MENO MALE CHE SILVIO C’E’ - NELL’INCONTRO A VILLA CERTOSA, SALVINI E BERLUSCONI GETTANO LE BASI PER LA “FEDERAZIONE” TRA FORZA ITALIA E LEGA E PER L’ELEZIONE DEL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (ACCORDO DA CUI POTREBBE RESTARE FUORI GIORGIA MELONI) - IL TERRORE DEI PARLAMENTARI DI FORZA ITALIA: UN GRUPPO UNICO IN PARLAMENTO POTREBBE SIGNIFICARE LISTONE UNICO ALLE ELEZIONI. E PER MOLTI DI LORO VORREBBE DIRE TORNARE A CASA…

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Dagonews

Nell’incontro a villa Certosa con Berlusconi, Matteo Salvini ha compreso che la “benedizione” del Cav è indispensabile per la sua agibilità politica in Europa e l'approdo al Partito popolare europeo. La federazione di Centrodestra serve anche a orientare le strategie in vista dell'elezione, a febbraio 2022, del prossimo presidente della Repubblica. L’accordo sul Colle potrebbe restare un “affare riservato” di Lega e Forza Italia, con Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia fuori dai giochi. In un progetto di avvicinamento all’Ue, a Bruxelles e ai "poteri forti" che la politica italiana la orientano e la determinano, si vocifera che Salvini potrebbe anche decidere di sostenere l'eventuale candidatura di Marta Cartabia per il Quirinale...

 

LA ROADMAP DI BERLUSCONI E SALVINI "FEDERAZIONE, POI GOVERNO E FLAT TAX"

Federico Capurso per “la Stampa”

 

È la prima volta di Matteo Salvini a villa Certosa. Il segretario della Lega arriva nel tardo pomeriggio, accompagnato dalla fidanzata Francesca Verdini, nella residenza sulla costa di Porto Rotondo del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Due settimane fa era stata la volta di Giorgia Meloni, in visita con Ignazio La Russa, e anche stavolta il Cav. ha allietato i suoi ospiti con un tour della tenuta a bordo della sua golf car. Un giro nel grande parco che circonda la casa, tra le statue, la piscina circondata dai cactus, il lago artificiale.

 

Poi la cena, con menù a base di riso e pesce, per accompagnare la discussione sull'Afghanistan, le prospettive del governo e, soprattutto, il progetto di una federazione di centrodestra. Tutto in un clima «di grande amicizia», come sottolineano entrambi, facendo sembrare lontani anni luce gli scambi di ruvidezze del passato. Il progetto dei due leader non vede, nel breve periodo, la nascita di un partito unico.

 

Sono troppe le resistenze interne, soprattutto tra i forzisti, e per ora si preferisce condividere un calendario di iniziative che scandiranno il progressivo avvicinamento nei prossimi mesi. Si vuole costruire una «federazione tra le forze politiche di centrodestra che sostengono il governo - si legge nella nota congiunta diramata al termine dell'incontro - e rendere ancora più efficace e incisiva la collaborazione».

 

Il percorso dovrebbe portare alla fusione dei due gruppi parlamentari, con portavoce unici. A ognuno spetterebbe una delle due Camere e con scadenze brevi, almeno in un primo momento, così da potersi alternare. Diventerebbe così il gruppo più corposo del Parlamento: 209 deputati e 114 senatori. E otterrebbe, quindi, un peso diverso nelle trattative all'interno della maggioranza, perché sebbene Berlusconi e Salvini sostengano di essere «soddisfatti dei risultati raggiunti dal centrodestra in questi mesi di governo», c'è anche la convinzione che qualche cosa in più si sarebbe potuta strappare.

 

Il processo di avvicinamento tra le due forze, per Berlusconi, deve comunque procedere senza accelerazioni improvvise. Il più forte cruccio del presidente azzurro riguarda la compattezza della coalizione di centrodestra. Ha bisogno di unità, in vista dell'elezione del Capo dello Stato. Specie dopo le parole di Salvini, che lo ha designato «candidato naturale del centrodestra». È per questo che fa sue le preoccupazioni dei parlamentari forzisti, come anche quelle di Giorgia Meloni. In Forza Italia c'è agitazione, perché se alle elezioni il gruppo del «centrodestra di governo» dovesse competere con una lista unica, per molti azzurri una ricandidatura diventerebbe impossibile.

 

E, dall'altra parte, anche la gara di Meloni per la leadership del centrodestra si farebbe ostica. Serve tempo e pazienza, dunque, per arrivare uniti all'appuntamento quirinalizio. I due leader, che hanno modo di fissare già la flat tax come il primo punto del prossimo programma di governo della federazione, lasciano spazio nella conversazione anche alla questione afghana. Si dicono entrambi «molto preoccupati» e condividono la necessità di un «duplice intervento».

 

Per mettere innanzitutto in sicurezza gli afghani che hanno collaborato con l'Italia a Kabul. E poi chiedono che la comunità internazionale «intervenga rapidamente per evitare che la fuga dai talebani si trasformi in un esodo disordinato». Ma soprattutto, che questa crisi si trasformi in una opportunità per la Cina di rafforzare il suo disegno egemonico. Anche sulla politica estera, che un tempo li avrebbe visti divisi, ormai c'è sintonia. Un altro piccolo passo verso la federazione.

 

 

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