Antonio Polito per il “Corriere della Sera”
Giancarlo Giorgetti, è vero che Salvini l' ha nominata responsabile degli Esteri perché è preoccupato dell' immagine internazionale della Lega e vuole cambiarla?
«Penso che abbia scelto me perché ho esperienza, ho le mie idee, e la politica estera non può essere frutto di improvvisazione. Bisogna essere pragmatici, il mondo cambia.
Si è guardato intorno e ha cercato qualcuno che avesse un' immagine di affidabilità.
Speriamo non si sia sbagliato».
Salvini ieri ha detto: non abbiamo la priorità di uscire dall'euro o dall' Europa? Vuol dire che è una scelta solo tattica?
matteo salvini giancarlo giorgetti lorenzo fontana
«No. Noi non vogliamo uscire. Ma non siamo più i soli a dire che molto deve cambiare. Per due ragioni: i trattati sono stati scritti in un'altra era geologica; l'epoca Merkel si avvia a conclusione. Così non si regge. Come si fa a competere con i colossi cinesi con le nostre attuali regole sugli aiuti di Stato? Come si fa ad avere un target del 2% di inflazione che oggi non si ottiene più neanche pompando moneta?».
Ma nel team dell'economia della Lega ci sono ancora Borghi e Bagnai, fautori dell'uscita dall' euro. Tenete il piedi in due staffe?
«Io sono il responsabile degli Esteri della Lega. E se dico che non usciamo, non usciamo. Punto».
Salvini ora dice che sull'immigrazione è meglio collaborare con l'Europa. Se tornerete al governo cambierete almeno i metodi?
«La politica di fermezza ha avuto risultati. Se ora l'Europa comincia ad accettare l' idea che l'Italia non può essere lasciata da sola, è grazie a Salvini. Se il ministro Lamorgese può andare a trattare in Europa è perché Salvini ha fatto il matto. Se la lezione è stata capita, si può e si deve collaborare».
giancarlo giorgetti vincenzo spadafora
In Europa contate poco perché siete nel gruppo con AfD e Le Pen. Entrereste in un gruppo con i conservatori, dove c'è già la Meloni?
«Per me si può fare anche domani. I tedeschi li conoscevamo poco, e nessun matrimonio è indissolubile. Ma non è questo il punto. Il punto è che farà la Cdu-Csu. Andrà a sinistra, verso verdi e socialisti? O si alleerà con i liberali? Da questo dipenderà la politica europea del Partito popolare. E noi dobbiamo essere "potabili" quando arriverà il momento. Per questo voglio che l' Europa ci conosca per quello che siamo e non per le etichette che ci affibbiano. Un partito di governo da vent' anni, non una banda di fascisti come stancamente e stupidamente ripete la sinistra».
Siete stati così filo-russi da finire con Savoini nello scandalo del Metropole. Salvini ha detto: «A Mosca sto meglio che a Bruxelles». È ancora così?
«Io sto meglio quando atterro a Londra, e a Mosca non ci sono mai stato. Ma la Russia è un Paese importante, sia per il commercio che per il suo peso strategico. Dunque dobbiamo avere rapporti buoni e proficui. Certo seri e formali, non dilettanteschi e carnevaleschi come nel caso che lei cita, in cui si è voluta individuare una ipotesi di reato».
GIANCARLO GIORGETTI E CLAUDIO BORGHI
Ora siete molto filo-americani. Siete d'accordo con Trump anche quando mette i dazi ai nostri prodotti o ci invita a partecipare a missioni di combattimento in Iraq?
«La correggo: siamo sempre stati filo-americani. Certo, Trump fa gli interessi dell'America. Sarebbe anzi giusto che anche l'Europa lo facesse, invece di andare in ordine sparso. Altrimenti i nostri prodotti prendono botte dall'America e anche dai partner europei. Io non contesto la difesa degli interessi nazionali, ma sul tavolo europeo noi metteremo anche i nostri. Se l' Europa salirà a quel livello, anche Trump ci prenderà più sul serio».
La Cina è un partner o un concorrente dell' Italia?
«Tatticamente un partner: non sono così sciocco da non vedere l' ìopportunità per il nostro export. Ma strategicamente è un concorrente, sfida il nostro mondo, che guarda all' Atlantico. Tra Usa e Cina non avremo mai dubbi».
I due governi Conte hanno perso influenza sulla Libia. Nel primo c' eravate anche voi. Dove si è sbagliato?
«La Libia era uno l'unico posto al mondo in cui la prima parola ce l'aveva l'Italia.
Non è più così. Il nostro governo fece poco. Quello attuale ha fatto disastri. E qualche cosiddetto alleato europeo non ci ha aiutato. D'altra parte, quando ci viene chiesto aiuto militare e noi non possiamo darlo, prima o poi qualcun altro si fa avanti».
Come giudica l'operato del ministro Di Maio?
«Sta cercando di impegnarsi: ma non ha armi, e la politica estera non si fa con i buoni sentimenti».
Nel 2022 si eleggerà il capo dello Stato. Draghi presidente gioverebbe alla proiezione internazionale dell' Italia?
«Quello che so è che Draghi è il personaggio italiano che in giro per il mondo potrebbe parlare con qualsiasi interlocutore al suo stesso livello. Se dovesse ritirarsi al mare o in montagna sarebbe una perdita per l'Italia».
Per rassicurare cancellerie e mercati, contemplereste l' ipotesi di un governo della Lega guidato da una personalità diversa dal vostro leader?
«Siamo un partito. Lavoriamo per portare il nostro leader a Palazzo Chigi. Per riuscirci servono consenso elettorale, e ne abbiamo in abbondanza, e capacità di interloquire con il potere nelle sue sedi internazionali, e qui dobbiamo imparare dai nostri errori. Potrei dire che dobbiamo usare questo tempo per farlo, se non fosse che l' Italia non ha tempo. Rinchiudersi nella Bastiglia come fa il governo Conte non servirà. Prima o poi toccherà a noi. Ma intanto il Paese va a rotoli e l' economia è a rischio, soprattutto dopo questa epidemia. L' Italia è una pentola a pressione. Non può durare a lungo così».