Solo cliccando sul tasto sopra VIETATO AI MINORI vedrete la foto del piccolo Conor durante i soccorsi, pubblicata dal ''Daily Mail'' (ovviamente un'immagine straziante e non per un pubblico sensibile)
DAGONEWS
Quando il neonato gli fu messo tra le braccia nell'agosto del 1986, Eric Clapton sentì che era la prima cosa reale che gli fosse mai capitata, «l'unica cosa nella mia vita che fosse venuta fuori dal bene».
Suo figlio Conor era un bambino straordinariamente bello, con gli stessi capelli dorati che Clapton aveva avuto da bambino e un’indole gioiosa e amorevole. La parola usata da tutti quelli che conoscevano il piccolo era "magico" e suo padre, che aveva trascorso gran parte della sua vita anestetizzata dalle droghe e dall’alcol, era profondamente commosso. Eppure l'arrivo di Conor nel suo mondo portò con sé anche una terribile resa dei conti.
Il piccolo aveva quattro anni quando, nel marzo 1991, Eric arrivò nell'appartamento di New York al 53° piano per prendere Conor che era con sua madre, l'attrice italiana Lory del Santo che aveva la custodia del piccolo. Era la prima volta che portava suo figlio fuori da solo e aveva preso i biglietti per il circo a Long Island.
Quel pomeriggio fu illuminante, gli mostrò quello che gli mancava. Quando riportò il piccolo a casa, con Conor che chiacchierava eccitato di clown e di elefanti, Eric disse a Lory che, da quel momento in poi, intendeva essere un vero padre. Il giorno seguente, Clapton e il piccolo progettarono di visitare lo zoo del Bronx, seguito da un pranzo in un ristorante italiano.
Quella mattina, mentre madre e figlio aspettavano che Clapton passasse a prendere Conor, arrivò un addetto alle pulizie delle finestre. Lory era in bagno e il piccolo era affidato alla tata. Girovagava in stato di grande eccitazione, impaziente di rivedere il papà.
L’addetto alle pulizie era in soggiorno, la finestra era aperta e chiamò la tata per tenere d’occhio il piccolo, ma la donna fu colta di sorpresa: Conor le sfuggì di mano, saltò sulla sporgenza della finestra e precipitò nel vuoto.
Eric aveva incontrato Lory mentre era a Milano per due concerti nell'ottobre del 1985, l'anno del suo 40esimo compleanno. Non sembrava preoccuparsi del fatto di essere ancora sposato con Pattie, alla quale poco dopo dovette comunicare che Lory era incinta.
Pattie stava sistemando dei fiori a casa nel Surrey quando Eric entrò e le dette la notizia. «Fu come se il mio cuore si disintegrasse» raccontò Pattie. E se da un lato c’era una donna che soffriva, dall’altra c’era Lory che passò gran parte della gravidanza pensando che Eric non volesse quel bambino. Dopo averla conquistata Eric perse interesse.
clapton, lory del santo e conor
Durante il terzo mese di gravidanza Lory ricevette una telefonata da qualcuno che le faceva pressioni per abortire. Per lei era impensabile una cosa del genere, e per mesi dovette convivere con i lunghi silenzi di Eric.
Con Lory, l'amante che non desiderava più, e Pattie, la moglie che non lo voleva più, la leggenda del rock sentì che il suo mondo andava in frantumi e tentò il suicidio inghiottendo un'intera bottiglia di Valium. Ma non morì.
Con l'avvicinarsi della data del parto, nell'agosto 1986, il suo umore cominciò a cambiare. Lory partorì a Londra, Eric le prenotò una stanza nell'ala privata di maternità al St Mary's Hospital, a Paddington, e il 21 agosto il piccolo venne alla luce con un parto cesareo. Mettendo da parte tutte le reticenze, comunque, Eric era lì. Lory, poi, tornò a Milano e la paternità non aiutò Eric a cambiare stile di vita.
Non beveva mai mentre era con Conor, ma passava tutto il tempo in attesa che Lory portasse via il bambino in modo da potersi versare una vodka, poi un’altra e un’altra ancora. Un anno dopo , in tournée in Australia, Eric iniziò a soffrire di incontrollabili crisi di agitazione e iniziò a pensare che potesse trasmettere l'alcolismo a Conor. «Mi sono reso conto che dovevo rompere la catena e dargli quello che non aveva mai veramente avuto - un padre» pensò Eric.
A novembre Clapton andò alla clinica di riabilitazione di Hazelden a Minneapolis. Finito il ciclo di rehab, non toccò mai più l'alcol. Lui e Lory erano stati fidanzati per un breve periodo e subito dopo lei aveva iniziato una relazione con il produttore cinematografico italiano Silvio Sardi, proprietario dell'appartamento di New York. Fu da lì, in quel terribile giorno del marzo 1991, che Lory chiamò Eric al Park Avenue Hotel, urlando che Conor era morto.
Riuscì a dirgli che era caduto da una finestra aperta, ma una cosa del genere era inimmaginabile per Eric e tutto quello che riuscì a dire fu: «Ne sei sicura?». Stordito, percorse i sette isolati fino a quell’appartamento pensando ancora che ci doveva essere un errore.
Mentre si avvicinava a destinazione, vide un'ambulanza, una fila di poliziotti e una follea davanti all'ingresso, ma proseguì lungo la strada come se non fosse un suo problema.
«Qualunque danno fisico abbia riportato Conor nella caduta io non l'ho visto: quando me lo hanno mostrato avevano già riportato il suo corpo alla normalità - ha ricordato Eric - Ricordo di aver guardato il suo bel viso a riposo e ho pensato: "Questo non è mio figlio. Sembra come lui, ma se n'è andato”».
eric clapton e la moglie pattie
Nella mente di Clapton, non c'era nessun posto dove Conor potesse essere sepolto, a parte il cimitero di Santa Maria Maddalena a Ripley, nel Surrey, a poche centinaia di metri dal suo luogo di nascita, accanto alla sua prima scuola. I funerali si svolsero il 28 marzo, due giorni prima del suo 46° compleanno. All funerale c'erano George Harrison, Phil Collins e molti altri volti del mondo della musica. Anche Pattie era lì.
Centinaia di lettere e messaggi di condoglianze arrivarono da tutto il mondo, incluso uno del principe Carlo d'Inghilterra. Dopo il funerale Eric iniziò ad aprire le missive. Tra tutte quelle carte quella più difficile da leggere fu un messaggio scritto su un foglio verde: “Ti voglio bene. Voglio vederti di nuovo. Con amore. Un bacio. Conor Clapton”.
Nei mesi successivi Eric dormiva a malapena e persino la musica sembrava perdere il suo potere di consolazione. Quando riusciva a prendere la chitarra strimpellava alcuni accordi che in poco tempo si trasformarono in un tributo a quel bimbo con i capelli dorati. Questa fu la genesi di ‘Tears In Heaven’, il suo tributo colmo di dolore per Conor, che divenne uno dei più grandi successi degli anni '90.
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