DAGOREPORT
URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI - ILLUSTRAZIONE DI POLITICO
Entro stasera, una tranquilla Ursula von der Leyen (grazie all’accordo con i Verdi, portatori di 54 voti a suo favore), aspetta una telefonata di Giorgia Meloni, curiosa di conoscere quale sarà domani alle ore 13 il voto dei 24 europarlamentari di Fratelli d’Italia: a favore della sue rielezione a presidente della Commissione oppure avranno libertà di voto.
In ambedue le opzioni le truppe del partito dei Due Meloni (Giorgia e Arianna), abituati a un regime di sudditanza militare, saranno costrette ad accettarle. Diverso, invece, potrebbe essere la reazione dello zoccolo duro, post-fascio, che ricorda bene le parole della premier all’indirizzo dell’Unione Europea (“La pacchia è finita”) o il più recente “Mai con i socialisti”, alleati del Partito Popolare insieme al detestato Macron, a capo dei liberali.
giorgia meloni guarda in cagnesco emmanuel macron g7 2
D’altro canto, un voto esplicito alla sua amica tedesca di tanti viaggi potrebbe risolvere o attenuare qualcuno dei tanti guai economici che attendono il governo Ducioni al ritorno dalle vacanze estive.
A settembre, gettato alle spalle il duello infernale delle elezioni europee, la riforma del premierato e l’autonomia differenziata torneranno in una dimensione più sfumata, perché irromperà sulla scena il ciclone della finanziaria, diventata un cappio al collo con le regole del nuovo Patto di Stabilità, che Meloni spera di alleggerire accodandosi al deficit della Francia.
giorgia meloni alla conferenza programmatica di fdi a pescara 3
Se la situazione economica del paese dovesse aggravarsi e aumentassero ancor di più le diseguaglianze tra ricchi e poveri, la Ducetta si troverà ad affrontare per la prima volta un elettorato deluso e incazzato. E lei sa bene che in Italia, finita l’epoca del collante ideologico, la scheda elettorale è mobile: il voto di protesta ha prima premiato i grillini del M5S, poi ha traslocato a favore della Lega di Salvini, quindi è approdato tra le braccia tese di Fratelli d’Italia.
arianna meloni conferenza programmatica fdi pescara
A settembre, con il trasloco di Fitto commissario a Bruxelles, e l’eventuale caduta della Santanché dal dicastero del Turismo, potrebbe aprirsi per Meloni uno scenario per nulla gradito: il rimpasto del governo. All’indomani della costituzione della Fiamma Magica (Giorgia, Arianna, Scurti e Fazzolari), i fratellini d’Italia che avevano raggiunto, come Donzelli, posizioni apicali nel partito, ora si sentono esclusi.
Ma, prima di correre con la ciambella e la paletta al mare, attende la Ducetta un’altra bruttissima questione: il nuovo assetto della Rai. Più volte rinviato per la sua capacità di far deflagrare la maggioranza di governo, venerdì prossimo dovrebbe planare sulla scrivania della Melona a Palazzo Chigi, dove sarà probabilmente l’Ad in pectore Giampaolo Rossi per vedere insieme la composizione delle caselle, e già si preconizza il sacrificio di qualche esponente di Tele-Meloni (Mellone?).
Dopodiché, partirà la settimana prossima la piedigrotta di botti e vaffa con la convocazione di Salvini e Tajani, con il leader della Lega pronto a fare casino per ottenere la poltrona della Direzione Generale per qualcuno dei suoi (Antonio Marano). Una nomina a cui Rossi si oppone a piedi giunti: non vuole nessuno che possa fargli ombre o mettergli il bastone tra le ruote.