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La più importante e decisiva domanda da farsi sul Russia-gate è: chi ha registrato l’audio dell’incontro di Savoini e compagni all’Hotel Metropol di Mosca? E’ nella logica delle cose che a salvare quella traccia in alta e chiarissima qualità siano stati gli amici di Putin, magari per premunirsi per un eventuale voltafaccia futuro di Salvini. Infatti l’audio è stato registrato a dicembre 2018 e ricicciato – visto che l’operazione da 65 milioni di euro non andò in buca - nel momento in cui si comincia a parlare della visita di Salvini a Washington e dei suoi vari incontri con l’ambasciatore Usa in Italia.
Ecco che, cinque mesi fa, una manina russa fa volare l’audio della registrazione in Italia. Ma lo scoop dell’”Espresso” non trova audience e muore lì. Dopodiché il Truce vola negli Stati Uniti e dopo gli incontri con Pence e Pompeo è più felice di una Pasqua: ora mi sento più forte di un toro, l’Italia deve imboccare la via di Trump, e altre entusiaste dichiarazioni subito recapitate a Mosca.
Dopodiché sbarca Putin in Italia e non ottiene dal governo gialloverde una parola contro le sanzioni europee alla Russia, ricevendo in cambio una insostenibile raccomandazione ad alleggerire la posizione in Crimea. Tornando a casa, la delusione dello zar Vlad è in queste parole: “Sono molto contento di aver incontrato il Papa e Silvio Berlusconi….”. Subito dopo Buzzfeed lancia la bomba audio del Metropol.
Ed è ovvio che la manina è russa. Ma il vero problema è un altro: tipini come Savoini e l’avvocato massone Gianluca Meranda dovevano essere consapevoli che gli amici di Putin avrebbero registrato l’incontro d’affari e politica. Lo fanno da sempre e qualsiasi habitué italico a Mosca lo sa perfettamente.
matteo salvini e gianluca savoini a villa abamelek
L’uomo chiave della storiaccia si chiama Ernesto Ferlenghi, un funzionario dell’Eni che da una vita vive a Mosca. Entra in contatto con Savoini perché mira ad essere l’uomo di riferimento italiano in Russia. Fino al fatal incontro con il leghista, Ferlenghi è sempre stato osteggiato dai funzionari dell’ambasciata italiana a Mosca perché considerato troppo filo-russo. Oggi è felice: via Salvini, viene nominato presidente del forum di dialogo Italia-Russia al posto di Luisa Todini, messa lì a suo tempo da Gianni Letta.
Tra l’altro l’ambasciata italiana aveva proposto come presidente del Forum un imprenditore che aveva attività con la Russia come Tronchetti Provera, tant’è che il suo uomo a Mosca, Aimone di Savoia, negli ultimi giorni diceva apertamente che era fatta per il presidente di Pirelli. Ma gli interventi di Salvini, via Savoini, hanno partorito la nomina di Ferlenghi.
E il lavoro di Ferlenghi ai fianchi di Salvini produsse subito una mirabolante dichiarazione a favore dell’Ad dell’Eni Claudio Descalzi, nei guai fino al collo con la Procura di Milano per lo scandalo Nigeria: “Lo stimo e ringrazio lui e l'Eni per quello che fanno in Italia e nel mondo”. E ancora: “Un sistema Paese dovrebbe tutelare le sue aziende migliori. Dico solo questo e non commento le sentenze”.
Ma sia Trump sia Putin non perdonano a Salvini il solito immortale vizio italico di tenere il piede in due scarpe e di non finire mai la guerra con il proprio alleato. Anche se politicamente si era abbastanza posizionato su Trump, il Truce sotto sotto ha sempre mantenuto aperti i rapporti con Mosca. Ma Donald ha offerto al leghista solo promesse e incitamenti a spaccare l’Unione Europea. Concretamente, nisba. E vista anche la sonora sconfitta al Parlamento Europeo, urge per Salvini un corso di politica internazionale.
Aimone di Savoia Aosta marco tronchetti provera descalzi