Estratto dell’articolo di Paolo Valentino per “il Corriere della Sera”
Torna a dividere il governo tedesco, la vendita di una quota di uno dei terminal del porto di Amburgo al gruppo cinese Cosco. Fatta passare in ottobre, grazie a una forzatura del cancelliere Olaf Scholz, già borgomastro della città anseatica, l’operazione è di nuovo nel mirino dei suoi alleati verdi e liberali, dopo che le autorità di sicurezza hanno dichiarato il terminal Tollerort «infrastruttura critica».
Dubbi sull’acquisto da parte cinese di parte del più grande porto tedesco si inseriscono nel più generale dilemma strategico sui rapporti con Pechino, che non solo divide l’Europa al suo interno, ma la pone anche in rotta di collisione con gli Stati Uniti.
L’amministrazione Biden continua a premere sui Paesi dell’Ue, in particolare su Germania, Francia e Italia, perché allentino i loro legami economici e tecnologici con la Cina. Sia Parigi che Berlino intendono però proteggere gli interessi dei rispettivi sistema-Paese. E il caso del porto di Amburgo è un esempio da manuale.
Inizialmente, la quota di Tollerort da vendere a Cosco doveva essere del 35%, ma l’opposizione di ben sei ministeri (Interni, Esteri, Difesa, Economia, Finanze e Trasporti) aveva spinto Scholz, favorevole all’operazione che è promossa dal governo regionale di Amburgo a guida socialdemocratica, a superare le resistenze facendo abbassare la quota al 24,9%, che impedirebbe ai cinesi di esercitare una minoranza di blocco nelle decisioni strategiche. Ma la riclassificazione come «infrastruttura critica» ha cambiato la situazione.
[…] Il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, spinge per ridurre ulteriormente la quota da cedere ai cinesi. Se anche gli altri ministri sostenessero la sua richiesta, questa potrebbe scendere dal 24,9% al 9,9%. [...]
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