FRANCESCO OLIVO per la Stampa
MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CURLING
Le parole di Giuliano Amato sono un raggio di sole nell'orizzonte referendario. Martedì la Consulta si esprimerà sui sei quesiti sulla giustizia promossi da Lega, Radicali e nove consigli regionali governati dal centrodestra e le parole del neo presidente sembrano una buona premessa: «Dobbiamo impegnarci al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare», ha detto salutando gli assistenti di studio, aggiungendo poi, «è banale dirlo ma i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare ad ogni costo il pelo nell'uovo per buttarli nel cestino».
Quello che deciderà la Consulta non si sa, ma intanto Matteo Salvini ringrazia Amato «per il suo manifestato impegno a consentire il voto dei cittadini sui referendum, a partire da quelli importantissimi sulla Giustizia, evitando scorciatoie tese a ostacolare questo percorso di democrazia». Il segretario della Lega conclude così: «Sarebbe grave se qualcuno pensasse di ostacolare o rallentare una urgente, necessaria e condivisa riforma della giustizia». Il messaggio di Salvini potrebbe avere più destinatari, chi può «ostacolare» la consultazione popolare?
matteo salvini giorgia meloni meme by carli
Ovviamente i giudici della Consulta, ma non solo. Matteo Renzi dice che voterà sì, «ho firmato nel nome di Enzo Tortora», ma nel centrodestra, «sciolto come neve al sole» (copyright Salvini), c'è qualcuno pronto a intraprendere anche in questo campo strade diverse: Fratelli d'Italia, pur condividendo la maggior parte dei quesiti, non sembra intenzionato partecipare alla campagna referendaria in primavera.
Giorgia Meloni, che ha firmato quattro dei sei quesiti di Lega e Radicali, ha una strategia diversa: «Troviamo incomprensibile che questi temi, nell'acclamazione trasversale del discorso di Mattarella, non possano trovare rapida soluzione legislativa in Parlamento, facendo risparmiare centinaia di milioni di euro agli italiani», ha detto in un'intervista a La Stampa. Da qui la mossa: «Depositeremo in questi giorni una mozione in tal senso e vedremo chi ci sta o meno».
giorgia meloni matteo salvini antonio tajani
In sostanza Fratelli d'Italia vuole impegnare il governo a legiferare, accogliendo i quesiti (esclusi quelli sugli abusi della carcerazione preventiva e sull'abolizione della legge Severino) evitando di ricorrere alle urne, «se tutti sono d'accordo come dicono, votiamo in parlamento - dice Andrea Delmastro, responsabile giustizia di FdI -. Il nostro non è un boicottaggio del referendum, anzi, proprio quella prospettiva ha sortito un effetto positivo, sfruttiamolo». Ma nella Lega questa posizione suscita molti sospetti, i referendum sono un'occasione troppo importante per rilanciare un'agenda riformatrice, per cancellare i brutti ricordi delle trattative del Quirinale e per lanciare la corsa verso le amministrative di primavera (il voto dei Comuni potrebbe coincidere con quello referendario).
MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI
Così tentare di far saltare l'appuntamento viene visto di fatto come un sabotaggio, anche perché «non c'è il tempo per affrontare queste materie - dice Jacopo Morrone, avvocato e deputato leghista, uno dei più attivi nelle raccolta delle firme la scorsa estate -, i referendum sono uno strumento utile perché consentono a tutti di potersi esprimere. Mi stupirebbe molto se qualcuno volesse boicottarli». Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia della Lega, aggiunge: «I quesiti toccano questioni costituzionali, non si possono certo cambiare con un emendamento votato dal Parlamento». La sensazione di molti esponenti del Carroccio e di Forza Italia è che anche in questo caso Fratelli d'Italia voglia spaccare la maggioranza, mettendola davanti le proprie contraddizioni, viste le posizioni assai diverse tra centrodestra di governo e M5S (e in parte il Pd) su temi come la separazione delle carriere. Ora tocca alla Consulta, poi ci sarà tempo per dividersi.