LE CONVERSAZIONI PRIVATE DI MARC PRATO, KILLER DI LUCA VARANI. SCRIVEVA: ''DA UBRIACO PICCHIO LA PERSONA PIÙ CARA AL MONDO. LE DICO CHE LA ODIO, MA NON VUOL DIRE CHE SIA VERO''. LA PASSIONE PER I COLTELLI NELLE ORGE, DAVANTI A PREDE SEMPRE PIÙ SCIOCCATE - UN RAGAZZO GAY DELLA ROMA BENE SVELA LE CHAT CON MARCO, CHE AMAVA FARE SESSO NEL SANGUE, CONDITO DA DROGHE, ALCOL E PSICOFARMACI. IL RAPPORTO CONFLITTUALE CON LA FIGURA PATERNA, UNA RELAZIONE OSSESSIVA CON LA MADRE, UGUALE A DALIDA, COME LUI - UN ALTRO EX: ''VOLEVA FARE SOLO ORGE SADOMASO, UN PARTNER NON GLI BASTAVA PIÙ''
1.VIDEO - UN AMICO DI LUCA VARANI: ''UN RAGAZZO INGENUO, FACILE PREDA DA ADESCARE. LO AVRÀ ATTIRATO LA VOGLIA DI UN GUADAGNO FACILE''
Da Tagadà su La7
Federico, amico di Luca Varani, parla in esclusiva per Tagadà di quell'amico che conosceva bene, brutalmente seviziato e assassinato da due giovani lontani dal suo mondo: ' Luca era un ragazzo di cuore, per questo facile preda da adescare. Spesso senza soldi. Quello che potrebbe averlo attratto in quella casa la droga non per comprarla ma per fare da corriere. Un guadagno facile per lui poteva essere un'occasione. Escludo sia andato per altro'.
2.I RACCONTI DI UN EX AMANTE DI MARCO PRATO: ''ERA DIVENTATO UNO STALKER, AMAVA IL SESSO ESTREMO E IL DOLORE PROPRIO E ALTRUI. DICEVA 'SOLEVO PICCHIARE LA PERSONA PIÙ CARA AL MONDO DA UBRIACA, LE DICEVO DI ODIARLA. MA NON LA ODIAVO'
Alberto Dandolo per Dagospia
“Amore e Morte”. O forse sarebbe meglio dire “Eros e Thanatos” alla vaccinara!
L’excursus della vita “porcina” di Marco Prato, protagonista dell’atroce omicidio di Luca Varani, sembra infatti essere segnato da due sole parole: “piacere” e “dolore”.
Marco, anzi Marc visto che la madre è francese e lui si sentiva per metà Dalida, non riusciva, per quanto risulta a Dagospia , a separare, a scindere questi due stati emotivi. Per lui lo stato di grazia erotico doveva necessariamente passare dalla mortificazione del corpo.
Lasciamo ovviamente agli esperti eventuali interpretazioni e analisi psicologiche o psichiatriche. Noi ci limiteremo a raccontare i fatti e a raccogliere le testimonianze di chi lo ha conosciuto e di chi ha vissuto con lui l’intimità della sessualità.
Dagospia è entrato in possesso in esclusiva di alcune chat private del Prato con un suo amante. Un ragazzo della Roma bene. Un gay dichiarato e discreto. Un uomo che vive la sua sessualità in maniera sana e serena.
La nostra fonte ci racconta: “Marco mi ha tampinato per mesi. Eravamo a cavallo tra il 2011 e 2012. Era insistente, a tratti aggressivo nel suo modo di porsi. Io credo che lui non volesse avere alcun rapporto affettivo con me. Solo vivere del sesso estremo. Mi ha tampinato e quasi stalkerato. Ma quando ho saputo cosa amava fare a letto ho deciso di chiudere ogni rapporto. Mi ha impressionato soprattutto una sua frase. Nella quale testualmente scriveva: “Comunque io solevo picchiare da ubriaco anche la persona più cara che ho al mondo...e le dicevo di odiarla...ciò non vuol dire che la odiassi...”
le conversazioni di marco prato
E la nostra fonte. continua: “ Nel mondo gay romano era considerato una persona decisamente border line. Non pazza, per carità...ma uno che aveva solo voglia di fare serata, di oltrepassare i limiti e perdersi...”. Diceva anche: ''Vivo e nessuno mi paga per farlo e questo è l'impegno occupazionale più pesante del mondo...nei ritagli cerco lavoro nel marketing''. Una frase emblematica del suo rapporto con la vita e i soldi.
le conversazioni di marco prato
In effetti le storie che emergono su Marco sono alquanto suggestive. Pare che amasse fare sesso alla presenza di sangue. A volte, ci dicono, usava anche delle lamette per fare o farsi dei piccoli tagli. Amava succhiare il suo sangue e quello del compagno del momento. A Roma una “leggenda” narra che Marco amasse porre sulle zollette di zucchero delle gocce di sangue unite allo sperma e poi ingerirle. Un gioco erotico che seguiva di solito a diversi giochi di ruolo. Amava, si dice, la relazione “schiavo-padrone”. Non disdegnava nemmeno il travestitismo o pratiche più complesse di BDSM.
