Dario Salvatori per Dagospia
Accadde il 5 novembre del 1958. Lo scandalo del “Rugantino”, il locale di Trastevere dove si spogliò la ballerina turca Aichè Nanà. Si festeggiava il compleanno di Olghina di Robilant, ventiquattrenne di sangue blu, che proprio due sere prima si era tuffata nella Fontana di Trevi per una scommessa.
Il suo amico Guidarino Guidi, assistente di Federico Fellini, passando accanto a quell’acqua gelida esclamò che non sarebbe entrato là dentro nemmeno con una pistola puntata alla tempia. “Io lo farei per diecimila lire”, disse la giovane nobildonna.
Partì la scommessa, entrò in acqua tutta vestita e vinse le diecimila, che coprirono esattamente la multa elevata per “inquinamento di acque pubbliche”. Così ci si divertiva.
Olghina e Peter Howard Vanderbilt
Olghina usciva con il facoltosissimo Peter Howard Vanderbilt, estroso miliardario americano, gay e vanitoso, che voleva regalarle un compleanno indimenticabile. Ci riuscì. La Robilant supponeva che sarebbe andato da Bulgari per scegliere qualche regalo prezioso che lei avrebbe immediatamente depositato al Monte di Pietà.
Invece il Vanderbilt preferì donare un compleanno swing al “Rugantino”. Da quel momento la vita notturna romana non fu più la stessa. Guardando quelle foto storiche scattate nel basement del locale, riconosciamo Marcello Rosa, 85 anni, jazzista, trombonista, compositore, membro della Roman New Orleans Jazz Band e uno dei pochi sopravvissuti di quella serata.
Maestro Rosa, cosa ricorda di quella notte?
“Noi suonavano abitualmente al Rugantin- e quella sera ci dissero che ci sarebbe stata una festa privata, un compleanno. A quell’epoca il jazz piaceva alla Roma bene, alla nobiltà nera, alla Roma pariola.”
Però all’ingresso trovaste i fotografi e un pubblico di vip: Luca Ronconi, Corrado Pani, il marchese Carlo Durazzo, i principi Andrea Hercolani e Pier Francesco Borghese, Marina Cicogna, il pittore Tomas Conceptiòn...
“Si, però quando arrivò Anita Ekberg capimmo che la serata avrebbe preso un’altra strada.”
Però lei non si spogliò…
“No, però prese a ballare da sola a piedi nudi. Mentre suonavano mi si avvicinò una brunetta bonazza e mi disse in romanesco – ‘’Slacciame a guepiere e ‘a sottana, mo’ je faccio vedè io a quella’’- e si mise a ballare selvaggiamente. Era la ballerina turca Aichè Nanà.”
I clienti che cenavano al piano superiore scesero tutti, giusto?
“Si, io smisi di suonare perché avevo in mano la biancheria di Aichè. E quella fu la mia salvezza.”
Perché?
“Perché tutti i musicisti furono condannati a tre anni con la condizionale. La sentenza fu chiara. Con i loro strumenti eccitavano la turca. Lei era in pieno parossismo e urlava. “Datemi il tappeto di Allah!”, voleva dire datemi giacche e cappotti.”
Insomma lei la svangò?
“Non tanto, perché dopo qualche giorno i giornali americani pubblicarono quelle foto di Tazio Secchiaroli. Siccome due giorni prima era salito al soglio pontificio Giovanni XXIII i giornali americani titolarono – Orgia in Vaticano!- Mi chiamò mio zio dall’America chiedendomi se avessi cambiato mestiere. In una foto ero con la corsetteria di Aichè in una mano e con l’altra il trombone e sullo sfondo la cupola di San Pietro.”.
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Altre complicazioni?
“Il locale era di Mario Crisciotti, proveniente da una famiglia di ristoratori. Lui se la cavò con una multa di tremila lire e i sigilli all’ingresso per qualche giorno. Però i turisti facevano la fila e ordinavano “Fettuccine allo spogliarello-“.
Si incuriosì anche Federico Fellini…
“Si, stava scrivendo “La dolce vita”, era stato invitato ma non venne, mandò la Ekberg. Voleva dimostrare come si divertivano i ricchi, come trasgredivano. Ci chiamò, ci fece un provino, noi arrivammo con le divise, suonammo un blues e una ballad, credo che si annoiò moltissimo visto che di trasgressivo non avevamo proprio nulla. Infatti chiamò Adriano Celentano, che nel 1958 era sicuramente più trasgressivo di noi.”
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Però era ufficialmente iniziata la Dolce Vita.