IN MORTE DI UN “FALCO” - È DECEDUTO DOPO DIECI GIORNI DI AGONIA IL POLIZIOTTO 54ENNE DELLA SEZIONE “FALCHI” DELLA QUESTURA DI NAPOLI, TRAVOLTO DA UN’AUTO CHE NON HA RISPETTATO LA PRECEDENZA DURANTE UN INSEGUIMENTO: L’AGENTE ERA IN SELLA ALLA SUA MOTO DI SERVIZIO CON UN COLLEGA ED ERA ALLE CALCAGNA DI UNO SCOOTER CHE NON SI ERA FERMATO AL POSTO DI BLOCCO QUANDO…

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Da "www.corriere.it"

 

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È morto dopo dieci giorni di agonia, ricoverato in rianimazione all’ospedale Cardarelli, Gianni Vivenzio, 54 anni, il poliziotto della Sezione «Falchi» della Questura di Napoli rimasto coinvolto in un incidente il 6 aprile scorso a Margellina. L’agente era in sella alla sua moto di servizio mentre con il collega stava inseguendo uno scooter che non si era fermato al posto di blocco.

 

La dinamica

Vivenzio, uno dei «pilastri» del suo distretto, era spostato e aveva due figlie; viveva nel quartiere di Soccavo. Il giorno dell’incidente si trovava sulla moto Ducati guidata dal collega Stefano Cascone, 38enne originario di Castellammare di Stabia ma residente a Varcaturo (frazione di Giugliano), quando è stato travolto da un’auto che non ha rispettato la precedenza. Violentissimo l’impatto, che li aveva fatti cadere a terra. I due poliziotti, che percorrevano la riviera di Chiaia, erano sulle tracce di uno scooter sospetto in fuga e si stavano dirigendo verso Posillipo. Fatale per Vivenzio il colpo alla testa. Per Cascone invece varie fratture, ma in 30 giorni dovrebbe ristabilirsi.

 

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La reazione

Molte le reazioni. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, esprime il «profondo cordoglio», manifestando alla famiglia e a tutta la Polizia di Stato «i sentimenti di commossa e sentita partecipazione al loro dolore». «Sentimenti di profondo cordoglio e di vicinanza a nome delle donne e degli uomini della Polizia di Stato, alla moglie ed alle figlie del sovrintendente capo Giovanni Vivenzio», è il pensiero del capo della Polizia Lamberto Giannini.

 

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«Piangiamo un eroe di tutti i giorni, non uno di quelli dei fumetti, uno vero — commenta invece Andrea Cecchini del sindacato Italia Celere —. Ci stringiamo sgomenti attorno alla famiglia di Gianni, un collega che non ha avuto paura e ha avuto il coraggio di dare tutto se stesso. Siamo fieri di avere esempi come lui».

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