quartier generale pfizer a new york
Articolo di Alexis Papachelas per "Kathimerini", pubblicato dal “Corriere della Sera” - Traduzione di Rita Baldassarre.
Questa intervista è uscita sul giornale greco "Kathimerini" il 15 giugno 2020
Albert Bourla, originario di Salonicco, è il ceo della più grande casa farmaceutica mondiale. Ci parla dalla sua casa di New York.
Ci sarà un vaccino per il Covid-19? E quando?
«Qualche mese fa me lo chiedevo anch' io, se saremmo riusciti a sviluppare un vaccino. Adesso mi chiedo soprattutto quando lo avremo. Molte case farmaceutiche hanno unito gli sforzi per creare un vaccino e la Pfizer è una di queste.
Auguro a tutte di riuscirci, perché i dottori dovranno avere la possibilità di scegliere e i quantitativi necessari saranno difficili da produrre da parte di una sola azienda, per quanto grande, come la Pfizer. La ricerca viene svolta in collaborazione con la Fda americana e con l' Agenzia europea del farmaco.
Se tutto procederà come ci aspettiamo, per l' autunno avremo un vaccino sicuro ed efficace, approvato dalle autorità del farmaco in America, in Europa, in Giappone e in altri Paesi che ne garantiranno sicurezza ed efficacia, e saremo in grado di fornirne diversi milioni di dosi.
Per far questo, occorre procedere in modo del tutto diverso dai protocolli convenzionali. Ci siamo sobbarcati un rischio finanziario immane, nel seguire tutte le fasi dello sviluppo in parallelo, anziché in successione. Ciò significa che se qualcosa improvvisamente non funziona, l' intero sistema va in fumo, e avremo sprecato denaro e risorse scientifiche inutilmente. Se la fortuna ci assiste, noi e l' umanità intera, e il vaccino funziona, avremo le dosi necessarie all' inizio della stagione autunnale e invernale. So benissimo che esiste una linea sottile tra "sicuro" e "abbastanza sicuro".
"Abbastanza sicuro" è una definizione impropria, perché la sicurezza viene al primo posto. Il vaccino dovrà essere completamente sicuro. Ma funzionerà? Se viene testato su 10 mila persone, hai un certo margine di fiducia prima di distribuirlo. Ma se l' hai testato solo su cinquemila persone, la certezza è minore.
Se lo provi su un milione di persone, si può verificare la presenza di effetti indesiderati. I nostri requisiti di sicurezza sono altissimi. Quando si parla di effetti indesiderati, ci riferiamo al dolore locale nel punto dell' iniezione e alla comparsa di febbre nei giorni successivi, che vogliamo eliminare».
Si parla molto dei cambiamenti accelerati dalla pandemia. Mi riferisco al lavoro a distanza e ad altre novità in questo campo.
«Sì, questa crisi ha confermato la tesi di Obama, che amava ripetere "mai sprecare le buone occasioni che una crisi ci presenta". Credo che avremo molto da imparare dalla pandemia. Come prepararci, per esempio.
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Persino Paesi molto avanzati non disponevano di letti a sufficienza in terapia intensiva, o non avevano ventilatori in magazzino. Ma abbiamo imparato anche il valore e il potere della scienza. Abbiamo imparato ad apprezzare l' importanza degli investimenti nella scienza. E anche l' importanza dell' iniziativa privata.
Perché non credo che un' entità pubblica avrebbe potuto muoversi con le risorse e la flessibilità del settore privato. Abbiamo anche imparato che ci sono altri modi di lavorare, specie in quei Paesi dove gli spostamenti tra casa e lavoro richiedono un' ora e mezza di tempo. Tempo sprecato, quasi sempre. Non credo che si arriverà a eliminare gli uffici, ma non sarà necessaria la presenza in azienda tutti i giorni. I lavoratori saranno più contenti e più produttivi».
La sede di Pfizer a Puurs in Belgio
Gli Usa e l' Europa hanno lavorato in contemporanea allo sviluppo del vaccino, ma sarà accessibile a tutti?
«I cittadini dei Paesi avanzati, come Usa, Europa, Giappone, Corea, Australia, che hanno un sistema sanitario nazionale, con ogni probabilità avranno il vaccino gratuitamente. I governi nazionali acquisteranno il vaccino dai produttori e finora non sembrano preoccupati della spesa, perché i danni economici causati dalla pandemia superano di gran lunga il costo del vaccino.
Detto questo, le leggi del libero mercato non possono applicarsi a un caso eccezionale come questo. Non posso imporre un prezzo per il vaccino al governo tedesco, o americano, o greco, a seconda dei benefici economici che ne deriveranno, perché allora il costo sarebbe altissimo e non è giusto.
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Se ci sarà un vaccino, noi siamo pronti a fissare un prezzo in linea con quello di tutti i nostri vaccini. Gli ostacoli saranno di natura infrastrutturale. Per esempio, il vaccino al quale stiamo lavorando, specie per la prima generazione in produzione, dovrà essere trasportato a una temperatura di - 80°C. Occorrono infrastrutture specializzate e ben pochi sono i Paesi africani che le possiedono. Sono questi i problemi che stiamo cercando di risolvere. Il nostro obiettivo è quello di distribuirlo in contemporanea in America e in Europa, non appena sarà pronto».
PFIZER BIONTECH pfizer 2 PFIZER BIONTECH 1 albert bourla 3 La sede di Pfizer a Puurs in Belgio