Luca Fazzo per “il Giornale”
Un abisso macabro in cui una giovane donna è stata inghiottita per anni, ad opera della coppia cui lo Stato l'aveva affidata. Un abisso fatto di stupri, di violenze di gruppo, di riti satanici, di messe nere, di botte. Iniziato con la ragazza plagiata e messa incinta a diciassette anni dal padre adottivo, e termina anni dopo con la vittima chiusa in una botola per impedire che venisse salvata dai servizi sociali. Nel frattempo, i due genitori aguzzini ricevevano altri due ragazzini in affido dal tribunale dei minori.
Solo ieri mattina con l'arresto della coppia di affidatari, su ordine del giudice preliminare competente per territorio, la incredibile vicenda arriva alla sua conclusione. Accade tutto in un piccolo centro in Lombardia, dove il padre affidatario gestisce un avviato centro di registrazioni musicali: dettaglio non irrilevante, perchè le imbottiture utilizzare per insonorizzare gli studios vengono a un certo punto usate dall'aguzzino anche per impedire che le urla della vittima vengano udite all'esterno della stanza, nel seminterrato di una villetta, dove viene stuprata.
La descrizione della scena, contenuta nei capi di imputazione, è raggelante. La giovane viene fatta sdraiare su un tavolo, in una stanza illuminata da fiaccole. Davanti a lei ci sono cinque uomini incappucciati e con tuniche bianche. Alla parete è appeso un crocefisso capovolto. L'unico a volto scoperto è il suo principale persecutore, il suo tutore. La ragazza viene violentata ripetutamente. Quanto accade dopo è irriferibile.
La messa nera è solo uno dei punti di approdo di un incubo iniziato per la ragazza subito dopo essere stata affidata alla coppia. Appena arrivata nell'abitazione dei due, a sedici anni, inizia a subire le attenzioni sempre più pesanti dell'uomo. La moglie, che inizialmente sembra non accorgersi di quanto accade, si rivela poi pienamente consapevole e complice delle perversioni del marito. La giovane viene soggiogata in tutti i modi, e costretta a rapporti sessuali che sfociano in una gravidanza. Il bambino nasce e dopo qualche tempo pare venga addirittura riconosciuto dal padre violentatore.
La nascita del bambino non mette fine alle persecuzioni, che proseguono e anzi si aggravano. Quando la ragazza riesce a allontanarsi e a rifugiarsi in un'altra regione viene individuata, raggiunta, narcotizzata e riportata in Lombardia, nuovamente nelle grinfie della coppia. Dall'ordinanza emerge un dettaglio che getta sulla storia una luce ancora più cupa.
Nello stesso periodo, nella stessa casa vive anche il giovane figlio della coppia.
Neanche lui è figlio naturale, è stato dato ai due in affido poi in adozione, porta il loro cognome. Ed in quel periodo è agli arresti domiciliari, indagato per violenza carnale in tutt'altra vicenda. Alla fine delle indagini viene condannato. Crescendo in quella casa è diventato stupratore anche lui, come se qualcosa di orridamente malsano si respirasse tra quelle mura già prima che arrivasse la sedicenne.
Ora i due aguzzini sono in carcere con l'accusa di sequestro di persona e di stupro di gruppo. Le accuse nei loro confronti sono suffragate da certificati medici e perizie. Soprattutto da loro, visto il tempo trascorso, dipende la possibilità di dare un nome agli altri colpevoli, i cinque mascherati sotto i cappucci bianchi che inneggiando a Satana devastavano una giovane vita.