Fabio Savelli per il “Corriere della Sera”
Un documento di 22 pagine che calcola fino a 100 scenari diversi partendo dalla data del 4 maggio. La relazione del Comitato tecnico-scientifico - di cui fanno parte Silvio Brusaferro, presidente dell' Istituto superiore di sanità e Ranieri Guerra, rappresentante dell' Organizzazione mondiale della Sanità - finisce sul tavolo del premier Giuseppe Conte alcuni giorni fa ed è un bagno di realtà per chiunque a Palazzo Chigi pensava di allentare in maniera più decisa le misure restrittive. In 46 scenari il fattore R0, che indica il tasso di replicabilità del virus, resta ampiamente sopra l' 1, il parametro di riferimento per tenere a bada la curva epidemica.
La tabella decisiva è la 2, che calcola le infinite variabili prese in considerazione per classi di età prendendo in esame «una trasmissibilità ridotta del 15%-25% rispetto a quanto osservato a inizio epidemia» per effetto del maggior uso di mascherine e per una popolazione più attenta al distanziamento sociale. Lo scenario A, quello della riapertura totale che riporterebbe le lancette a febbraio, è solo un caso-scuola. I numeri fanno rabbrividire.
Se aprissimo tutto dal 4 maggio avremmo fino a 151 mila persone in terapia intensiva contemporaneamente con il picco previsto per l' 8 giugno. Entro fine anno i pazienti da intubare in insufficienza respiratoria sarebbero oltre 430 mila. Anche solo chiudendo le scuole lasciando gli altri settori aperti e non ragionando sulla mobilità e sul telelavoro oltre 109 mila persone finirebbero in terapia intensiva il prossimo 8 agosto. Un' ecatombe per qualunque sistema sanitario.
I risultati elaborati dal Comitato spiegano in maniera inequivocabile le scelte dell' esecutivo. «Riaprire le scuole innescherebbe una nuova e rapida crescita epidemica di Covid-19» portando «allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili». Per il commercio e la ristorazione «un aumento di contatti è da considerarsi un' inevitabile conseguenza dell' apertura di tali settori al pubblico e può potenzialmente innescare nuove epidemie». Così si comprende la scelta di far ripartire soltanto alcune attività: «Gli scenari compatibili con l' R0 sotto la soglia di 1 sono quelli che considerano la riapertura dei settori legati a edilizia e manifattura».
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Il Comitato mette nero su bianco anche alcuni elementi di incertezza che lasciano spazio a un margine di errore. Come il «valore dell' efficacia dell' uso di mascherine per la popolazione generale dovuto a una limitata evidenza scientifica» oppure variabili non misurabili come il «comportamento delle persone dopo la riapertura in termini di adesione alle norme sul distanziamento e all' efficacia delle disposizioni per ridurre la trasmissione sul trasporto pubblico». Elementi che «suggeriscono di adottare un approccio a passi progressivi» per un arco di tempo «di almeno 14 giorni accompagnata al monitoraggio dell' impatto del rilascio del lockdown sulla trasmissibilità di Sars-CoV-2». Non a caso la durata dell' ultimo dpcm, la cui scadenza è il 17 maggio. Aggiustamenti progressivi, quindi, ogni due settimane.
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