Francesco Grignetti per “La Stampa”
È un crescendo di odio e di intolleranza, quella che tracima dalle chat dei No Vax. Con il passare delle settimane, si è alzato infatti un muro di incomprensione e di reciproca delegittimazione tra chi invita a vaccinarsi per salvarsi dal Covid e chi ci vede un complotto e addirittura un genocidio. E si rischia il cortocircuito. Su Telegram, un social di messaggistica, c'è chi invita a compilare liste di proscrizione dei pro-Vax, che siano politici, medici, o giornalisti. Si cercano indirizzi di casa. E c'è un invito abbastanza esplicito alla violenza. Una forma di squadrismo aggiornata ai tempi della pandemia.
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Come accadde con il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, Pd, a fine luglio. Quella volta gli si presentarono sotto casa in cinquecento, a ululare, guidati da tal Umberto Carriera, leader del movimento Io Apro. Il Viminale se l'aspettava. Perché finché ci si è confrontati sui massimi sistemi, le manifestazioni sono state accese, ma in fondo inoffensive.
Certo, sono molte settimane che ad ogni sabato c'è un corteo in tante città. Ma salvo casi sporadici, non ci sono stati problemi di ordine pubblico, salvo il caso di Roma, dove l'ultradestra ha tentato di cavalcare quella piazza, ma poi - fanno notare fonti del Viminale - «solo una piccola parte dei presenti ha seguito i leader».
Ora però si rischia un'escalation perché il Green Pass mette quelli che rifiutano il vaccino di fronte alla prospettiva di non poter salire su un aereo o su un treno a lunga percorrenza. Così come per il personale sanitario c'è la sospensione dietro l'angolo. E lo stesso è per il personale scolastico. Qui gli animi si stanno accendendo sul serio. Il Green Pass diventa un discrimine. E i No Vax si sentono discriminati.
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«È un movimento assolutamente fluido - spiegano al Viminale - dove confluiscono diverse anime. Ci sono quelli arrabbiati per i guai economici dovuti alla pandemia. Ci sono quelli che ne fanno una questione di libertà, un assoluto che secondo loro viene su tutto e su tutti, reagiscono male a ogni tipo di prescrizione e non si rendono nemmeno conto che esiste un confine tra il lecito e l'illecito. Poi ci sono quelli terrorizzati in buona fede dal vaccino. Arrivando a quelli che sono convinti che gli verrà inoculato un microchip. E infine c'è l'ultradestra che cerca spazio».
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Una prova del nove sarà domani con le manifestazioni annunciate in quasi tutt' Italia per bloccare le stazioni ferroviarie. Il ministero dell'Interno comunica che «assicurerà come sempre la libertà di manifestare pacificamente nel rispetto delle regole, ma non saranno ammessi atti di violenza e minacce».
Ovviamente se le manifestazioni degenerassero in tentativi di blocco di un servizio pubblico, che è un reato grave, la polizia non starà a guardare. Cresce l'attenzione anche per i toni sempre più minacciosi verso i giornalisti. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, riunirà nei prossimi giorni il Centro di Coordinamento per le attività di monitoraggio sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti. «Attenzione però - avvertono le stesse fonti del Viminale - a non confondere i proclami sanguinari che girano sul web con la realtà. Abbiamo già visto in passato come, a fronte di parole incendiarie, tutto sia poi stato molto più soft».
IL VACCINO RENDE LIBERI sulle magliette dei no vax
Lo stesso dicasi per la promessa contestazione al ministro della Salute, Roberto Speranza, che il due settembre è atteso a Padova, a una festa del suo partito Articolo Uno. Anche per il paventato blocco dei treni, c'è da ricordare che lo stesso movimento No Vax qualche tempo fa aveva promesso l'interruzione delle autostrade. Poi non è successo niente, un po' perché erano quattro gatti, un po' per la nutrita presenza di agenti. Certo, in prospettiva la radicalizzazione del movimento spaventa. È appena malcelato il disegno di alcuni di replicare le violenze dei gilet gialli anche da noi.
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