Estratto dell’articolo di Sarah Martinenghi per “la Repubblica”
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«Mi aveva minacciato che avrebbe usato il mio passato contro di me. Ma non pensavo arrivasse a tanto. Sono incredulo, sotto choc: queste accuse sono una calunnia».
Omar Favaro sa che deve rimanere calmo, ma quando è tornato a tu per tu con la giustizia, a doversi difendere dalle accuse di violenza sessuale verso l’ex moglie, per averla minacciata di morte, di sfregiarla con l’acido, e di brutali maltrattamenti contro di lei e la figlioletta, è andato su tutte le furie.
«È arrabbiatissimo» spiega l’avvocato Lorenzo Repetti che lo assiste sia nel procedimento penale aperto dalla procura di Ivrea sia nella “guerra dei Roses” che si è scatenata con la loro separazione.
«Nessuna strumentalizzazione» contrattacca l’avvocato Emanuele Labis che tutela l’ex moglie di Omar: «La mia assistita non ha mai inteso usare il passato di lui per ottenere un provvedimento positivo in sede di separazione». Tanto è vero che «nel ricorso introduttivo non è stato fatto il benché minimo cenno a quanto accaduto nel 2001. Se avesse voluto, l’avrebbe detto al giudice».
Secondo il legale della donna, il tribunale non sapeva, in una prima fase, chi fosse Omar: «Ha affidato la figlia al padre solo per consentirle di continuare a vivere nella casa familiare. Ma lei se ne era andata solo per tutelare la propria incolumità».
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«Io sto solo lottando per mia figlia » ha ripetuto Omar quando si è trovato a leggere la sfilza di episodi contestati. Almeno una ventina, avvenuti tra il 2019 e il 2021, quando lei se ne è andata di casa. «Portandosi via persino la cucina» rimarca il suo difensore che ha depositato una serie di prove a favore dell’uomo, oggi quarantenne, che assiste fin dal 2001, quando insieme all’ex fidanzatina Erika De Nardo uccise la madre di lei e il fratellino di 11 anni, a Novi Ligure, con 97 coltellate.
Oltre alle accuse di violenze sessuali, secondo i pm […] Omar «maltrattava la moglie determinandone costante avvilimento, paura e sofferenza». Gelosia e controllo ossessivi, tanto che «per due volte le faceva cambiare il numero di cellulare e non la lasciava uscire di casa. Pretendeva di controllare le entrate economiche facendosi consegnare il denaro che lei guadagnava».
Per i pm, «La insultava ripetutamente, “sei anoressica”, “fai schifo”, “puttana”». Poi la minacciava «che se avesse trovato un’altra persona le avrebbe sfregiato la faccia con l’acido così che nessuno l’avrebbe più voluta, oppure l’avrebbe ridotta sulla sedia a rotelle». Lei non poteva nemmeno praticare la sua religione perché lui «glielo impediva, mettendo tutti i suoi oggetti sacri in un sacco nero».
Nel 2019 durante un litigio avrebbe «scagliato contro la moglie una macchina del caffè colpendola alla spalla». In un’altra discussione le avrebbe «ribaltato addosso un tavolino». Ad aprile si sarebbe infuriato per un vestito: «Le rompeva il telefono, spezzando anche in due la scheda sim. L’afferrava per i capelli e la trascinava per la sala».
Lei sarebbe riuscita a chiamare il 112, ma lui avrebbe imposto di richiamare per dire che la lite era rientrata «altrimenti non sarebbe uscita viva da quella casa ». E ancora, nel 2020, quando lei non gli aveva consegnato il denaro guadagnato «la insultava e minacciava: “Devi morire”». «Vuoi vedere che ti brucio la faccia?» le avrebbe detto durante una lite [...] in cucina, in cui lui avrebbe scagliato a terra le pentole e poi «afferrato lei per i capelli avvicinandole il volto ai fornelli accesi».
A febbraio 2021 mentre la moglie era al telefono, «interrompeva la chiamata scagliandole addosso il cellulare che le rompeva gli occhiali facendole un taglio al sopracciglio». [...]
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