1. DIETRO L’INCHIESTA SU BERTONE E I 15 MILIONI ALLA LUX VIDE, C’È SEMPRE IL DEFENESTRAMENTO DI GOTTI TEDESCHI: IL BANCHIERE SI ERA INFATTI OPPOSTO AL PRESTITO 2. CACCIATO IL PRESIDENTE A MAGGIO 2012, LO IOR RESTA SENZA GUIDA. PRIMA DELLA NOMINA DI VON FREYBERG, E POI DELLE DIMISSIONI DI RATZINGER, I BERTONIANI DECIDONO L’OPERAZIONE SU RICHIESTA DI OPUS BERNABEI, “AL DI FUORI DEI PREZZI DI MERCATO” 3. PADRE LOMBARDI PRECISA CHE “L’INCHIESTA NON È PENALE”. PER ORA SI TRATTA DI UN FASCICOLO NELLE MANI DELL’AUTORITÀ DI INFORMAZIONE FINANZIARIA (AIF) E DELLO ‘SCERIFFO’ BRULHART. MA I PM DI ROMA STANNO INDAGANDO SULLE OPERAZIONI DELLA LUX 4. BERTONE RICORDA A TUTTI CHE HA “ANCORA SEI INCARICHI: QUESTA È LA PROVA DELLA SINTONIA CON PAPA FRANCESCO E GODO DI TUTTA LA SUA STIMA”. IL CARDINALE 80ENNE NON HA AFFATTO INTENZIONE DI MOLLARE LA FETTA DI POTERE CHE HA NELLA CURIA E TRA I VATICANISTI CHE, IN CAMBIO DI INFORMAZIONI, NON SI SONO MAI ACCORTI DI NULLA
1. BUFERA SU BERTONE BUCO DI 15 MILIONI
Paolo Rodari per âLa Repubblica'
Un'operazione da 15 milioni di euro per soccorrere un produttore televisivo del peso di Lux Vide (la serie di punta è don Matteo), e il cardinale Tarcisio Bertone finisce nella bufera. Quindici milioni che oggi mancano dal bilancio dello Ior. Quello stesso istituto che Papa Francesco vorrebbe dedicato soltanto ai poveri e alle esigenze della Chiesa in ogni latitudine del mondo.
à stata la Bild Zeitung a parlare ieri direttamente di un'inchiesta vaticana sull'ex segretario di Stato per appropriazione indebita. Anche se l'operazione finanziaria, parecchio contorta, sembra non avere violato norme della Santa Sede, almeno di carattere penale. E se il cardinale stesso si difende dicendo che «è tutto regolare», anche padre Federico Lombardi fa sapere che «non è in corso alcuna indagine di carattere penale da parte della magistratura vaticana ».
Certo, ciò non toglie che l'Autorità di informazione finanziaria (Aif), guidata Renè Bruelhart che proprio l'altro ieri aveva dichiarato in merito all'indagine di non potere «né confermare né smentire», non abbia fatti i debiti controlli e le opportune verifiche. Accanto ad essa, anche l'azione della procura di Roma e del nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza che hanno all'esame da tempo alcune operazioni finanziarie della Lux Vide, seppure non risulti che sia in corso una specifica indagine sul prestito dello Ior.
Tutto sembra sia iniziato nel gennaio del 2013. Era un periodo delicato per la Santa Sede. Mancavano pochi giorni alla rinuncia al pontificato di Joseph Ratzinger (11 febbraio), mentre lo Ior già da tempo navigava senza un presidente essendo stato dimesso il banchiere Ettore Gotti Tedeschi. Soltanto nelle settimane successive, arriverà la nomina del nuovo presidente, il tedesco Ernst von Freyberg.
Era in quel momento che stava per scadere un prestito in obbligazioni convertibili firmato tre anni prima da Intesa San Paolo. Bernabei chiese aiuto in Vaticano. E lo Ior, il cui consiglio di sovrintendenza era guidato dall'allora presidente ad interim, il tedesco Ronaldo Hermann Schmitz e composto tra gli altri anche dall'americano Carl Anderson e dallo spagnolo Manuel Soto Serrano, sempre secondo quanto riporta la Bild, rispose sottoscrivendo un pacchetto di obbligazioni convertibili per un importo milionario. Il tutto senza che nessuno avesse considerato come valida l'opposizione alla stessa operazione fatta propria tempo prima dall'ex presidente Gotti Tedeschi.
Era stato, infatti, il Fatto Quotidiano a rendere noto un memorandum riservato nel quale Gotti Tedeschi, rispondendo a una sollecitazione mossagli dal manager Marco Simeon (vicino a Bertone), spiegava che «il valore richiesto non è frutto di vere valutazioni di mercato».
