ferdinande cheval palais palazzo ideal ideale

POTERE ALL’IMMAGINAZIONE: LA GRANDE STORIA DEL “PALAZZO IDEALE” DEL POSTINO FERDINAND CHEVAL – NON ERA UN ARTISTA, NÉ UN ARCHITETTO, E NON È MAI USCITO DAL PAESELLO DI HAUTERIVES, IN FRANCIA. EPPURE, GRAZIE ALLE CARTOLINE CHE CONSEGNAVA PER LAVORO, HA REALIZZATO UNA SUPER-ARCHITETTURA CHE CONTIENE IN SÉ TUTTI GLI EDIFICI DEL PIANETA – RIELLO: “L'ARTISTA-NON-PROFESSIONISTA CHE INCARNA I SOGNI DI UNA PICCOLA COMUNITÀ SEMI-ISOLATA SEMBRA RIFLETTERE PERFETTAMENTE I PARAMETRI CURATORIALI PIÙ AGGIORNATI DELL'ARTE CONTEMPORANEA. E INFATTI…”

 

Facteur Cheval e il suo "Palazzo Ideale"

Antonio Riello per Dagospia

riello cartolina

 

E' difficile immaginare un villaggio francese più sperduto di Hauterives, siamo nell'Alvernia a un'oretta di auto da Valence. Eppure è proprio questo il luogo dove si trova uno dei grandiosi prodigi dell'artistica Modernità.

 

Qui, nel terreno davanti casa sua, Ferdinand Cheval (1836-1924), ha realizzato una incredibile Opera-Mondo che lo ha tenuto impegnato per circa 34 anni (la partenza del progetto data 1879). L'ha chiamata il "Palazzo Ideale" ed è in effetti una straordinaria e unica costruzione architettonica (misura 26 metri di lunghezza, 14 di larghezza ed è alta circa 10 metri).

 

Cheval non era né un intellettuale né un artista o un architetto, e in pratica non è mai uscito dal suo paesello. Faceva il postino, lavoro che lo portava a camminare per circa 35 kilometri, 6 giorni alla settimana, al fine di consegnare la posta. Lungo il percorso le conchiglie fossili e le pietre dalla forma bizzarra in cui si imbatteva lo affascinavano, e così inizia a portarsele a casa (tanto è vero che inizia a girare con appreso una carriola). Recapita spesso cartoline che provengono soprattutto dalle colonie francesi (Nord Africa, Africa Centrale, Indocina, Oceania).

 

ferdinand cheval

Le cartoline postali per lungo tempo sono state, potremmo dire, il precursore analogico di Instagram: per Cheval quei lontani luoghi (con le loro misteriose architetture) un po' alla volta, consegna dopo consegna, diventano sempre più familiari. Ne è insomma enormemente incuriosito. Si abbona a due riviste illustrate settimanali, molto popolari all'epoca, che completeranno il suo fervido immaginario: "Le Magasin Pittoresque" e "Les Veillées des chaumières".

 

Inizia a pensare ad una sorta di super-architettura che sappia contenere tutti i tipi di edifici del pianeta: una vera enciclopedia delle civiltà. Appunto una meravigliosa Opera-Mondo (con quel saldo positivismo ottocentesco che sembra tanto mancare ai nostri giorni....).

 

palais ideal 22

All'inizio fatta solo di pietre locali, frammenti, sassolini  e malta, nella fase finale viene usato anche il cemento. Non si tratta di una casa abitabile  ma di un complesso edificio visitabile nel quale si segue un percorso quasi labirintico che sale e scende.

 

Grandioso e suggestivo. Ci sono le rappresentazioni in scala di pagode, moschee, templi greci e indù. E molto altro ancora. Pieno di accenni botanici e zoologici di stampo esotico (vengono subito in mente sia Emilio Salgari che Le Douanier Rousseau). Sulle pareti  compaiono di frequente delle scritte con un sapore molto particolare che in parte riflettono l'etica del tempo ( "Travail. Ordre. Economie", ) e in parte sono un poco auto-celebrative ("Cette Merveille dont l'auteur peut être fier sera unique dans l'Univers").

