1 - «L'ACCORDO È POSSIBILE, FERMIAMO LA DESTRA PUTINIANA RENZI IN COALIZIONE? NO»
Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”
Emma Bonino, secondo lei è ancora possibile un'alleanza della sua +Europa e di Azione di Carlo Calenda con il Partito democratico?
«Sì, è ancora possibile».
In base a cosa lo dice?
«Perché hanno deciso di rivedersi. E poi le nostre richieste mi sembrano super ragionevoli».
Pensa che il segretario dem Enrico Letta le ascolterà?
«Letta per più di tre anni non ci ha filato, era preso da un'attrazione totalizzante per i Cinque Stelle. Non ha mai voluto avere rapporti con noi, ci ha dato per scontati».
E quando vi siete risentiti?
«Giovedì scorso, ma è stato Franceschini che ha chiamato Benedetto Della Vedova».
E come pensa che dopo tutto questo si possa raggiungere un accordo?
«Perché la vita è lunga e a me non piace guardarmi indietro. Guardo sempre avanti.
E poi...».
Poi cosa?
«È inaccettabile dare un voto in più alla destra putiniana, meglio fare accordi. Bisogna capire l'importanza che queste elezioni hanno per il Paese e riflettere. Farsi una bella doccia fredda. Raffreddare il cervello. Compreso il mio. Dobbiamo pensare agli elettori».
benedetto della vedova carlo calenda
In che modo?
«Penso che gli elettori siano stufi marci di questi retroscena, di cose che lui ha detto e l'altro ha ripetuto. Mi annoio io, figuriamoci loro».
È vero che ci sono molti mal di pancia all'interno della vostra federazione per un'alleanza con il Pd?
«Che ci siano tentennamenti e polemiche, lo posso confermare».
Nella lettera al Pd avete scritto che i punti di divergenza sono su infrastrutture energetiche, reddito di cittadinanza, politiche fiscali e di bilancio: su cosa siete disposti a trattare?
«Ci si richiama a Draghi e alla sua agenda di governo, giustissimo. Per noi l'agenda Draghi non era per i prossimi 5 mesi ma per i prossimi 5 anni. Se ci si richiama all'agenda Draghi, per fare esempi concreti, non si può osteggiare l'installazione di due rigassificatori galleggianti, perché è un tema di sicurezza energetica nazionale. Così sul termovalorizzatore a Roma: la Capitale è in condizioni inaccettabili per quanto riguarda i rifiuti. Anche sul reddito di cittadinanza stiamo con Draghi: non cancellarlo ma riformarlo. Non un programma, ma poche cose chiare».
Non accettate chi non ha votato la fiducia a Draghi come Fratoianni e Bonelli, né partiti «improvvisati» come il nuovo progetto di Di Maio che invece sono ben accetti dal Pd. Quale può essere il punto di caduta per accettare la loro presenza?
«Chiariamo, non poniamo veti ai partiti. Abbiamo posto un tema politico: leader che hanno fatto un'opposizione dura a Draghi e alla sua agenda fin dall'inizio sarebbero difficili da votare come candidati comuni nei collegi uninominali. Sul proporzionale può essere diverso, una mediazione».
Calenda ha detto più volte che è disposto a non candidare nei collegi uninominali Mara Carfagna e Mariastella Gelmini che sono appena confluite in Azione. Ci sono altri nomi che potrebbero essere «sacrificati» per favorire un'alleanza?
«Non è una questione di sacrifici, ma di criteri politici. Sennò si torna a mettersi insieme solo "contro" e non funziona».
MARIASTELLA GELMINI - CARLO CALENDA - MARA CARFAGNA
Di Renzi cosa pensa?
«Un buon premier. Abile nel gioco politico. Non sempre siamo in sintonia, diciamo».
Lo vorrebbe in coalizione?
«No».
Ha consultato sondaggi per un'eventuale alleanza con il Pd? Oppure per una corsa di +Europa e Azione da soli come terzo polo centrista?
«No».
Come mai?
«Perché io, noi di +Europa non abbiamo un euro per commissionare sondaggi».
Lei ha posto il tema del voto ai fuorisede...
