Racconta oggi Giovanni Pons su ''Repubblica'' che gli investitori istituzionali si oppongono duramente all'accordo raggiunto tra governo e Atlantia sul futuro di Autostrade. A esporsi con una lettera è Christopher Hohn che attraverso il fondo inglese TCI gestisce circa 35 miliardi di dollari. Ha il 6% di Atlantia e ora non ci sta a vedere i Benetton messi all'angolo e con la pistola puntata alla testa.
Soprattutto senza un prezzo "fair" che soddisfi tutti gli azionisti. (…) Cdp, essendo controllata dal Tesoro, è infatti in pieno conflitto di interesse e i vertici di Atlantia, sotto schiaffo, non possono negoziare un prezzo equo. Dunque Hohn propone due soluzioni. Nominare un advisor indipendente e internazionale, non legato ad Atlantia o al governo, che raccolga in maniera trasparente le offerte di tutti quegli investitori che sarebbero disposti a comprare la maggioranza di Aspi. La Cdp, poi, potrebbe acquistare le azioni al prezzo determinato da questa sorta di asta. Oppure lo spin off di Aspi a tutti gli azionisti di Atlantia, così il prezzo lo determinerà il mercato e solo dopo Cdp potrà lanciare la sua Opa sul quantitativo di azioni che desidera acquistare.
(…) Se non lo fa cosa rischia? TCI ha già presentato un ricorso formale alla Commissione europea. Ma il danno più grosso riguarda la credibilità internazionale dell'Italia: ''Gli investitori stranieri non metteranno più soldi''
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