giorgia meloni usa bandiera usa

ASPETTATEVI DI TUTTO IN QUESTE SETTIMANE, USERANNO OGNI MEZZO PER TENTARE DI FERMARCI” - GIORGIA MELONI HA FIUTATO L’ACCERCHIAMENTO INTERNAZIONALE CHE, A DUE MESI DALLE ELEZIONI, RISCOPRE IL PERICOLO “FASCISTA” RAPPRESENTATO DA FRATELLI D’ITALIA - E SE LA MELONI RIVENDICA LE SUE CREDENZIALI E LA SUA "PRESENTABILITÀ" ALL'ESTERO RIBADENDO L'ATLANTISMO E LE SCELTE FATTE A FAVORE DI KIEV, PER IL “NEW YORK TIMES” È SOLO UNA “STRATEGIA DI MARKETING”, ACCUSANDOLA DI MESCOLARE “UNA FERMA POLITICA ESTERA ATLANTISTA E UN'AGENDA APERTAMENTE REAZIONARIA IN PATRIA”

Antonio Bravetti per “la Stampa”

GIORGIA MELONI

 

Con i «neofascisti» Fratelli d'Italia al governo l'Italia rischia un futuro «tetro». Il New York Times e il londinese Guardian mettono sotto la propria lente l'ascesa di Giorgia Meloni e parlano di «sviluppo allarmante» per il nostro Paese, ora che il governo è caduto e le elezioni si avvicinano. Il commento del New York Times, a firma di David Broder, definisce un «evento sismico» l'eventualità che per la prima volta «un partito di estrema destra arrivi alla guida di una grande economia dell'Eurozona». A scatenare il terremoto, per ora, è FdI, che non accetta le accuse.

GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI MATTEO SALVINI

 

«Con la campagna elettorale è ripartita, puntuale come sempre, la macchina del fango contro me e Fratelli d'Italia. Aspettatevi di tutto in queste settimane - ribatte Meloni su Facebook - perché sono consapevoli dell'imminente sconfitta e useranno ogni mezzo per tentare di fermarci. Se ci riusciranno o no, quello dipenderà da voi». Enrico Letta la pensa diversamente: «Contro Meloni non c'è nulla né di scorretto né di personale. Non condivido questo vittimismo. Ogni volta c'è qualcuno, c'è sempre un capro espiatorio».

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3

 

Il Guardian ricorre alla letteratura per raccontare che Mario Draghi, come «il Giulio Cesare di Shakespeare, è stato pugnalato alla schiena la scorsa settimana, vittima di un complotto della destra». Cui bono? Il latino lo usa il quotidiano britannico, che si domanda: «Chi ci guadagna da tutto questo? E' ovvio, i tre partiti di destra: i ribelli neofascisti Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi».

 

giorgia meloni dror eydar

Secondo il Guardian, tuttavia, «una vittoria populista dell'estrema destra questo autunno non è inevitabile. Se non altro, gli elettori potrebbero e dovrebbero punire Meloni ed i suoi alleati per aver causato questa crisi inutile e dannosa». E pure The Economist tre giorni fa titolava "Game over" la fine dell'esperimento Draghi per sbirciare oltre l'orizzonte gravato da nubi nere: Ready for the right? Pronti per la destra, che "solleverebbe gravi dubbi sulla capità dell'Italia di affrontare le riforme chieste dalla Commissione europea" in cambio del recovery fund?

GIORGIA MELONI.

 

Ignazio La Russa non ci sta e, intervistato a Mezz' ora in più su Rai3, ribatte: «Politicamente abbiamo precisi elementi per dire che ci sono ambienti italianissimi della cultura, del giornalismo, della politica, che stanno lavorando in combutta con ambienti della sinistra internazionale affinché li aiutino a non perdere, dicendo che c'è un pericolo di destra, un pericolo Meloni. Noi non perderemo un voto, ma è un modo per danneggiare l'Italia».

 

il comizio di giorgia meloni per vox, in spagna 1

Un complotto ordito dalla sinistra, un fuoco ordinato da Roma. E' la tesi Meloni, illustrata in un'intervista alla Stampa sabato: «Si stanno muovendo una serie di think tank che vanno in giro per dire che se vince la Meloni l'Italia viene risucchiata da un buco nero, io trovo questa strategia molto irresponsabile. Queste persone sanno benissimo che qui, se vince il centrodestra non c'è nessun terremoto, anzi. Come si è dimostrato con l'Ucraina non c'è nulla da temere».

 

GIORGIA MELONI E IL CARTELLO ELEZIONI SUBITO

Meloni rivendica le sue credenziali e la sua "presentabilità" all'estero ribadendo l'atlantismo di FdI e le scelte fatte a favore di Kiev in questi mesi di guerra. Per il New York Times, però, è solo una «strategia di marketing: una ferma politica estera atlantista e un'agenda apertamente reazionaria in patria».

 

Il quotidiano americano la accosta a Marine Le Pen e agli spagnoli di Vox, ricordando i toni del suo comizio in Andalusia. Che non sono piaciuti nemmeno al Guardian: «La posizione del suo partito "L'Italia prima di tutto", la retorica anti-migranti "tolleranza zero" e le opinioni arcaiche sulle questioni di genere otterranno voti facili, ma sono l'antitesi di una leadership responsabile e sensata».

 

Terreno su cui l'attacca anche Matteo Orfini (Pd): «Meloni e Salvini hanno cominciato la campagna elettorale coi soliti post su sicurezza e immigrazione, aggressivi e violenti nella loro migliore tradizione». Contemporaneamente, a ricordare la cerchia di alleanze internazionali di FdI, sui social riappaiono le foto che ritraggono Meloni con Steve Bannon, l'ex consigliere di Donald Trump, o le sue dichiarazioni a favore di Viktor Orban.

 

giorgia meloni 2

«Abbiamo ottimi rapporti», assicurava poco tempo fa. Qualche giorno fa, mentre cadeva il governo, Meloni spiegava ai militanti riuniti in piazza la sua visione dell'Europa, il suo programma una volta a palazzo Chigi: «Vi dicono che se il centrodestra, Fratelli d'Italia e Meloni arrivano al governo l'Europa è preoccupata. Certo che è preoccupata: se FdI, che è un partito di patrioti, arriva al governo, i pezzi d'Italia che ha svenduto il Pd ai francesi e ai tedeschi mica glieli svende».

 

Un tipo di europeismo che non piace a Stefano Ceccanti, deputato del Pd, che ha ripescato un'iniziativa di FdI del 2018: «Fratelli d'Italia contiene nel suo simbolo quello del Msi che non votò per la Nato nel 1949, Meloni ha presentato un progetto costituzionale per affermare il primato del diritto interno su quello europeo. Problemi del passato e anche del presente».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...