Bertone, che il prossimo 2 dicembre compirà 80 anni, si è ieri difeso pubblicamente spiegando che «non c'è nessun problema riguardo a questa operazione effettuata con tutta regolarità » e approvata dagli organi preposti, in particolare dal «consiglio di sovrintendenza dello Ior il 4 dicembre 2013», quando cioè lo stesso Bertone era ancora a capo della commissione cardinalizia di vigilanza dell'istituto.
Bertone ha detto poi di «non capire il perché di questi attacchi della stampa» da parte della quale «c'è molta invenzione». E ancora: «Sono più citato di altri cardinali ma non ne so il motivo». Bertone ha anche detto di essere in assoluta «sintonia» con papa Bergoglio. «A parte i sette mesi nei quali sono stato al suo fianco come segretario di Stato io continuo a lavorare: domani ho una riunione con la Congregazione dei Vescovi, stamattina ne ho avuta una con quella del Culto divino. Mantengo sei incarichi, questo è la prova che sono in sintonia con Papa Francesco, godo di tutta la sua stima». Del resto, fa sapere il porporato, «con il Papa ci siamo visti, mi ha anche salutato sull'altare della Confessione con un sorriso speciale e mi vuole bene ».
2. DOPO RATZINGER LA PARABOLA DEL POTERE FINISCE NEI VELENI
Giacomo Galeazzi per "La Stampa"
Al passaggio di consegne con il successore Parolin ha definito il suo settennato alla guida della Segreteria di Stato «ricco e travagliato». E non c'è pace neppure adesso per Tarcisio Bertone, primo ministro di Benedetto XVI per 7 anni e poi, per sette mesi, di Francesco. Il porporato salesiano, che il 2 dicembre compirà 80 anni, è di nuovo all'attenzione della cronaca.
Una nuova «tegola» sul cardinale che soltanto un mese fa era stato al centro di una polemica legata alla sua nuova residenza in Vaticano, un appartamento di circa 600 metri quadri in un palazzo del piccolo stato, all'ombra di San Pietro. Ma di problemi Bertone ne ha avuti altri, come la vicenda legata all'eredità del marchese Gerini ai Salesiani, alla stagione dei veleni di Vatileaks, capitata durante il suo mandato e che lo ha visto protagonista di scontri, come quello con l'allora segretario generale del Governatorato, Viganò.
Critiche arrivarono anche per la «gestione» dello Ior, con la defenestrazione del «suo» presidente dell'Istituto, Ettore Gotti Tedeschi nel maggio 2012.
Già fidato collaboratore di Joseph Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della Fede, diventa segretario e numero due dell'ex Sant'Uffizio nel 1995. All'inizio del 2003 diventa arcivescovo di Genova e viene nominato cardinale.
Nel giugno 2006 papa Benedetto XVI lo nomina segretario di Stato, ruolo che ricopre dal 15 settembre 2006, succedendo al cardinale Angelo Sodano. Un incarico che prosegue, però, anche in regime di «prorogatio» fin dal compimento dei 75 anni di età , dal 2 dicembre 2009 insieme a quello di Camerlengo.
Proprio come Camerlengo gestisce la sede vacante dopo le «dimissioni» di Ratzinger dell'11 febbraio 2013. Lascia il suo compito il 15 ottobre 2013 (anche se l'annuncio dell'arrivo del suo successore mons. Pietro Parolin è del 31 agosto), dopo 7 mesi di collaborazione con Jorge Bergoglio.
Benedetto XVI ha fatto di lui un segretario di stato con amplissimi poteri, capace di gestire largamente le nomine, spesso criticato per la sua esuberanza e il suo attivismo. Il 7 febbraio 2014 viene sostituito dallo stesso Parolin nella commissione cardinalizia di controllo dello Ior: «La mia sostituzione insieme a quella di altri membri della Commissione Cardinalizia di vigilanza dello Ior, credo sia stata una decisione anche fisiologica - aveva spiegato allora - cambiando il Segretario di Stato, che negli ultimi decenni ha ricoperto il ruolo di Presidente, era naturale che cambiassi anche io».
Entrato giovanissimo tra i salesiani, è stato ordinato sacerdote nel 1960. Quinto di otto figli, ha compiuto i suoi studi medi a Torino, nell'oratorio di Valdocco, passando direttamente al noviziato di Monte Oliveto (Pinerolo) attratto dalla vocazione salesiana. Ha rivelato che quando incontra papa Ratzinger (che una volta paragonò a Franz Beckenbauer) «parliamo anche di calcio e mi chiede cosa ha fatto la mia Juventus».
Sul leghista Roberto Calderoli che aveva sfoderato una maglietta anti-islamica in tv provocando ribellioni violente: «Certe persone andrebbero mandate a fare i lavori forzati in Cirenaica, per capire il valore vero del rispetto».