«Sono 5 milioni di persone, giovani, lavoratori, studenti lontani da casa bloccati per impegni vari: non possiamo lamentarci della scarsa partecipazione dei giovani alla politica e non permettergli di votare dove vivono. Con il presidente di +Europa Magi abbiamo presentato un'interrogazione al ministro Lamorgese perché intervenga con urgenza per sanare questo vulnus democratico».
2 - BONINO "NON VOGLIO DARE NEANCHE UN VOTO IN PIÙ A QUESTA DESTRA PUTINIANA"
Stefano Baldolini per “la Repubblica”
La senatrice di +Europa, Emma Bonino, è intervenuta a Metropolis, il format tv di Gedi condotto da Gerardo Greco, intervistata, tra gli altri, dal direttore di Repubblica Maurizio Molinari. L'aria è pesante, l'accordo sembra difficile. Gli spiragli di un accordo tra Calenda e Letta sembrano venire dal fronte radicale ed europeista di +Europa piuttosto che da Azione di Calenda.
È così?
«Premesso che questa legge elettorale è inspiegabile, e che domattina i due si incontreranno, viene difficile pensare all'agenda Draghi con Fratoianni che ha votato 55 volte no la fiducia a Draghi. Di cosa stiamo parlando? Non posso pensare ai no-tav, ai no-rigassificatori ai no-termovalorizzatori. Rispetto a Fratoianni e gli altri, ho una posizione diversa su queste cose.
Ma non c'è nessun aut aut, si può ancora trovare una soluzione. Ma il solo sospetto che, volenti o nolenti, in base alla legge elettorale, diamo un voto di più alla destra putiniana è una cosa che non voglio portarmi dietro come eredità politica. Perché è evidente, basta fare l'analisi dei collegi, che così sarebbe.E non è accettabile. Vediamo tutti di far una doccia, raffreddare il cervello che deve essere andato in ebollizione. Perché il problema è il dopo 25 settembre».
In palio c'è la posizione dell'Italia in Europa. Bisogna evitare che dalle elezioni esca fuori un governo sovranista, interlocutore di Orbán, per smantellare l'Ue dall'interno?
«È fondamentale evitarlo, ma io non riesco più a convincere nessuno a guardare oltre il Grande raccordo anulare, che il nostro caos non è il centro del mondo, che siamo inseriti in un contesto internazionale di grande pericolosità e di grande fragilità».
Se i punti di vicinanza non si trovano? Se sul rigassificatore, per esempio, persistono ostacoli dirimenti, che si fa, si va ognuno per conto suo? Qual è lo scenario alternativo?
«Io sono abbastanza dibattuta. Letta non ci ha filato per tre anni, alla rincorsa dell'amore perpetuo con i 5 stelle. Tre giorni fa si è svegliato, e Franceschini ci ha telefonato.
Insomma, anche Letta si deve rendere conto che la base del mio partito è completamente contraria.
Hanno fatto il taglio dei parlamentari e ci hanno promesso una nuova legge elettorale che non è mai arrivata. Per non parlare della riforma della giustizia. D'altra parte, c'è poi tutta la questione dei diritti civili, dello Ius soli, degli immigrati che sembrano essere spariti».
Avete un accordo con Renzi?
«Che c'entra Renzi con noi? Io normalmente non giro attorno alle domande. La risposta è: No!».
È evidente che c'è un problema di fattura delle liste.
«Preferirei un'alleanza più chiara anche con il Pd, ma non abbiamo posto nessun veto, abbiamo fatto delle richieste all'ultimo minuto perché solo ora ci hanno filato. Non mi piacciono i minestroni, anche se capisco bene cos' è un'alleanza elettorale. Però noi non mettiamo Gelmini o Carfagna negli uninominali, non capisco perché debba ingoiare Bonelli o Fratoianni. Degnissime persone, ma che la pensano in modo opposto al mio su sviluppo, lavoro, economia, Europa io non sono per la decrescita felice. È bene che ci chiariamo».
Quindi il problema non sarebbe il non candidarli, ma non candidarli negli uninominali?
«Esatto. È questo che sto dicendo».
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