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La storia di una sopravvissuta ad Auschwitz e poi a un gulag russo ha ispirato un nuovo romanzo; Cecilia Kovachova fu portata nel campo di sterminio da Hitler da adolescente, e dopo fu spedita e in un campo di prigionia in Siberia dagli invasori sovietici nel 1945.
Nel nuovo romanzo "Cilka's Journey", Cilka Klein è una schiava sessuale, alla quale viene data una posizione "privilegiata" da una guardia nazista, portando i russi a considerarla una collaboratrice.
La confusione tra verità e finzione ha scatenato la rabbia della famiglia della sopravvissuta.
Cecilia Kovachova aveva incontrato suo marito Ivan mentre erano entrambi prigionieri nel gulag russo. Nel libro, Ivan viene sostituito dal personaggio di Alexandr.
Come la vera Kovachova, il personaggio è imprigionata nel gulag Vorkuta, un campo di prigionia istituito da Stalin che ospitava decine di migliaia di detenuti.
cecilia kovachova e la famiglia
Alla fine fu rilasciata negli anni '50 dal successore di Stalin, Nikita Krusciov, che cercava di smantellare l'eredità dell'ex dittatore. L'autrice australiana Heather Morris ha cercato di ricostruire la vita reale di Kovachova durante le ricerche per il suo libro Cilka's Journey, ma la sopravvissuta è morta nel 2004.
«La storia di Cilka è quella di un'ingiustizia. Era solo una ragazza, un'adolescente, che ha vissuto due dei periodi più malvagi della storia ed è diventata un bottino di guerra - ha detto l'autrice - Solo la vergogna ha impedito alle donne come lei di parlare di ciò che era stato loro fatto». Il personaggio del libro, ad Auschwitz ha attirato l'attenzione di un alto ufficiale nazista. Una volta che l'Armata Rossa arrivò nel 1945 nell'invasione che schiacciò la Germania di Hitler, fu vista come una collaboratrice e portata in Siberia su un camion di bestiame.
«Cilka ha solo sedici anni quando viene portata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau nel 1942, dove il comandante la nota immediatamente per la sua bellezza. Separata forzatamente dalle altre donne prigioniere, Cilka apprende rapidamente che il potere equivale alla sopravvivenza. Quando la guerra è finita e il campo viene liberato, la libertà non viene concessa a Cilka: viene accusata di essere una collaboratrice per aver dormito con il nemico e inviata in un campo di prigionia siberiano».
Tuttavia, il figliastro della Kovachova, George Kovach ha recentemente criticato il romanzo e ha detto che la madre sarebbe stata "devastata" da questa ricostruzione in cui finisce per essere rappresentata come una schiava sessuale.