STAPPA UN PRODINO! ROMANO PRODI ARRIVA A ROMA, ABBRACCIA ELLY SCHLEIN E SPARA ALZO ZERO: “L'OPPOSIZIONE NON E' FORTE, DEFINIRE IL M5S SINISTRA È DIFFICILE. I PENTASTELLATI INSEGNANO UNO STRANO POPULISMO” - "URSULA? DOVEVA FARE L’ASSICURATRICE: L’HA FATTA PER SE STESSA E HA FUNZIONATO. GIORGIA MELONI? PIACE IN USA PERCHÉ OBBEDISCE" – "TRUMP? IL SUO MAESTRO E’ STATO BERLUSCONI” - E POI ATTACCA ANCHE BIDEN: “LA GRAZIA AL FIGLIO È UNA ROBA DA MATTI” - LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SCRITTO CON MASSIMO GIANNINI
Serena Riformato per “la Repubblica” - Estratti
Due baci sulla guancia, un lungo abbraccio, uno scambio di battute veloci, sorrisi larghi.
Quando la segretaria del Partito democratico Elly Schlein saluta Romano Prodi nella sala affrescata della libreria Spazio Sette di Roma, i due si sono già visti appena qualche ora prima.
A sorpresa, su invito del responsabile Esteri del partito Giuseppe Provenzano, il padre nobile dei democratici ha passato il pomeriggio a Largo del Nazareno dove si teneva il seminario a porte chiuse “L’Europa nel mondo in fiamme”. Sorpresa nella sorpresa, non era l’unico ex presidente del Consiglio del centrosinistra fra i 130 presenti in sala. A qualche fila di distanza, sedeva Massimo D’Alema, che in veste di presidente della fondazione Italianieuropei ha preso il microfono per un discorso sulla globalizzazione degenerata.
La segretaria dem fa gli onori di casa, saluta entrambi, chiacchiera soprattutto con Prodi. Dal tavolo dei relatori, prima di chiudere, invita il professore a fare un intervento e lui consegna alla platea parole dell’allarme sulla nuova commissione von der Leyen (alla presentazione, qualche ora dopo, picchierà durissimo: «Doveva fare l’assicuratrice nella vita. L’ha fatta per se stessa e ha funzionato »).
(...) Negli ultimi giorni, in più di un’intervista, Prodi non ha risparmiato qualche notazione dialettica all’opposizione («Non è forte», «non basta criticare, bisogna proporre»), ma nel Pd nessuno vuole definirle «critiche»: «Al massimo è uno sprone», dice un alto dirigente. Nel dialogo con l’editorialista di Repubblica Massimo Giannini, la vicedirettrice della Stampa Annalisa Cuzzocrea e l’ex direttore del Corriere Paolo Mieli, il professore ha solo parole di miele per il Pd, fresco vincitore ad Anzio e Nettuno, che è come «se la destra vincesse a Sassuolo».
La debolezza dell’alternativa al governo, Prodi la imputa altrove, con una battuta affilata: «Definire il Movimento 5 stelle di sinistra è difficile». La ricetta per il Pd, invece, l’ex premier la va indicando da tempo: costruire un programma condiviso con le altre forze di centrosinistra, ma anche aperto al civismo. Come fece lui nel 1996, quando girò l’Italia in bus.
Che cos’è il pullman di oggi? «È una grande discussione in rete», dice Prodi: «Prendiamo un tema alla settimana, di quelli di cui parliamo a casa». Dall’ultima direzione nazionale dem, la segretaria insiste anche con gli alleati perché facciano questo salto: mettersi al tavolo ora strutturarsi insieme, senza aspettare le prossime elezioni. Riprendersi gli elettori casa per casa, la sfida su cui più insiste il professore: «Se riesci a coinvolgere la gente in un momento in cui non hai più partecipazione, vinci».
PRODI NE HA PER TUTTI: «URSULA? DOVEVA FARE L’ASSICURATRICE. MELONI? PIACE IN USA PERCHÉ OBBEDISCE»
Estratti da open.online
Romano Prodi, alla presentazione a Roma del libro Il dovere della speranza, scritto con Massimo Giannini, è un fiume in piena. Attacca tutti. Della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, confermata al suo secondo mandato con un voto risicato, dice: «Doveva fare l’assicuratrice. È stata perfetta a fare un contratto di assicurazione. Le è andata bene». Mentre spiega così i buoni rapporti della premier Giorgia Meloni con l’establishment Usa: «Lei piace perché obbedisce».
Ursula assicuratrice dell’Unione europea
«La maggioranza precedente era meglio, ma c’è stata una divisione, per cui ha funzionato l’assicurazione. Ha fatto un contratto di assicurazione». Il Professore commenta così la conferma di von der Leyen a presidente alla guida della Commissione europea. Un voto che fino a luglio sembrava scontato. Poi, a causa delle turbolenze delle ultime settimane sui vicepresidenti Teresa Ribera e Raffaele Fitto, è apparso in bilico. E l’ex ministra della Difesa tedesca l’ha spuntata per una manciata di voti. Infatti, la sua commissione è passata al vaglio dell’Eurocamera con il 51,4% delle preferenze.
«La grazia di Biden a suo figlio? Roba da matti»
Critiche anche verso l’altra sponda dell’Atlantico. Nel mirino di Prodi c’è il presidente Usa uscente, Joe Biden. Il fondatore de L’Ulivo critica la scelta di graziare il proprio figlio: «È una notizia che mi ha sconvolto. Allora si spiegano le resistenze di Biden, come mai la famiglia non abbia spinto al ritiro. Una roba da matti, detto con un linguaggio da bar». E aggiunge anche: «Questa democrazia famigliare è un problema serio per la nostra democrazia».
«Berlusconi è stato maestro di Trump»
«Se Berlusconi è stato maestro di Trump? Sì, lo penso veramente, tutti gli atteggiamenti sono molto simili». L’ultima eredità del Cavaliere sarebbe il neopresidente eletto Donald Trump, secondo Prodi. L’Italia come modello politico. Un ricorso storico già evidente nel Novecento: «L’Italia è un piccolo Paese, ma Mussolini è stato maestro di Hitler», sostiene. Anche il Movimento di Beppe Grillo, per Prodi, ha fatto scuola: «I 5 Stelle insegnano uno strano populismo e ora addirittura i francesi ci copiano i governi tecnici».
ursula von der leyen giorgia meloni - foto lapresse
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