Alessio Lana per il “Corriere della Sera”
Colonizzare non è più una parola tabù soprattutto se avvicinata a un altro termine sempre più in voga: «terraformare». Viene dall'inglese terraforming, è importato dal latino, e significa rendere terrestre e abitabile la superficie di un pianeta dove poi mandare dei coloni. Se prima la terraformazione era dominio della fantascienza, il termine stesso è dello scrittore Jack Williamson, adesso entra nei laboratori per diventare realtà.
L'invio di sonde e rover è stato solo il primo passo della conquista americana di Marte perché ora la Nasa accelera: sta cercando volontari per vivere all'interno di un habitat che simula una colonia marziana. I quattro fortunati (nonché pagati ma non si sa la cifra) che parteciperanno al primo dei tre esperimenti previsti, dal 2022 vivranno per un anno nel Mars Dune Alpha, un futuristico complesso di 150 metri quadrati all'interno del Johnson Space Center di Houston, il centro di comando di tutti i voli spaziali con equipaggio umano (quello del «Houston, abbiamo un problema»).
Il progetto è della Big del danese Bjarke Ingels, profeta della «sostenibilità edonistica» ad oggi riconosciuto come uno dei designer più visionari al mondo. Il termovalorizzatore con le piste da sci che nel centro di Copenaghen porta la sua firma così come il treno da 1.200 km/h che unirà Dubai e Doha e il grattacielo orizzontale The Portico in costruzione a City Life, a Milano.
Come tanti progetti di Big, anche l'habitat artificiale marziano «non ha bisogno di sacrificare l'estetica» per essere funzionale. Ecco quindi forme sinuose e spazi ampi (nonostante i 150 metri quadrati), quattro stanze da letto separate (un dormitorio in quattro per un anno sarebbe eccessivo), una serra idroponica, una palestra e l'ambulatorio. Luci, temperatura e acustica vengono regolate automaticamente per rispettare il ritmo sonno-veglia degli occupanti (un giorno su Marte dura solo 39 minuti più del nostro) mentre il soffitto si muove per rompere la monotonia.
Ciliegina sulla torta, l'edificio sarà stampato in 3D, simulando la tecnica costruttiva che la Nasa prospetta per il Pianeta Rosso. Lì i quattro pseudo colonizzatori simuleranno la vita quotidiana sul Pianeta Rosso concedendosi finte passeggiate spaziali ed esplorazioni ma anche affrontando limitatissimi contatti con la Terra, scarsità di cibo e risorse, eventuali guasti.
Il Pianeta Rosso però non è per tutti e i criteri di selezione sono molto stringenti. Per partecipare occorre un master in materie scientifiche, ingegneria o matematica oppure un brevetto da pilota. Si deve essere statunitensi o residenti permanenti, avere tra i 30 e i 55 anni e un'ottima forma fisica, nessun disturbo alimentare e non soffrire di motion sickness (o cinetosi), il «mal di mare» provocato dalla realtà virtuale.
Insomma, «praticamente si deve essere degli astronauti», come ha notato l'astrostar Chris Hadfield, il «chitarrista» della Stazione Spaziale Internazionale, aggiungendo che bisogna essere «super competenti, intraprendenti e non fare affidamento sugli altri». Proprio come Matt Damon in The Martian però nella terrestre Houston.
Il roboto Zhurong su Marte Mappa di Marte