 

palais ideal 18

Una decorazione implacabile avvolge sia gli interni che gli esterni. In qualche punto affiorano memorie di templi tantrici in qualche altro suggestioni che richiamano la Grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli a Firenze. L'atmosfera aleggia assoluta ammirazione per la determinazione dell'autore e meraviglia per la impressionante ed eclettica potenza della sua creazione.

 

Il "Palais Ideal du Factor Cheval" è ovviamente il frutto di una visionaria ossessione. Sostenuta da una dedizione eccezionale e un impegno quasi eroico. Una summa geografica totalmente basata su materiale indiretto e un sincretismo forse ingenuo ma dagli esiti felici. Ma Cheval non è affatto un folle, uno "fragile di nervi", un reietto o banalmente un sempliciotto.

 

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E' un figlio della Francia piccolo-borghese di fine '800: orgoglioso, disciplinato e intraprendente. Ha una famiglia e un lavoro rispettato. Ha quasi la tempra di un affarista. Infatti ad opera finita inizia rapidamente a organizzare visite (a pagamento) della sua opera. La fa fotografare da un fotografo professionista (che tenterà di imbrogliarlo, ma non ci riuscirà) e procede a pubblicare cartoline che rivende e che verranno spedite a migliaia (appunto una sorta di efficace pre-Instagram).

 

Insomma è ben conscio della portata di quello che ha fatto. Il suo essere un "dilettante" dell'Arte comunque all'inizio ha relegato la sua creazione nella categoria delle "curiosità", una sorta di piccola Disneyland della sua epoca. Ovvero, detto nel gergo accademico, un esemplare (e rilevante) esercizio di "Arte Spontanea".  

 

Ma quando suona l'ora delle Avanguardie Storiche Hauterives diventa un luogo mitico, sono infatti in molti a rendere onore alla sua realizzazione. Pablo Picasso scrive: "il Postino Cheval è un nostro fratello...." e la sua compagna e musa, Dora Maar, fa delle bellissime foto in bianco e nero del Palais Ideal.

 

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Antonin Artaud, Max Ernst e Salvador Dalì vanno pazzi per questa invenzione situata nella provincia profonda e ci vanno in laico pellegrinaggio. Per Jean Dubuffet era un essenziale punto di riferimento. André Malraux, da Ministro della Cultura di Francia, nel 1975 la eleva a Monumento Storico Nazionale.

 

In tempi più recenti Harald Szeeman dichiara che il Palais Ideal è il legittimo capostipite del Surrealismo e ne fa realizzare un modello in scala 1:10 per la Biennale di Lyon del 1997. Laure Prevost pone l'opera di Cheval al centro del suo progetto per il padiglione francese della Biennale di Venezia del 2019.

 

Il grande pubblico lo scopre finalmente nel 2017 con l'uscita del film "L'INCROYABLE HISTOIRE DU FACTEUR CHEVAL" di Nils Tavernier (con la partecipazione di Jacques Gamblin e Laetitia Casta).

 

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Oggi l'improbabile avventura di Ferdinand Cheval suona ancora più interessante e attuale che mai. Infatti l'artista-non-professionista che incarna (genialmente a suo modo) i sogni di una piccola comunità semi-isolata sembra riflettere perfettamente i parametri curatoriali più aggiornati dell'Arte Contemporanea. E infatti il sito stesso negli ultimi anni ha iniziato ad ospitate delle installazioni artistiche appositamente dedicate. Rebecca Horn, Agnès Varda, Jean-Michel Othoniel sono solo alcuni dei nomi coinvolti.

 

PS Che nostalgia delle vecchie cartoline (e dei loro insospettabili poteri!)

 

 

 

 

 

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