL CANCELLO DI FABRIZIO FOURNIER

(ANSA) - AOSTA, 22 NOV - La seconda sezione penale della Corte d'appello di Torino ha confermato la condanna di primo grado a 5 mila euro di multa inflitta a Fabrizio Fournier, di 59 anni, di Saint-Vincent (Aosta), accusato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. Su due cancelli di accesso alla propria casa - affacciati su una strada pubblica - secondo gli inquirenti aveva fatto installare un'aquila nazista e dei triangoli usati sulle divise degli internati. Simboli di 'esoterismo' per la difesa.

AQUILA NAZISTA SUL CANCELLO DI FABRIZIO FOURNIER AQUILA NAZISTA SUL CANCELLO DI FABRIZIO FOURNIER

 

Confermati anche i risarcimenti alle parti civili: 20 mila euro alla Comunità ebraica di Torino, 10 mila euro alla Regione Valle d'Aosta e 5 mila euro all'Anpi. A chiedere la conferma della sentenza del tribunale di Aosta, datata luglio 2021, è stata la procura generale di Torino. La sospensione condizionale della pena è subordinata al pagamento dei risarcimenti entro 60 giorni dal passaggio in giudicato del provvedimento.

 

Fournier era poi accusato di aver pubblicato su Facebook dei video con contenuti negazionisti e di aver inviato via Whatsapp link a filmati, sempre di carattere negazionista, accompagnati da commenti come "le camere a gas sono delle bufale" o "sono stati fatti passare per mostri persone che non lo erano come il grande Adolf Hitler". Infine Fournier - che in base alle indagini si faceva chiamare 'Nazi' - aveva pubblicato su Facebook una sua foto mentre era intento a fare il 'saluto romano' e nei messaggi con gli amici si lamentava del fatto di essere nato il 27 gennaio, 'Giorno della Memoria'. Le indagini della Digos, coordinate dalla procura di Aosta, risalgono al 2018.

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