“MI HANNO DETTO DI STARE ZITTO” - NICHOLAS TARTAGLIONE, IL 51ENNE COMPAGNO DI CELLA DI JEFFREY EPSTEIN, RIVELA DI ESSERE STATO MINACCIATO DAI POLIZIOTTI DEL CARCERE DOVE IL FINANZIERE SI È SUICIDATO – L’AVVOCATO DEL DETENUTO CHIEDE IL TRASFERIMENTO DELL’UOMO E DENUNCIA: “IL MESSAGGIO È CHE SE TRASMETTE INFORMAZIONI SULLA STRUTTURA O SUL RECENTE SUICIDIO DI EPSTEIN, CI SARÀ UN PREZZO DA PAGARE…” (VIDEO)

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DAGONEWS

 

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Nicholas Tartaglione, l’ex poliziotto 51enne che per un breve periodo è stato compagno di cella di Jeffrey Epstein, ha affermato che le guardie carcerarie lo hanno minacciato di “stare zitto” e di non parlare del suicidio di Epstein.

 

Tartaglione adesso chiede di essere trasferito dal Metropolitan Correctional Center dopo essere stato minacciato di "tacere" e "smettere di parlare" di come Epstein sia stato in grado di suicidarsi in custodia dei federali.

 

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Tartaglione ha condiviso brevemente una cella con Epstein all'interno del centro di detenzione: è stato lì che il finanziere avrebbe tentato il suicidio per la prima volta.

 

In un primo momento si era creduto che Tartaglione avesse aggredito Epstein, che venne ritrovato privo di coscienza con segni sul collo sul pavimento della cella lo scorso 23 luglio. Motivo per cui l’ex poliziotto e il finanziere vennero separati e messi in due celle separate.

 

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«Il chiaro messaggio ricevuto da Tartaglione è che se trasmette informazioni sulla struttura o sul recente suicidio di Epstein, ci sarà un prezzo da pagare - ha scritto Bruce Barket, l'avvocato di Tartaglione, in una lettera indirizzata al giudice federale Kenneth Karas - Indipendentemente dal fatto che gli investigatori abbiano scelto di intervistare il signor Tartaglione sul tentato suicidio di cui è stato testimone o su come viene gestita la struttura e sulle condizioni in cui i detenuti sono costretti a vivere, i funzionari sanno che lui ha informazioni potenzialmente molto dannose per le stesse persone ora incaricate di proteggere lui e gli altri detenuti».

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Tartaglione è nel braccio della morte dopo essere stato accusato di aver ucciso quattro persone nel nord dello stato di New York, nel 2016.

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