LA BOCCA MENTE? LA PANZA NO - DIRE CHE GLI OBESI SONO BUGIARDI QUANDO PARLANO DI CIBO È UNA SEMPLIFICAZIONE - E' VERO CHE IL PAZIENTE SOVRAPPESO TENDE AD AVERE UNA PERCEZIONE DELLE QUANTITÀ SOTTOSTIMATA, MA NON PER QUESTO NASCONDE L'INTENZIONE DI MENTIRE – ATTENZIONE ALLE EMOZIONI: A VOLTE SI AVVERTE LA SENSAZIONE DI APPETITO, IN REALTÀ È SOLO PREOCCUPAZIONE…
Silvia Turin per "www.corriere.it"
Le persone obese mentono quando dicono di mangiare poco? La prima risposta che viene in mente è: “Sì”. Ma nel pensare questo non saremmo vittima di un preconcetto? La risposta viene da una ricerca, pubblicata su Obesity reviews, in cui si mostrava come, nella popolazione generale, ma anche tra gli stessi medici, serpeggiassero pregiudizi negativi sugli obesi: “Sono pigri, non si impegnano abbastanza nelle cure, non dicono la verità”.
Un velo di marmellata o mezzo vasetto?
Spiega Stefano Erzegovesi, responsabile del Centro per i disturbi alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano: «Dire che gli obesi sono bugiardi quando parlano di cibo è semplificare una realtà complessa. Ho avuto in cura un paziente del quale non riuscivo a spiegarmi gli insuccessi nel perdere peso perché diceva di seguire attentamente le prescrizioni. Mentre parlavamo della colazione mi disse di mangiare due fette biscottate con un velo di marmellata.
Mi venne un dubbio e gli chiesi quanto durasse il vasetto di marmellata. Risposta: “Quattro giorni”. Considerando che un vasetto contiene 250 grammi di marmellata, il signore ne consumava sei cucchiai al giorno. Il paziente obeso tende ad avere una percezione delle quantità sottostimata, senza che, per questo, ci sia necessariamente un intento menzognero.
In maniera speculare, le ragazze anoressiche percepiscono la quantità di cibo come enorme anche se si tratta di tre mezze penne in bianco, e possono vedersi ingrassate anche se il peso non è cambiato di un grammo»
Si sente «fame» quando in realtà si tratta di «preoccupazione»
E non c’è solo la percezione del corpo e del cibo distorta, — aggiunge Erzegovesi — l’idea di essere etichettato, nel caso degli obesi come un pigro che non ha voglia di fare nulla, nel caso delle ragazze anoressiche come di persone viziate o superficiali, spinge a tentare di nascondere la realtà o a rispondere cercando di soddisfare le aspettative dell’interlocutore.
Spesso mi dicono: “Ho mangiato esattamente quello che mi ha prescritto”, nel timore di deludermi. In questi casi è fondamentale evitare di attaccare il paziente e cercare di rassicurarlo sul fatto che la cura di un disturbo alimentare non è una questione prestazionale: non siamo a scuola e non diamo voti.
Bisogna invece far capire, a chi ci chiede aiuto, che la difficoltà a percepire e classificare le emozioni rende difficile capire ciò che avviene nella “pancia” dove si raccolgono sensazioni di fame o sazietà, ma anche di rabbia, noia, tristezza o solitudine. Sensazioni ed emozioni possono essere difficili da percepire o sono confuse tra loro (a tutti può capitare di sentire “fame” quando l’emozione reale è “preoccupazione”).
bonespiration account per disturbi alimentari
Una terapia psicologica può aiutare moltissimo a riconoscere le emozioni reali e, di conseguenza, ad applicare strategie alternative. Ad esempio: “Ci sono rimasto male, cerco di chiarirmi con mia moglie” e non: “Sento un buco allo stomaco, mangio quattro brioche”».
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