Il tutto condito da droga, alcol e psicofarmaci. Il suo istinto aggressivo a letto però sfociava solo in pratiche innocue e con persone consenzienti. E per lo più a pagamento.
Quello che tutti ricordano è anche un rapporto conflittuale con la figura paterna. E una relazione ossessiva con quella materna. Spesso, quando era fatto, diceva di essere la reincarnazione della cantate Dalidà e considerava la sua mamma una naturale emanazione della stessa.
I suoi amici romani ricordano con poca allegria le sue serate, quelle che lui definiva le serate “AH, PERO’”! Pare non succedesse nulla di strano. Solo buona musica e location alla moda.
Quello che però tutti ci dicono è che Marco amasse apparire una persona strana. Lui adorava essere definito “schizofrenico” o “bipolare”. Come tutti gli egocentrici amava essere considerato un “diverso”. Un’eccezione. Ma era a detta di tutti uno perfettamente in grado di intendere, scegliere e volere.
3.LAMA O NON LAMA
Francesca Pizzolante per ''il Tempo''
Pochi messaggi scambiati su Grindr, l’applicazione nata per facilitare incontri tra omosessuali, un appuntamento al buio e poi l’inizio di una storia durata poco più di un mese e mezzo. «Quando ha incominciato a chiedere sempre di più l’ho lasciato perdere». Parla così A. R., 34 anni, l’ex fidanzato di Marco Prato, reo confesso dell’omicidio al Collatino di Luca Varani.
«Non lo vedo e sento da un po’, però la notizia mi ha molto scosso ma non sorpreso più di tanto. Nel giro si era sparsa la voce che stava esagerando con droga e alcol ma non solo, incominciava ad essere violento anche nei rapporti sessuali».
Partiamo dal principio. Com’è incominciata la vostra storia?
«Su Grindr. È un’applicazione che viene utilizzata da noi gay per programmare incontri sessuali con uomini che si trovano nelle vicinanze. A fine settembre dell’anno scorso, ero in centro per partecipare ad un’"apericena". Ero single e volevo divertirmi, così attivai la localizzazione su Grindr. Tra tanti mi attirò subito Marco, per via del nick accattivante, "il vizietto". Incominciammo a messaggiare e poi ci incontrammo di persona a pochi passi da piazza Venezia. Entrambi volevamo solo sesso. Io sono attivo e lui passivo, quindi eravamo "compatibili". Andai in macchina con lui a fare un giro e ci fermammo in una zona appartata nei pressi delle Terme di Caracalla».
Da lì incominciò la vostra storia?
«Storia è una parola grossa se relativa a Marco. Ci vedevamo però spesso per fare sesso».
Ha mai visto qualcosa di strano in Marco?
«All’inizio no. Sembrava un ragazzo normale come tanti altri. Gli piaceva divertirsi, organizzare feste ed essere ammirato. Poi però qualcosa è cambiato. Lui è diventato diverso».
Cioè?
«Mi faceva strani discorsi. Voleva che partecipassi a rapporti a tre e più, insomma vere e proprie orge. Sul telefono aveva le foto dei ragazzi che avrebbe invitato alla serata».
Lei ci andò?
«A me non sono mai piaciuti i rapporti affollati. Quindi rifiutai. Però un amico che partecipò al festino mi chiamò il giorno dopo sconvolto. Durante il rapporto Marco aveva con sé un coltello, voleva fargli provare un piacere diverso, quello della lama sulla pelle. Lui si rivestì e andò via».
Ma a lei non dava fastidio il fatto che Marco non fosse «fedele»?
«Capii quasi subito che con Marco non avrei potuto avere una storia seria e duratura. Lui stava diventando sempre più depravato, alla ricerca dell’impossibile. Trovare partner ogni sera non gli bastava più, era in continua ricerca della novità. I rapporti a tre, le orge, il bondage innaffiato da alcol e poi la droga. Tanta droga. Quando incominciò a sballarsi fino a perdere il controllo, lo lasciai. E il peggio non è tardato, purtroppo, ad arrivare».
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