LA FREGATURA DEL CAPITANO DI FREGATA – I DUBBI DI UMBERTO RAPETTO SULLA SPY STORY DI WALTER BIOT: “A INCURIOSIRE È IL TRADIMENTO LOW-COST, CON IL NOSTRO ZERO ZERO SETTER CHE FISSA IL PREZZO DEI SEGRETI MILITARI E DELLA SICUREZZA NAZIONALE A 5000 EURO. MA PERCHÉ PROPRIO CINQUEMILA EURO?” – “PER QUALE MOTIVO NON SI È TRASFORMATO IN “AGENTE DOPPIO”? POTEVA ESSERE ADOPERATO IN UNA STREPITOSA OPERAZIONE DI CONTROSPIONAGGIO…”
Umberto Rapetto per www.infosec.news
L’incredulità continua a dominare la scena, tra chi dice che si tratta di una montatura (forse quella degli occhiali del capitano di fregata Biot), chi critica la gestione sicuramente maldestra del caso di spionaggio, chi ipotizza il monito politico e chi immagina il ricatto farmaceutico.
Non potendo uscire per la tradizionale scampagnata del Lunedì dell’Angelo, forse si può cercare di “evadere” tuffandosi nel giallo di questi giorni per trovarne la più sfiziosa chiave di lettura.
A incuriosire certamente è il tradimento low-cost, con il nostro Zero Zero Setter che fissa il prezzo dei segreti militari e della sicurezza nazionale a 5000 euro. Sul tema c’è chi ha pensato che la scatola delle medicine contenesse semplicemente una rata, frazionamento certo non da attribuirsi alla mancata disponibilità di denaro da parte della Russia ma forse riconducibile ad un pagamento progressivo basato sull’aurea regola “dare soldi, vedere cammello”.
Ma perché proprio cinquemila euro? Per battere una ipotetica concorrenza spietata che era arrivata a vendere dossier e incartamenti top secret a 6000 o addirittura a 5500? La suggestione di un eventuale “dumping” (ovvero la corsa al ribasso) è forse quella che alimenta la caccia ad altre potenziali “gole profonde”.
I cultori dell’intelligence – forgiatisi con anni e anni di letture, film e serie televisive – si domandano il perché del clamoroso arresto che ha esposto al pubblico ludibrio non solo l’intraprendente ufficiale di Marina, ma che ha messo alla gogna l’intero apparato cui competono gli affari riservati di Stato e della NATO. Il “che bisogno c’era” è il caso di dire che ci sta tutto.
Abbiamo dimostrato grandi capacità investigative, l’abilità nel piazzare telecamere nascoste come nemmeno Nanni Loy sarebbe stato capace di fare, l’attitudine a “sputtanare” altre articolazioni istituzionali, la somma perizia a far finire tutto sui giornali per guadagnare un briciolo di visibilità nell’incuranza del florilegio della credibilità italiana.
Una volta che ci è ripresi dallo choc di avere una serpe in seno, per quale motivo non si è trasformato in “agente doppio” il personaggio nei confronti del quale non si nutrono semplici sospetti ma si vantano terrificanti certezze? Il tizio poteva essere adoperato in una strepitosa operazione di controspionaggio, veicolando carte che un domani potevano essere ben più proficuamente messe sul tavolo internazionale per far valere le proprie ragioni.
matteo salvini vladimir putin luigi di maio
E veniamo quindi al monito ai partiti e ai loro leader, soprattutto a quelli che – dimenticando il versante su cui l’Italia è schierata – non si sono accorti che gli “alleati” sono altri. La sorprendente fetta della “destra” che enfatizza la Grande Madre Russia come punto di riferimento probabilmente si troverebbe a ridimensionare gli entusiasmi da comizio e a riconsiderare la situazione in una meno galvanizzata ottica.
Ultimo, ma non certo per importanza, ragionamento: l’esigenza vaccinale. Se l’obiettivo di tanto clamore era acquisire potere contrattuale per la rapida fornitura di “Sputnik”, credo si potesse ottenere il medesimo effetto se la “partita” la si fosse giocata lontano da riflettori e telecamere. Anzi, il rapporto di forza sarebbe stato ancor più vantaggioso. Rimaneva infatti l’asso nella manica dello spifferare ai quattro venti la scorrettezza degli “amici” russi nei confronti di un Paese dove persino i diametrali avversari di Marco Rizzo e dei comunisti italiani nutrono simpatia per il Cremlino.
WALTER BIOTmatteo salvini vladimir putin gianluca savoini MATTEO SALVINI E VLADIMIR PUTINWALTER BIOT